tag:blogger.com,1999:blog-39977044093670601782024-03-07T04:33:41.948+01:00claudio di manao blogstorie di mare e immersioni - ambiente marino- animali marini col passaporto
Unknownnoreply@blogger.comBlogger174125tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-71359113382782474932023-12-31T17:56:00.002+01:002023-12-31T17:56:59.711+01:00Cose belle del 2023<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-AYd6v3hFrsxatCGWTDmJEzQoujekHfdEgcX9an4nRs37GD1tbsUky0QA-8nrQK-QCDgJruxVZjXl5otvFIB_2QNdDygKcDaxH0n6TKu1UrYTqiRYzhVZtrtCTmu7Q3hYZsnUrUz3abIZGttKf8WwnrXThRe9104IN08eIVF20uUe-l_N7BW64FN9MINH/s1653/barbievsoppenheimer.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="529" data-original-width="1653" height="204" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-AYd6v3hFrsxatCGWTDmJEzQoujekHfdEgcX9an4nRs37GD1tbsUky0QA-8nrQK-QCDgJruxVZjXl5otvFIB_2QNdDygKcDaxH0n6TKu1UrYTqiRYzhVZtrtCTmu7Q3hYZsnUrUz3abIZGttKf8WwnrXThRe9104IN08eIVF20uUe-l_N7BW64FN9MINH/w640-h204/barbievsoppenheimer.png" width="640" /></a></div><br /><p></p><p>Come sempre a fine anno si fanno bilanci. In questo post vorrei ricordare le cose belle e positive, ché per il resto ci sono altri spazi. Eccole:</p><p><span style="font-size: medium;"><b>Cose viste</b></span></p><p><b>Lazarus</b></p>Andato in scena a New York sette mesi dopo la scomparsa dell'autore, Lazarus è considerato il testamento artistico di David Bowie. Scritto con il drammaturgo Enda Walsh, Lazarus è un'opera che qualcuno ha definito juke-box musica. Bowie stesso aveva scelto una definizione più precisa: teatro musicale. Lazarus è una esplorazione della mente, dell’identità e della coscienza di sé o forse semplicemente un viaggio nella poliedricità artistica di una delle rock star più feconde (e gentili) della storia della musica moderna. <br /><div><br />Lazarus è il dramma di un uomo che non può morire. <br />L'antitesi più schietta della vita, dal punto di vista biologico, non è la morte, bensì la non morte. Lazarus è un uomo prigioniero di ciò che fantastica, costretto alla reiterazione dei suoi ricordi, alla testimonianza continua del suo fantasticare situazioni che si sviluppano in modo parallelo e contraddittorio e senza controllo. Forse per contrastare il senso di perdita, costante dell'esperienza umana. Scritto da un Bowie davvero immortale.</div><div><br /></div><div>leggi tutto qui:<br /><p><a href="https://nonsoloshamandura.blogspot.com/2023/12/lazarus.html">https://nonsoloshamandura.blogspot.com/2023/12/lazarus.html</a></p><p><br /></p><b>Barbie - Oppenheimer</b><br /><br />Tra i film importanti visti quest'anno due, usciti in contemporanea, si sono contesi l'audience. In passato la scelta sarebbe stata giudicata come un suicidio. Si ritardavano i 'release' nelle sale di film da grosso budget proprio per evitare la concorrenza diretta. Barbie e Oppenheimer hanno dimostrato che quel concetto applicato al cinema, come tanti altri in economia, erano sbagliati. Ero ovviamente più propenso a vedere Oppenheimer, che ho visto come primo film. Ma anche Barbie mi sembrava intrigante. Se Oppenheimer faceva parte di quel retaggio proprio a chi ha vissuto la guerra fredda, Barbie e Ken erano pervasivi anche nella vita di tanti piccoli maschi. <br /><br />In questo post i due film a confronto con i punteggi, proprio come in una partita:</div><div><a href="https://nonsoloshamandura.blogspot.com/2023/12/barbie-vs-oppenheimer.html">https://nonsoloshamandura.blogspot.com/2023/12/barbie-vs-oppenheimer.html</a></div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Smugglers</b></div><div><br /></div><div>Pare che non verrà rilasciato in Italia, almeno in un prossimo futuro. Ma questo film sudcoreano è senz'altro il film più divertente visto quest'anno. almeno per me che sono un subacqueo. Ambientato negli anni '70 si ispira a una storia vera. alcune pescatrici di perle si ritrovano senza lavoro a causa dell'inquinamento del mare. Spinte dalla fame decidono di offrire i loro servizi ad una banda di contrabbandieri che affondano casse con sigarette ed altri beni sott'acqua. Spetta alle donne andarle a recuperare. Ma un carico d'oro mette tutto a soqquadro. La mafia sudcoreana... (ebbene, provate ad immaginare un mafioso sudcoreano vestito alla moda mafiosa sudcoreana anni '70 e già ridete)... e la polizia sono sulle tracce del carico mancante e finiscono tutte in prigione. Tra colpi di scena, doppi giochi, trappole, inganni fantasiosi, tra innumerevoli giravolte della trama, la guerra di sospetti mette tutte le bande contro tutte le bande. Il film si conclude con una battaglia splatter nei palazzi dei mafiosi alla Kill-Bill e un'altra sott'acqua degna del miglio Bond di Thunderball e di John Landis. Non ho cronometrato i tempi, ma suppongo che questo film abbia battuto il record delle scene girate sott'acqua. Scene esilaranti, surreali, come in un film più vicino a Guy Ritchie che a Tarantino. A presto una recensione completa. Sperando divenga disponibile almeno sulle piattaforme on demand. Un subacquee non dovrebbe assolutamente perderlo.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><b><span style="font-size: medium;">Libri</span></b></div><div><b><br /></b></div><div><b>Uno su tutti, <i>Il Passeggero</i> di Cormac McCarty. </b></div><div><br /></div><div>Dovendo decidere quale tra i tanti, pr motivi di spazio, come subacqueo non potevo non scegliere il passeggero, la storia molto oscura di un subacqueo professionista che durante un'operazione di salvataggio, un aereo precipitato alla foce del Mississippi, scopre qualcosa che non avrebbe dovuto scoprire. Parte come un thriller ma la sua filigrana è quella di un romanzo distopico, forse un'allegoria. Sempre alla Cormac McCarthy. Anche qui tantissime scene ambientate sott'acqua, tra aerei precipitati, rimorchiatori affondati da riportarein superficie, buio e correnti limacciose, impetuose. Estremamente realistiche. Ne trovate una recensione completa qui:</div><div><a href="https://claudiodimanao-libri.blogspot.com/2023/12/il-passeggero-cormac-mccarthy.html">https://claudiodimanao-libri.blogspot.com/2023/12/il-passeggero-cormac-mccarthy.html</a> </div><div><br /></div><div><br /></div><b><div><b><span style="font-size: medium;">Eventi</span></b></div><div><b><br /></b></div>Soundstainability – making future from listening</b><div><br /></div><div>In un incontro multidisciplinare su suono e ambiente, tra le altre iniziative, i ricercatori hanno esposto lavori di mappatura ambientale condotti semplicemente registrando ed analizzando dei suoni. I suoni, per chi sa leggerli, possono offrire una sorta di radiografia dell'ambiente. Possono dirci quanto è sano un reef o una foresta, o quanto è inquinato un ambiente urbano. Sovrapponendo l'analisi dei suoni ad altri campionamenti e alle statistiche sociali, otteniamo un’immagine ancora più accurata dell’ambiente che ci circonda. Partecipavano esperti del suono, biologi, ingegneri, matematici e musicisti. Un ciclo di conferenze, una più interessante dell'altra, tra concerti, percorsi sonori e installazioni, per sottolineare l'importanza di un approccio acustico e multisensoriale allo sviluppo sostenibile. Tra i percorsi sonori una postazione dalla quale si poteva ascoltare <a href="https://www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/domenica-in-scena/Cuore-di-Reef--1557215.html" target="_blank">Cuore di Reef, un mio originale radiofonico</a> che proprio in quei giorni competeva come finalista per il Prix Italia nella sezione sviluppo sostenibile. Potete ascoltarlo al link precedente.</div><div>Di più sull'evento:</div><div><a href="https://www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/voi-che-sapete/Soundstainability-ovvero-la-sostenibilit%C3%A0-del-suono--1898716.html">https://www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/voi-che-sapete/Soundstainability-ovvero-la-sostenibilit%C3%A0-del-suono--1898716.html</a> </div><div><br /></div><div><b>EUDI</b></div><div><br /></div><div>Lascio per ultimo l'evento che mi ha fatto più piacere di tutti, l'evento che mi ha concesso di rivedere i vecchi amici subacquei all'EUDI. Dopo anni di pandemia, finalmente un abbraccio. Ne ho scritto nel post precedente, ma per praticità incollo il link.</div><div><a href="https://claudiodimanaoblog.blogspot.com/2023/10/vi-voglio-bene-figli-di-una-shamandura.html">https://claudiodimanaoblog.blogspot.com/2023/10/vi-voglio-bene-figli-di-una-shamandura.html</a></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt7n-IGJ-YHOON8N3xQQufKmOGoBejFKW143bhY4pKolQXZWFtlGsRaSoh828ufv2NB6cIAuLONu1cE7oug2vR9aK6Hms3XMsqJsDhK8YVgUYO_3MR-Tld5zdg8XvFfNM59hsiokJ-1kbBLVwcUi6meE4y-sp8eCBYe_OGr-b1VrjqR4Z73C7Ch_CPUHyy/s1800/pirates1800.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1324" data-original-width="1800" height="294" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt7n-IGJ-YHOON8N3xQQufKmOGoBejFKW143bhY4pKolQXZWFtlGsRaSoh828ufv2NB6cIAuLONu1cE7oug2vR9aK6Hms3XMsqJsDhK8YVgUYO_3MR-Tld5zdg8XvFfNM59hsiokJ-1kbBLVwcUi6meE4y-sp8eCBYe_OGr-b1VrjqR4Z73C7Ch_CPUHyy/w400-h294/pirates1800.jpg" width="400" /></a></div><br /><div><br /></div><div><br /></div><div>Ecco, volevo finire quest'anno condividendo con voi alcune delle cose belle, con uno sguardo sul lato positivo dell'anno che sta per concludersi, con una retrospettiva piacevole. Ne abbiamo bisogno.</div><div>Arrivederci al 2024!</div><div><br /></div><div>claudio di manao</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><div><br /></div><div><br /></div><div> </div></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-43220336089233302652023-10-19T20:46:00.007+02:002023-12-12T23:32:49.529+01:00vi voglio bene, figli di una shamandura<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXQPxFgL2dPEz7bcVMSwazN-KlTpkRDv3EttFjLz6ZsPyATB_t1JfIAMof3U-JD58TwGgc9vVKINGZ96kP_nOzsiC5emffeyLVRxxI64Hy12ufXmDVA53hcZXs7FfGnI9OrWc1tVUwhcyjvKlW8fletVg2BWBvdsnuaO7uF03sErgcCwMUC-M8DYQ3uMGZ/s1800/pirates1800.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1324" data-original-width="1800" height="470" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXQPxFgL2dPEz7bcVMSwazN-KlTpkRDv3EttFjLz6ZsPyATB_t1JfIAMof3U-JD58TwGgc9vVKINGZ96kP_nOzsiC5emffeyLVRxxI64Hy12ufXmDVA53hcZXs7FfGnI9OrWc1tVUwhcyjvKlW8fletVg2BWBvdsnuaO7uF03sErgcCwMUC-M8DYQ3uMGZ/w640-h470/pirates1800.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p class="MsoNormal"><b>E poi ci incontreremo al Roxybar…</b></p>
<p class="MsoNormal">Meglio di no. La mia giornata bolognese inizia proprio al
Roxybar, sono ospite di una cara amica dei tempi di Sharm che abita a cento
metri da lì, ma uno staff scorbutico ci fa notare che non servono più al banco.
Neanche il caffè. Lei glie ne dice quattro, con quell'accento gentile, ma è il crollo di un
mito. Vaglielo a dire a Vasco quell’altro spericolato. Di miti che s'accasciano ne ho le tasche
piene. Reinventarsi, adattarsi… ti insegue come un karma. Tutto sommato positivo,
stimolante, ma a volte un po' faticoso. Rieccomi all’EUDI, come negli anni in cui le sue date invernali combaciavano con le mie ferie egiziane. Ottobre, chissà chi trovo dei Figli
di una Shamandura. Le didattiche, il DAN, la Marina Militare, ScubaPortal,
ci saranno sempre, sono istituzioni incrollabili. Auguro loro di rimanere tali. In quanto a me chissà cosa mi succederà dopo
la pandemia, la nevrosi da distanze sociali. Ho perso l’abitudine ai luoghi affollati o forse non ci ho mai
fatto davvero l’abitudine. Sarà peggio, mi dico, ma voglio andare, voglio osservarmi. Al massimo mi
sentirò un po’ rallentato e confuso, ma voi subacquei mi mancate di brutto. Qualcuno
di voi mi sta aspettando, ho appuntamenti. Io non mi aspetto sorprese. Se vuoi
le sorprese devi andare a cercarle dalle parti di Ras Mohammed.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOukW7d5Atg_y5C0Mh3DOKLDDrrB4UEWeITIFHm-waCXOUO4ARzGoz1IwtegvDcYyaaaqj4D6Ll4aQ-KQKrb6P9booPi4QirAwx8rEebpAC-jOiO1ZFcyaf9yAbNn3cXE0eQEXAbXYitO461etqkJiyvnDaYlo8RtnOUkPelnfsXoGnl00Mk_nmP8Uyi6-/s1800/red.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1800" height="568" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOukW7d5Atg_y5C0Mh3DOKLDDrrB4UEWeITIFHm-waCXOUO4ARzGoz1IwtegvDcYyaaaqj4D6Ll4aQ-KQKrb6P9booPi4QirAwx8rEebpAC-jOiO1ZFcyaf9yAbNn3cXE0eQEXAbXYitO461etqkJiyvnDaYlo8RtnOUkPelnfsXoGnl00Mk_nmP8Uyi6-/w640-h568/red.jpg" width="640" /></a></div><p class="MsoNormal"><br /></p>
<p class="MsoNormal"><b>Cosa sarà...</b><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Fa caldo. Vado dritto allo stand del DAN, che festeggia il suo 40° compleanno. La prima cosa che mi dicono
è che c’è un party con DJ set alle diciotto. La seconda è che c’è una
presentazione sui relitti in Albania. Ve lo sarete immaginato, voi vecchi
sharmesi disincantati che l’Albania sarebbe diventata una meta subacquea capace
di insidiare il prestigio del Thistlegorm e di Sha’ab Abu Nuhas? Se avete risposto
no siete sharmesi DOC, solo che m’è venuta voglia di immergermi in Albania. C’è
un relitto che fa proprio per me, quasi a pelo d’acqua. Al bar c’è una fila
pazzesca. Abbiamo quasi raggiunto la la cassa che ci arriva da lontano una risposta terrificante: la birra c’è ma
è calda. Io e due amici non abbiamo voglia di rimetterci in fila ad un altro bar, giriamo i
tacchi e usciamo dalle porte antincendio. Dallo zainetto escono fuori dei
tramezzini. Li abbiamo presi in caso d’emergenza, mi dicono, all’EUDI c’è
sempre fila. Uno è un informatico, l’altra è bancaria. Dovrebbero invece lavorare nelle assicurazioni. Appena fuori, una nota guida di Sharm ci
riconosce subito, s’accorge che stiamo mangiando dei tramezzini del
supermercato e comincia a sfottere. Non lo vediamo da chissà quanto. Sospetto che con
soggetti come noi dieci anni sono sempre ieri. Se ne va con una
birra in ognuna delle due tasche dei calzoncini.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBaEpVr9-RIhuT9rnPRBvrk1ToWedU1zxsyref2PEXqNbdP6qMPJdQb9-sT8HtfYjG0n635bUZhNvqQdZWcIkwg4GqjxFBMFCwiYu7QPz8HgDIYkCoosYMPvb9_hnkZU1ynxAAjl4cYHRZU_GxASAhyphenhyphenYFyBZRZzp1P4Mn5YmC1vl6SlY6tEnxX99jZSGVS/s3566/18%20thg.JPEG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2593" data-original-width="3566" height="466" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBaEpVr9-RIhuT9rnPRBvrk1ToWedU1zxsyref2PEXqNbdP6qMPJdQb9-sT8HtfYjG0n635bUZhNvqQdZWcIkwg4GqjxFBMFCwiYu7QPz8HgDIYkCoosYMPvb9_hnkZU1ynxAAjl4cYHRZU_GxASAhyphenhyphenYFyBZRZzp1P4Mn5YmC1vl6SlY6tEnxX99jZSGVS/w640-h466/18%20thg.JPEG" width="640" /></a></div><br /><p></p>
<p class="MsoNormal"><b>Futura.<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal">La lamentela generale non è per l’unico padiglione, una
versione striminzita rispetto alle edizioni precedenti, ma per le teste bianche
e grigie che dominano il paesaggio umano. È vero, noi siamo nati in tantissimi,
siamo stati il più grande surplus di bambini che le pance delle mamme e il
pianeta abbiano mai sopportato. Con le conseguenze che potete constatare, ma la sproporzione spaventa. Un
ricambio generazionale farebbe piacere a tutti, non solo all’INPS. La nuova
generazione di subacquei… se è una femmina si chiamerà Futura. Intanto noi ci sentiamo
un po’ gli ultimi dinosauri della subacquea prima dell’asteroide. Chissà se
vale per tante altre cose. Adattamento. Un amico subacqueo a cena mi parlerà di
golf, ma questo succede dopo. Adesso sono in giro ancora un po’ stordito per un padiglione che per me è già abbastanza affollato. Ecco che ad uno ad uno, ad una
ad una, spuntano pezzi di vita. Pezzi forti, irripetibili come lo erano gli
anni d’oro di Sharm. Ci riconosciamo immediatamente, anche da lontano. Non siamo
cambiati. Ho una mezza idea del perché, ma questa ve la spiego dopo. Intanto
gli occhi brillano e i cuori battono forte, lo senti negli abbracci. Spariamo battute
per trattenere le lacrime. Due parole, non di più, per renderci conto che siamo
rimasti uguali a noi stessi. Due parole per capire che nessuno è veramente tornato
al posto di partenza. Percepisco negli occhi e nelle frasi frammenti di vita
vissuta in più continenti. Si ride tanto. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Ognuno col suo viaggio ognuno <u>se stesso,</u></i></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i><u>nessuno</u> in fondo
perso per i fatti suoi… </i><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9d-blpgEtZpORoSjnFaDywhCgMkOBJNboeX1dYqh_tCSEcnwgbysOTLjHQcwcMmjvyFAnRssRqRVmQ1JLjw_S4sSSV2OkP2tMSrXTX1TB9wHVK5iFZjURplg_V5Etgfu3a8TdCL-hplF9VcQCMEal_4YJuldtd61a8af4HcCbbxYK-cQSM16wIsuOafSO/s775/PVDP9982.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="711" data-original-width="775" height="588" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9d-blpgEtZpORoSjnFaDywhCgMkOBJNboeX1dYqh_tCSEcnwgbysOTLjHQcwcMmjvyFAnRssRqRVmQ1JLjw_S4sSSV2OkP2tMSrXTX1TB9wHVK5iFZjURplg_V5Etgfu3a8TdCL-hplF9VcQCMEal_4YJuldtd61a8af4HcCbbxYK-cQSM16wIsuOafSO/w640-h588/PVDP9982.JPG" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div>
<p class="MsoNormal"><b>We'll be singing <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal">Scopro che fine ha fatto il bancone del Pirate’s bar, quello
con le targhette con i nomi del <a href="https://alertdiver.eu/it_IT/articoli/il-club-dei-100-tra-mito-e-realta/" target="_blank">Club dei 100</a>. Vale una investigazione
approfondita e forse un viaggio. Ho una lattina di Stella in frigo, sicuramente
scaduta, che aspetta un’occasione del genere. Intanto allo stand del DAN
scoppia il putiferio. Birra, prosecco, dj-set. Mentre l’ambiente s’affolla e si
scalda a me ed una nota guida di Ustica ficcano una parrucca sulla testa. Ci
guardiamo, annuiamo. Sì, hanno proprio cavato dal mazzo i due soggetti cui
infilare una parrucca in testa. Arriva il colpo di grazia: <i>Tubthumping</i>, Chumbawamba.
Iniziamo a ballare scatenati.<o:p></o:p></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>I get knocked down<o:p></o:p></i></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;"><i>But I get up again<o:p></o:p></i></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;"><i>You're never going to keep me down</i><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal">A parte il fatto che mi piace un casino, prendo <i>Tubthumping</i>
come un piccolo omaggio a Thomas Canyon, il protagonista di <a href="https://iosonoilmare.blogspot.com/p/gli-oceani-sono-al-collasso-e-ormai-non.html" target="_blank">Io Sono Il Mare</a>,
che lancia proprio questo brano dopo essere stato allontanato dalla comunità
subacquea per aver offerto immersioni introduttive gratis per tutti. Chissà se lo
era davvero.</p><p class="MsoNormal"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkegz3uuN7ho_88mweqcR-lI038567xSjjvMwpDZmo1BC9sXCNGq_upEQsym26okFkHzrZM9JXfybkWm-JeERKIzztGcaExB-V0_keq3Y1QIbh8b5MzrS_Q7HyDPY4e5bCisP02YXTkh-u1pjR_rlJrnMU2XFK4TPUE9lWgGmkXxzQsFxV1p64Zh7uzDxO/s1280/IMG_5353.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="960" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkegz3uuN7ho_88mweqcR-lI038567xSjjvMwpDZmo1BC9sXCNGq_upEQsym26okFkHzrZM9JXfybkWm-JeERKIzztGcaExB-V0_keq3Y1QIbh8b5MzrS_Q7HyDPY4e5bCisP02YXTkh-u1pjR_rlJrnMU2XFK4TPUE9lWgGmkXxzQsFxV1p64Zh7uzDxO/w480-h640/IMG_5353.JPG" width="480" /></a></div><p class="MsoNormal"><br /></p>
<p class="MsoNormal"><b>Nuvolari.<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal">È già tutto finito, sono già in treno. Alta velocità. Fa un caldo pazzesco,
come nei miei romanzi giovanili, distopici. Rifiutati dalle case editrici. Meglio
così. Chissà cosa sarebbe stata la mia vita se me li avessero pubblicati. Sarei
diventato istruttore subacqueo? Sarei mai approdato a Sharm el Sheikh, dove vi ho
incontrati? La risposta è un no categorico. Il rifiuto delle case editrici mi aveva portato ad una riflessione: c’è un solo romanzo che vale la pena di scrivere, quello della tua vita, un romanzo che tu per primo hai voglia di leggere. Trasferisco
sul cellulare e nella mia mente i tasselli di un mosaico che sembrava esploso,
ma che in qualche modo potevo ancora scorgere nella sua interezza. Lo teneva
insieme una sottile trama di affetto, di bellezza condivisa. Andrea, era il grande assente. Quanto ci
mancherai, Andrea! </p><p class="MsoNormal">Perché ci siamo riconosciuti subito? Perché ci sembriamo uguali
a ieri? Qualcuno direbbe: luce interiore. Io mi rivolgo alla meno poetica
scienza. Abbiamo tutti viaggiato nello spazio e nel tempo alla stessa velocità.
E nella stessa direzione. Avete scritto tutti il vostro romanzo, e continuate a
scriverlo, ma soprattutto, per un certo percorso, siete finiti nel mio.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Vi voglio bene, vecchi amici sharmesi…</i></p>
<p class="MsoNormal">(tutto il pippone di cui sopra era per dirvi proprio questo)<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Grazie.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal">Claudio di Manao<o:p></o:p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><a href="https://alertdiver.eu/it_IT/articoli/il-club-dei-100-tra-mito-e-realta/">https://alertdiver.eu/it_IT/articoli/il-club-dei-100-tra-mito-e-realta/</a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><a href="https://www.claudiodimanao.com/io-sono-il-mare/">https://www.claudiodimanao.com/io-sono-il-mare/</a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-12883333438977149232023-09-15T18:13:00.001+02:002023-09-15T18:13:32.178+02:00Orche che odiano le barche<p style="text-align: center;"><iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/NcLzjlzKZX0?si=zMYSLawwVSB2FXA8&start=21" title="YouTube video player" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen></iframe></p><p><b>Sicuramente ne avete sentito parlare:</b></p><p><span style="font-family: georgia;"><span style="background-color: white; font-size: 12pt;">tra la Galizia, il Portogallo e le Canarie una piccola popolazione di orche da un paio di anni prende di mira le barche a vela, causando danni e addirittura affondamenti. Da gennaio, però, gli attacchi si sono intensificati. Un filmato diffuso dalla BBC mostra delle orche adulte istruire i piccoli nella pratica di questo</span><span style="background-color: white; font-size: 12pt;"> </span><em style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 12pt;">sport</em><span style="background-color: white; font-size: 12pt;">. Non è chiaro cosa le spinga ad attaccare le barche. Di certo viene subito in mente, almeno a chi l’ha letto,</span><span style="background-color: white; font-size: 12pt;"> </span><a href="https://claudiodimanao-libri.blogspot.com/2018/02/il-quinto-giorno-frank-schatzing.html" style="box-sizing: border-box; font-size: 12pt; text-decoration-line: none; touch-action: manipulation;"><em style="box-sizing: border-box;"><span style="box-sizing: border-box;"><u style="box-sizing: border-box;">Il Quinto Giorno</u></span></em></a><span style="background-color: white; font-size: 12pt;">, romanzo scientifico-profetico di Frank Schätzing, in cui la vita marina si ribella all’invasore umano. Il mondo scientifico frena il melodramma...</span></span></p><p><span style="background-color: white; font-size: 12pt;"><span style="font-family: georgia;">Continua a leggere l'articolo di Claudio di Manao su <a href="https://www.imperialecowatch.com/2023/09/09/quello-strano-vizio-delle-orche-iberiche/" target="_blank">ImperialEcoWatch</a></span></span></p><p><span style="background-color: white; color: #696868; font-family: georgia, palatino, serif; font-size: 12pt;"><br /></span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #696868; font-family: -apple-system, BlinkMacSystemFont, "Segoe UI", Roboto, Oxygen-Sans, Ubuntu, Cantarell, "Helvetica Neue", sans-serif; font-size: 14px; line-height: 24px; margin-bottom: 1.3em; margin-top: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-family: georgia, palatino, serif; font-size: 12pt;"><br style="box-sizing: border-box;" /></span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-80023998077635513602023-06-28T23:16:00.040+02:002023-07-10T20:19:16.189+02:00Pinneggiando sull’Adda<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPSBaAascJIZhaNeF02bf5RF2c0bNxUUdVzuqJp_2sgF3gmS9wywiwdqU7VxwFRLRZBDKCDQW8qrF1e0JN92nwliBtjLkfbKm0PGWrrLopFQuYuzgw2Bxh3eRrAK8oWHrLIi3GnNaV-qJcDqb_5F4axTLMP7Y1EicelbyN2pK-dYOk8OIShnqD-Hyb2HyF/s1366/adda1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="756" data-original-width="1366" height="354" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPSBaAascJIZhaNeF02bf5RF2c0bNxUUdVzuqJp_2sgF3gmS9wywiwdqU7VxwFRLRZBDKCDQW8qrF1e0JN92nwliBtjLkfbKm0PGWrrLopFQuYuzgw2Bxh3eRrAK8oWHrLIi3GnNaV-qJcDqb_5F4axTLMP7Y1EicelbyN2pK-dYOk8OIShnqD-Hyb2HyF/w640-h354/adda1.jpg" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><p></p><p class="MsoNormal"></p><p class="MsoNormal"><b>Pinneggiando sull’Adda <o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal">Ho conosciuto i ragazzi del Bergamo Diving Center nel 2019
durante un evento DAN. Si parlava di viaggi e di sicurezza nei viaggi subacquei
e proseguimmo in pizzeria. Mi trovai circondato da ragazze e ragazzi – anche di
una certa età - vivacissimi, entusiasti e rumorosi. Era da tanto che non ridevo
così. Fu attrazione fatale. Mi invitarono per la Pinnata che si sarebbe
dovuta svolgere a giugno dell’anno successivo ma scoppiò il Covid. </p><p class="MsoNormal">Un giorno mi
arriva una e-mail di Riccardo: Vieni?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal"><b>La magia dell’acqua che scorre.<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal">Se c’è una cosa che m’è sempre piaciuta un casino, tra le attività
acquatiche, è discendere fiumi. Non in una normale barca ma in canoa, in
gommone. Nelle camere d’aria dei camion. Su zattere di bambù. Qui lo scrivo poi
lanciatemi le sedie: preferisco immergermi nei fiumi più che nei laghi. Stavolta
mi offrono di discendere un fiume con muta e pinne, una novità. Non è un invito
al torrentismo. Quello, l’ammetto, mi manca ma abbiate pazienza, arriverà. La Pinnata
sull’Adda è invece una cosa molto tranquilla. In quel tratto il fiume, e già da
un bel pezzo, scorre placido. Quasi addomesticato.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Alle otto e mezza siamo alla Canottieri di Trezzo sull’Adda,
una base fluviale ben posizionata e concepita. In una sacca muta, pinne,
maschera e snorkel. Gli ultimi due pezzi d’attrezzatura si riveleranno
perfettamente inutili. Riempiamo autodichiarazioni sul nostro stato di salute. Scopriamo
di essere coperti da un’assicurazione. Marco, istruttore del Bergamo Diving
Center, ci fa salire su un minibus. Abbiamo già zippato le mute e Marco e gli
altri istruttori indossano anche elmetti speleo e salvagenti da soccorritori. Percorriamo
una strada sterrata che risale il fiume. I mezzi fanno avanti e indietro per
trasportare uomini, donne e attrezzature. Per la gioia dei ciclisti e dei
pescatori in gara. Ci sono parecchie donne, più del fatidico 30%, così a
occhio. Superiamo una spiaggetta alla nostra destra dove stanno alando un
gommone. Non è un gommone qualsiasi, la sezione centrale della prua può
abbassarsi, come il portellone di un ferry, per facilitare un soccorso. Sarebbe
il massimo, un gommone così, per le immersioni. Chissà quanto costa. Durante il
tragitto Marco mi racconta tutto quello che mi può raccontare: quanti siamo (74)
quanti erano nell’edizione precedente ed il record assoluto negli anni passati:
171. Procediamo sullo sterrato tra frasche, passanti, pescatori e ciclisti che
ci guardano. Non-gioiosi. È una domenica italiana molto assolata e sono tutti
in giro, a piedi in bici e con le canne da pesca. Siamo arrivati allo start e
già mi manca il fiato. La Centrale Esterle di Porto d’Adda è monumentale.
Quando siamo tutti radunati scendiamo da un passo di servizio, ci caliamo da
una scala in tubi innocenti, indossiamo le pinne su un comodo gradino che
sembra fatto apposta per quello, e…<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal"><b>Splash. Partono tutti come razzi.<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><i>“Il percorso può essere
affrontato in maniera ludica, con lo scopo di trascorrere una giornata in
allegria e soprattutto in un ambiente incontaminato e di straordinaria
bellezza, o in maniera agonistica.”<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal">Avrei dovuto capirlo dai costumi hi-tech delle nuotatrici. I
nuotatori pro maschi sono tutti a petto nudo. Provo a inseguire il gruppo con
maschera e snorkel, ma poi mi stufo. La visibilità è quello che è e lo
spettacolo è sopra e tutto intorno, non sotto. Marco è dietro di noi, chiude la
fila. Dopo pochi minuti, ho i primi crampi. Marco mi strizza l’occhio e mi fa: Io
ho preso i sali. Non so quanti anni abbia ma, come me, sembra non ne abbia più
trenta da un po’. Ecco che anche la mia buddy, ha i crampi. Me lo comunica con
una certa sorpresa: E io che avevo preso il Polase! Siamo due subacquei (tedesch)
i arrugginiti, quel tipo di subacqueo che in favore di corrente aggiusta il GAV
e non pinneggia mai. Siamo qui per goderci lo spettacolo, dice Marco per farci
coraggio. Non sta mentendo. Anatre che ti volano accanto a pelo d’acqua. Libellule
azzurre che forse ti scambiano per una portaerei fluviale. Folaghe. Svassi. Cigni.
Tantissimi nidi e piccoli di ogni specie, è stagione. Il bosco che incombe sul
fiume nasconde le case sulle alture. Ammiro il gioco tortuoso delle radici
emerse. Pinneggio sul dorso, preferibilmente a rana, sotto un cielo
incredibilmente azzurro. So che la mia faccia brucerà. Marco non è lì solo per me
e la buddy e le distanze tra noi tre e quelli più avanti si stanno tristemente allungando.
Se non spingiamo Marco perderà il controllo del resto del gruppo ma dice che
non dobbiamo preoccuparci perché c’è un gommone che fa su e giù lungo la fila
di pinneggiatori. Da bordo gommone ci mandano spesso segnali: sospettano,
giustamente, qualche difficoltà. In realtà l’unico vero rischio per la nostra salute
è quello di affogare per quanto ridiamo. Le storie che si raccontano i
subacquei sono più esplosive delle peggiori barzellette. Per fortuna quelli che
ci precedono si stancano presto. Ancora libellule, folaghe, anatre. Aironi. Il
paesaggio ai nostri lati, con le foglie degli alberi che luccicano al vento, scorre
cambiando prospettiva. Solo l’ambulanza mantiene il nostro passo, guatandoci dalla
strada sterrata. E il fiume, come qualsiasi altra massa fluida in movimento,
non scorre mai omogeneo. Lo sanno bene quelli che frequentano l’acqua e l’aria.
Piccoli gorghi, secche. Sul lato esterno della curva la corrente scorre più
veloce. Quando il fiume si allarga, il flusso rallenta. Madre Natura funziona spesso
al contrario delle tangenziali. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.blogger.com/video.g?token=AD6v5dwUlKw0ckeLqVebilL9bsjHJ2GQgRwkt2FUAhm1aR351jEyj4bU_2j8r_ZklpQ7uEClzCqpk_UJqGMSBz_Ctw' class='b-hbp-video b-uploaded' frameborder='0'></iframe></div><br /><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><o:p><br /></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><b>Le cose sacre.<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal">Verso l’arrivo ci fanno cenno di spostarci sulla riva
destra. Poco oltre ci sono le chiuse. Gli organizzatori preferirebbero non vedere
pinneggiatori aggrappati alle griglie come gatti su una rete da pollaio. Per
evitarlo hanno fatto in modo che tutti confluissero per tempo sulla sponda
giusta. La corrente, a guardare bene quel punto, non sembra forte, ma non si sa
mai. La sicurezza, per noi subacquei, è sacra. L’acqua non era fredda, ma 5,5
km e più di un’ora di fiume, 90 minuti per noi pigri e ‘crampati’, affamano. I
volontari del buffet-griglia e al bar scodellano, arrostiscono e spillano birra.
C’è anche un menu vegetariano. So che la cucina è l’altra cosa sacra, dopo la
sicurezza, tra i subacquei italiani. Viene prima del lago e del Mar Rosso. Pronuncio
una parola pericolosa: carbonara. Lo so che non si fa, perché qualcuno prima o
poi dirà ‘panna’ e l’effetto è sempre esplosivo. Al binomio fatidico le facce
si fanno serie. Gli inglesi ci definiscono i critici gastronomici più spietati.
È comprensibile, soprattutto dal loro punto di vista. Abbandono perfidamente la
discussione per parlare un po’ con Giuseppe Zappa (Beppe) presidente e
fondatore del Bergamo Diving Center. Mi interessa sapere com’è nata l’idea
della Pinnata sull’Adda una delle manifestazioni, lasciatemelo dire, più belle
cui ho partecipato.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal"><b>Per gioco e poi sul serio.<o:p></o:p></b></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><i>“Eravamo un gruppo di amici, 5
o 6… al massimo una decina, e d’estate finito il lavoro per scherzare andavamo
a nuotare sull’Adda, non c’erano divieti, allora.”<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal">Il Bergamo Diving Center trasformerà una mezza goliardata tra
amici in un evento che vedrà ben trenta edizioni. Beppe mi racconta che l’associazione
nasce nel 1986 dalla scissione da un antico club FIPS (si chiamava così all’epoca
la FIPSAS-CMAS) per un percorso verso la PADI. L’associazione, non a scopo di
lucro, ha lo spirito di un Thomas Canyon, uno dei miei personaggi che ho più a
cuore. Thomas, come gli istruttori del Bergamo Diving Center, vuole portare
sott’acqua il maggior numero di persone perché solo così si può creare un
legame profondo con il mare. E con l’ambiente acquatico in generale. In un anno
arrivano nei corsi fino 120 allievi. Il marketing? Il passaparola, mi dice
Beppe.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><i>“Ci siamo ridimensionati, 120 allievi
erano troppi per noi che preferiamo una ratio di 2 allievi per ogni
istruttore-divemaster come puoi vedere non andiamo solo sott’acqua.“<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal">Scopro che organizzano, oltre ai viaggi in Mar Rosso tra
Egitto ed Arabia Saudita, anche canyoning e un’altra cosa che m’è piaciuta
assai: il giro delle cantine dell’Amarone in Valpolicella. Tra tutte, l’organizzazione
della Pinnata è la vera sfida. Lo è dal punto di vista burocratico e organizzativo.
Si svolge in un’area protetta dove inoltre vige il divieto di balneazione per
motivi di sicurezza. Le imponenti misure impiegate, gommone, ambulanze, soccorritori,
vengono prese per ottenere la deroga a quel divieto. Quell’ora e più di vera
beatitudine nel fiume è frutto di protocolli e di pianificazioni accurate, di
un coordinamento preciso. Non è attenzione maniacale, è voglia di serenità. Non
so voi che mi leggete, ma in acqua io preferisco ridere, divertirmi, contemplare
la natura. Tutto ciò che potrebbe generare stress o rovinarti la giornata va
neutralizzato prima che bussi alla porta. La pinneggiata sull’Adda, almeno per
me, malgrado qualche crampo, è stata una sorta di sessione yoga. Ma una sessione
poco ortodossa. Ogni tanto, l’ammetto, più che al Nirvana pensavo ad un’altra
cosa, altrettanto sacra ai subacquei di tutto il mondo. La birra. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Salute, Bergamo Diving Center!<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">e a presto.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">claudio di manao<o:p></o:p></p><a href="http://www.bergamodivingcenter.com/">http://www.bergamodivingcenter.com/</a><p></p><p class="MsoNormal"><a href="http://www.bergamodivingcenter.com/index.php/pinnata">http://www.bergamodivingcenter.com/index.php/pinnata</a></p><p class="MsoNormal"><a href="https://claudiodimanaoblog.blogspot.com/2019/12/evento-dan-al-bergamo-diving-center.html">https://claudiodimanaoblog.blogspot.com/2019/12/evento-dan-al-bergamo-diving-center.html</a></p><p class="MsoNormal"><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-18424324593332205022023-06-08T14:17:00.001+02:002023-06-08T14:17:16.453+02:00Subacquei arrugginiti affrontano l'estate.<br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGxRCky7W4AB8DrnX9ApHZCOAFjM5U7dC15THyHwcpHgMZPSzh7gLpGh_9W9FEN11qqP4_nd90a8O2In9nq0fAWhPWRkoJhT5OuwC9CU-lP5cXBA0QLCnRn23ObRv0Uzeb5KOrDS2iUIaPJGupQN7G__NiN9xw62ThkJgrns9QWdqrH-diqj0X7e9pFg/s2013/subacquei%20arruginiti%20claudio%20di%20manao.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1084" data-original-width="2013" height="344" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGxRCky7W4AB8DrnX9ApHZCOAFjM5U7dC15THyHwcpHgMZPSzh7gLpGh_9W9FEN11qqP4_nd90a8O2In9nq0fAWhPWRkoJhT5OuwC9CU-lP5cXBA0QLCnRn23ObRv0Uzeb5KOrDS2iUIaPJGupQN7G__NiN9xw62ThkJgrns9QWdqrH-diqj0X7e9pFg/w640-h344/subacquei%20arruginiti%20claudio%20di%20manao.jpg" width="640" /></a><br /><br /><h3 style="text-align: left;"><span style="font-size: medium;">L'astinenza d'azoto raggiunge il picco massimo in questa stagione. Con il caldo e le belle giornate viene proprio voglia di tornare sott'acqua.</span></h3><div><br /></div><div>Scopriamo che la muta si è misteriosamente ritirata durante l'inverno e che probabilmente la batteria del computer si è scaricata. Le sorprese, ad ogni inizio estate, non finiscono mai.</div><div>Soprattutto: siamo sicuri di poter affrontare la nuova stagione subacquea in sicurezza? </div><div>Per questo vi ripropongo un post di successo pubblicato anni fa e che sembra ancora verde:</div><div><br /></div><div><a href="https://claudiodimanaoblog.blogspot.com/2018/06/subacquei-pigri-10-regole-per.html">claudio di manao blog./2018/06/subacquei-arrugginiti</a></div><div><br /></div><div> <br /><div>e poi un articolo, sempre spiritoso sullo stesso argomento ma con un piglio <b>più scientifico ed inevitabilmente più accurato</b>, visto il magazine che lo pubblica. Alert Diver resta il punto di riferimento più affidabile per la comunità subacquea planetaria. <b>Se avete dubbi andate dritti a questo link:</b></div></div><div><br /></div><div><a href="https://alertdiver.eu/it_IT/articoli/ripendere-in-sicurezza-decalogo-per-subacquei-arrugginiti">https://alertdiver.eu/it_IT/articoli/ripendere-in-sicurezza-decalogo-per-subacquei-arrugginiti</a></div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>Da non perdere: il QUIZ!</b></div><div><br /></div><div>Ecco un QUIZ di verifica su quanto siete preparati a tornare in acqua dopo un lungo periodo di astinenza da azoto.</div><div><br /></div><div><a href="https://alertdiver.eu/it_IT/quizzes/subacquei-arrugginiti-il-quiz">https://alertdiver.eu/it_IT/quizzes/subacquei-arrugginiti-il-quiz</a></div><div><br /></div><div><br /></div><div>Buone bolle!</div><div><br /></div><div>Claudio Di Manao</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-69259141506116721512023-06-04T00:30:00.005+02:002023-06-04T19:01:17.844+02:00il più grande fotografo subacqueo dopo il pleistocene<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlJLsG0PAcd3ZDiS5TcJZMJS_Uk6Ts20oOVspU8_N2a90bO2HOvA2N-7brgLOg150T6rpqGKUegqpDEiEy6Mif9MjSwJH36qzU_gmDbEH9BQpcKxdAhg0khgukZIeWPDk0VqbGMRDJ3R0-sBMHZjs0CTUD2zwsgI7-wKJa6lDhaEBfIDIiWEpm-UClOw/s2569/jap2.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2569" data-original-width="1865" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlJLsG0PAcd3ZDiS5TcJZMJS_Uk6Ts20oOVspU8_N2a90bO2HOvA2N-7brgLOg150T6rpqGKUegqpDEiEy6Mif9MjSwJH36qzU_gmDbEH9BQpcKxdAhg0khgukZIeWPDk0VqbGMRDJ3R0-sBMHZjs0CTUD2zwsgI7-wKJa6lDhaEBfIDIiWEpm-UClOw/w464-h640/jap2.png" width="464" /></a></div><br /><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 18.6667px;">Sui fotografi </span><span style="font-size: 18.6667px;">subacquei</span><span style="font-size: 18.6667px;"> ho scritto molto. </span><span style="font-size: 18.6667px;">A volte facendo arrabbiare qualcuno. Quelle che sono state spesso percepite come critiche non erano altro che risultati di osservazioni sul campo. Pubblico l'indagine antropologica con le dovute scuse ad una specie che ci ha dato veramente tanto - senza ironia - e che fatica a competere con i cambiamenti. Per esempio: i diritti d'autore.</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 18.6667px;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;">Le
origini.<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;">30.000 anni
fa l’essere umano non conosceva la fotografia, ma sentiva già il bisogno irrefrenabile
di catturare il mondo che lo circondava. Per poi stenderlo sulla rupe del
salotto buono. Se le rocce fossero state meno difficili da scalfire o colorare
avrebbe riempito ogni parete disponibile con i suoi ricordi di viaggio, di
caccia, con spiedini di mammuth serviti su letti di uva passa e prugne secche
e, inevitabilmente, i soliti ammazzamenti e tanta, tanta pornografia. Non erano
diversi da noi. Erano noi senza l’iPhone. Ventimila anni più tardi, grazie ai
social, abbiamo riempito il web delle stesse cose, risparmiando le rupi.
L’essere umano è un fotografo compulsivo. Steve Jobs lo sapeva bene e mise in
commercio un telefono che conteneva una trappola mortale: la migliore
fotocamera da tasca. Poi arrivò la GoPro, e fu il finimondo. Soprattutto
sott’acqua.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;">L’adattamento
all’ambiente acquatico.<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;">Le immagini
subacquee, si sa, stregano a morte. Il mondo tridimensionale, come quello dello
spazio, lasciano a bocca aperta anche il più insensibile dei discendenti dei
pittori rupestri. Se non provi niente davanti ad una bella immagine subacquea
discendi da una forma aliena. Il salto evolutivo lo compiono Hans Hass a
Jacques Cousteau, un salto che in 007 Thunderball, girato per il 40%
sott’acqua, chiude il cerchio con i nostri istinti rupestri. Stai esagerando.
No, non sto esagerando, tu guarda la scena madre e cosa trovi? Omini che
nuotano, sagomine che si infilzano con le fiocine, che si accoltellano. Come ai
vecchi tempi. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;">Una nuova
specie.<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;">Nasce quindi
una nuova specie di fotografo, una sorta di umano-drone che vola nelle tre
dimensioni. Ci riesce così bene e si sente così a suo agio che comincia ad
identificarsi con il soggetto. Il fotografo (o videografo subacqueo) non è più
l’occhio, non è più il punto di vista, è il soggetto stesso. Nel ripetere il gesto
rupestre sott’acqua il fotografo subacqueo si trasfigura e come i mitici
serpenti che si divorano a vicenda partendo dalle code, per fondersi in una
unità dinamica. Salvo incazzarsi se poi il soggetto non fa quello che vorrebbe
il fotografo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;">La misura del
fotografo subacqueo è la sofferenza. Combatte con costi spropositati per le
attrezzature, con obsolescenze che arrivano più veloci delle multe arretrate. Sa
che ogni oggetto elettronico portato sott’acqua sviluppa la maledetta tendenza
ad allagarsi. I suoi tentativi di impedire questo spiacevolissimo evento impegnano
importanti risorse e producono stress. Opera in un ambiente che non è mai caldo
abbastanza per chi si ostina a tempi di permanenza mostruosi, spesso
nell’immobilità assoluta. I suoi viaggi non sono duri e seminati di trappole d
d’intoppi; le compagnie aeree puniscono le attrezzature con pesanti franchigie
e riservano alle batterie per le torce la stessa accoglienza che riserverebbero
ad un seguace dell’Isis. Infine, il processo di fusione, quel legame profondo con
il soggetto tende spesso rompersi. Può prelevare un tritone e trasportarlo in
una zona infestata da corone di spine, attendendo la scena dell’attacco al
diabolico echinoderma per usarla in una campagna di salvaguardia del tritone
stesso, ma il gasteropode può decidere di saltare la cena, contro i suoi
interessi. E quelli del reef.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><b><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;">Grazie
per tutto il pesce.<o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;">Dovevo
questo piccolo contributo ai fotografi subacquei, bistrattati nei miei libri e
in alcuni articoli per i comportamenti di pochi. Lo dovevo almeno agli
appartenenti alla suddetta specie che ci hanno riso su. La fotografia è un
mestiere da cacciatori stoici, pazienti e, di questi tempi, da gente che ricava immagini ben fatte, documenti di valore
scientifico. Dall’immensa rupe del web le belle immagini si rubano e si
replicano, tutti postano di tutto e il mestiere non viene più riconosciuto come
un tempo. Oggi siamo tutti fotografi, come siamo tutti scrittori. Siamo il bias
danzante dell’universo. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;"><o:p>Questo articolo è reperibile anche su <a href="https://www.scubazone.it/mag/scubazone-n-66/" target="_blank">ScubaZone N°66.</a></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;"><o:p><br /></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;"><o:p>Ma non finisce qui...</o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;"><o:p><br /></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-47498522291549038752023-05-05T23:05:00.002+02:002023-05-05T23:05:28.999+02:00il rapporto delle nazioni unite sul clima, anatre e rigagnoli<h3 style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjSGcKPzIvzIqauY6CJHICK9ycUpl2VLJNjjHn8t9_b5IZE1Cz9XLeIznkt6M6IdvycvFt90VTA1Z1xBWKDxrVGakXXQbwJL8jZqITv2s5uN-gb6Z2DuxUplN2168xsg-zDA5e4z9Ju8VHbWNVF5j6ggpfHLRpl4fJZZ9rCXDg5hlUuG4zq8vBlS-U1vg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img data-original-height="449" data-original-width="1223" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjSGcKPzIvzIqauY6CJHICK9ycUpl2VLJNjjHn8t9_b5IZE1Cz9XLeIznkt6M6IdvycvFt90VTA1Z1xBWKDxrVGakXXQbwJL8jZqITv2s5uN-gb6Z2DuxUplN2168xsg-zDA5e4z9Ju8VHbWNVF5j6ggpfHLRpl4fJZZ9rCXDg5hlUuG4zq8vBlS-U1vg=w640-h234" width="640" /></a></div><br /></h3><h3 style="text-align: left;">La battaglia per il clima non è ancora una guerra persa.</h3><p>La mia battaglia contro il clima si limita all'osservanza di poche regole piacevoli e salutari, come il preferire la bicicletta, il treno, il bus ed un paio di scarpe comode a tutti gli altri mezzi di trasporto quando è possibile, ma lo scrivere è uno degli strumenti migliori che mi sono capitati tra le mani. Ed è proprio lo scrivere che mi ha portato su una spiaggetta poco frequentata in riva al lago. Ho appena stampato il rapporto dell'IPCC e voglio leggerlo. Con calma. All'aria aperta. Ho con me una matita, un taccuino, un evidenziatore ed un telefono per fare ricerche sul web. Scopro con sollievo che il telefono non mi servirà. Il rapporto è di una chiarezza apollinea, redatto in modo limpido, comprensibile e proseguo senza inciampo. So che a poco meno della distanza che mi separa da Lisbona sta infuriando una guerra atroce. Cerco di non pensarci, anche se sono convinto che quella guerra non sarebbe mai scoppiata se non fossimo stati così dipendenti dai fossili. Cerco di non pensare al fatto che tutta la storia moderna, almeno da WWII in poi, è una storia di spacciatori (di fossili) e di tossicodipendenti (la nostra società moderna) e che invece di cogliere l'occasione per smettere ci siamo rivolti a spacciatori più amichevoli. </p><p>No, non voglio pensarci. </p><p>Voglio concentrarmi e capire se la nostra civiltà ha qualche speranza. l dati sono allarmanti. Lo sapevamo già da tempo, tanto tempo, che un giorno saremmo arrivati qui. Quel giorno è oggi. Intanto mi godo la calura innaturale di un clima storpiato. </p><p><br /></p><p><b>La resa dei conti con il pianeta è qui, adesso. </b></p><p>Inutile incazzarsi ancora, il fegato è stanco. Cosa possiamo fare? Ammesso che ci sia ancora qualcosa da fare. I tremila e passa ricercatori internazionali dell'IPCC non sono dei barricaderi, sono scienziati al nostro servizio. Il loro compito è fornirci dati e <strike>indicazioni</strike> vie d'uscita. Il sistema sta già collassando e chi prima negava adesso cambia versione e dichiara che ogni tentativo sarà inutile. Conosciamo. Non è più possibile negare il cambiamento, neanche tra gli elettori dell'Arkansas. Voglio sapere se abbiamo speranze. In ballo c'è la civiltà umana, che non finirà con un botto, ma con un lamento. Sì, siamo le teste impagliate di Eliot. Leggo che le rinnovabili a livello globale sono diventate smisuratamente competitive e che gli investimenti dei governi sono massicci e in una quantità che non ha precedenti nella storia umana. Stiamo per estinguerci, non come specie ma come civiltà, ma tutto è ancora <a href="https://claudiodimanao-libri.blogspot.com/2023/05/frank-schatzing-nelle-nostre-mani.html" target="_blank"><b>nelle nostre mani, </b>come nel titolo dell'ultimo libro di Frank Schätzing.</a></p><p>Grafici, statistiche, indagini, valutazioni. Alzo gli occhi e mi trovo circondato. Una mezza dozzina di anatre, germani reali, sta ispezionando i miei calzini, le mie scarpe, la camicia sull'erba. Chiudo il fascicolo e guardo il cielo limpido, é ancora giorno. </p><p>Sì, siamo tutti nel rigagnolo ma alcuni di noi guardan le stelle.</p><p><br /></p><p>Se avete voglia di leggere il mio riassunto del rapporto IPCC lo trovate su ImperialEcoWatch a questo link</p><p><a href="https://www.imperialecowatch.com/2023/05/02/ipcc-report-guida-planetaria-contro-il-collasso-della-civilta-umana/">https://www.imperialecowatch.com/2023/05/02/ipcc-report-guida-planetaria-contro-il-collasso-della-civilta-umana/</a></p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-74816526739040785332023-04-15T22:04:00.003+02:002023-04-17T22:07:57.965+02:00corsari barbareschi - una serie<p> </p><h3 style="text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiJbydY7OPWL5kVs2YdwBnoPfp_d5BKP56W2G6ocmOC2nIrYX_1VGN0gk6lG85Fi5un7t-TPJFRD1Gi8asX7xVmOa2TKUtOrUo_rT14hPGWmwibpJApPJozTVks87W6GTA-KqxCGxXgrDqIa6IEYDrqlpTulwi_689L3g6MjBYuiwZOUvl10Vi0ZnFopg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img data-original-height="494" data-original-width="900" height="352" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiJbydY7OPWL5kVs2YdwBnoPfp_d5BKP56W2G6ocmOC2nIrYX_1VGN0gk6lG85Fi5un7t-TPJFRD1Gi8asX7xVmOa2TKUtOrUo_rT14hPGWmwibpJApPJozTVks87W6GTA-KqxCGxXgrDqIa6IEYDrqlpTulwi_689L3g6MjBYuiwZOUvl10Vi0ZnFopg=w640-h352" width="640" /></a></div><br />Su <a href="https://www.imperialecowatch.com/" target="_blank">ImperialEcoWatch</a>, per la rubrica Dimmi del Mare, una
serie di miei articoli su un passato del Mediterraneo ancora presente nella memoria
storica e nella fisionomia delle sue coste.</h3>
<p class="MsoNormal">Dalle isole greche alla Spagna torri e fortificazioni segnano
con muri di pietra un passato di insicurezza e di terrore. Incursioni, razzie e
rapimenti erano all’ordine del giorno e nessuna delle popolazioni costiere
poteva sentirsi al sicuro. Fioriva il mercato degli schiavi, nel mondo islamico
come in quello cristiano e le vie commerciali marittime erano quantomai insicure.
Dopo il rinascimento l’Europa assume le tinte e le luci di
un Caravaggio o di un Rubens. Il mare luminoso è il territorio di caccia di avventurieri
coraggiosi ma senza scrupoli. I corsari barbareschi, nella loro guerra ibrida
contro le potenze europee nemiche osano l’inosabile. Si arricchiscono e
diventano eroi, ammiragli, e una donna regina. Quelli che sopravvivono. Non sono
tutti turchi o algerini, i corsari. Tra loro ci sono bosniaci, croati, spagnoli, inglesi
e olandesi. Alcuni er scelta altri costretti. Sono soprattutto gli olandesi, i volontari, che vedono negli ottomani un’opportunità per
indebolire la Spagna. Gli olandesi condividono con i francesi e gli ottomani un
nemico secolare: la Spagna.</p>
<p class="MsoNormal">Nei limiti di un quadro composto da quattro articoli ho
cercato di trovare delle storie da raccontare quasi come un resoconto di
viaggio, un viaggio nei luoghi e nel tempo. Un viaggio che per me era iniziato
tanti anni fa guardando una torre che sovrastava la spiaggia. Mio padre aveva
una storia da raccontare per ogni manufatto antico. Erano storie facili, che si
adattavano alla sensibilità e alla comprensione di un bambino. Nella storia di quella
certa torre entravano per la prima volta in scena i turchi e i saraceni. Piano
piano le storie e il mare si popolarono di spagnoli, di Cavalieri di Malta, dei
Barbarossa e dei cognomi austeri di potenti famiglie che costruivano rocche. Si
popolarono di scontri navali, di ammiragli, di capitani. E di teste mozzate.
Ora che mi è stata offerta l’opportunità di sbirciare di nuovo attraverso la
serratura della Storia, ho provato a raccontarvi qualcosa io, come si farebbe
con un adulto, sperando di evocare lo stesso fascino che fece galoppare la mia
fantasia davanti ad una torre che sapeva di scoglio e di paura. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ringrazio Vittoria Amati, editrice di ImperialEcoWatch, per
avermi suggerito di riprendere quel viaggio, partendo stavolta da un’altra
costa. Quella a sud del Mediterraneo. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><a href="https://www.imperialecowatch.com/2023/02/10/i-corsari-della-costa-barbaresca-i-parte/">https://www.imperialecowatch.com/2023/02/10/i-corsari-della-costa-barbaresca-i-parte/</a></p><p class="MsoNormal"><a href="https://www.imperialecowatch.com/2023/02/28/corsari-barbareschi-ii-parte-sayyda-la-signora-dei-mari-alleata-del-barbarossa/">https://www.imperialecowatch.com/2023/02/28/corsari-barbareschi-ii-parte-sayyda-la-signora-dei-mari-alleata-del-barbarossa/</a></p><p class="MsoNormal"><a href="https://www.imperialecowatch.com/2023/03/26/corsari-barbareschi-iii-parte-giannizzeri-e-rinnegati-la-formula-del-successo-ottomano/">https://www.imperialecowatch.com/2023/03/26/corsari-barbareschi-iii-parte-giannizzeri-e-rinnegati-la-formula-del-successo-ottomano/</a></p><p class="MsoNormal"><a href="https://www.imperialecowatch.com/2023/04/11/corsari-barbareschi-iv-parte-trecento-anni-di-incertezze-dopo-lepanto/">https://www.imperialecowatch.com/2023/04/11/corsari-barbareschi-iv-parte-trecento-anni-di-incertezze-dopo-lepanto/</a></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-26540575838809894452023-02-12T18:48:00.001+01:002023-02-12T18:48:15.936+01:00Cuore di Reef - un'immersione da ascoltare<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWvlGZEoSu2MS1pbHI8IjNxYAZeOs7byGw9uzWU3SKv7SjwnZ6pbhRejVOP__2i6JTe0Sw0hJROu-H9yxThuPJfG1UQPdxtjOmX9CBmsQi1fcQSOCFt8CRxNVAo9pTR1seM8rrZ3JO7NYOMlbT7Ag4BkkSAp6k4UsuY0NFXKoo3hBJeS3cfYG5iURWVg/s1307/claudio%20di%20manao%20cuore%20dei%20reef.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="603" data-original-width="1307" height="296" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWvlGZEoSu2MS1pbHI8IjNxYAZeOs7byGw9uzWU3SKv7SjwnZ6pbhRejVOP__2i6JTe0Sw0hJROu-H9yxThuPJfG1UQPdxtjOmX9CBmsQi1fcQSOCFt8CRxNVAo9pTR1seM8rrZ3JO7NYOMlbT7Ag4BkkSAp6k4UsuY0NFXKoo3hBJeS3cfYG5iURWVg/w640-h296/claudio%20di%20manao%20cuore%20dei%20reef.png" width="640" /></a></div><p><br /></p><p>Carissimi tutti, </p><p>Rieccomi con un nuovo lavoro, un lavoro diverso dai precedenti. Diverso per il medium, radiofonico, e per i temi affrontati. Dopo una manciata di libri pubblicati ed uno sostanzioso numero di articoli per <a href="https://alertdiver.eu/it_IT" target="_blank">AlertDiver</a>, <a href="https://www.scubazone.it/mag/" target="_blank">ScubaZone</a>, <a href="https://www.imperialecowatch.com/" target="_blank">ImperialEcoWatch </a>ed altri, la fiction subacquea torna nuovamente nelle mie corde. Torna con una sorta di conto in sospeso che mi girava in testa da anni. Qui sotto due estratti della mia nota d'autore, inserita nella presentazione:</p><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"><p>"C’era però ancora un aspetto che volevo esplorare, quello di una dimensione dove ci si sente senza peso e dove il male del mondo di superficie arriva attenuato. Una dimensione dove elaboriamo solo i pensieri più intimi. Volevo esplorare quei pensieri e descriverli. Volevo sviscerare tutte le declinazioni del blu, una delle quali è l’inconscio, la fabbrica dei sogni. E il triste destino delle barriere coralline, una meraviglia che stiamo perdendo. Volevo cantare la relazione tra un subacqueo ed un reef che gli è più familiare dell’appartamento in cui abita."</p><p>"Da subacqueo posso dire che non ho mai ascoltato, dal punto di vista sonoro, niente di più simile all’esperienza dell’immersione."</p></blockquote><p>Potete ascoltare a questo link la mia ultima fatica radiofonica. </p><p><a href="https://www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/domenica-in-scena/Cuore-di-Reef-15921604.html">https://www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/domenica-in-scena/Cuore-di-Reef-15921604.html</a></p><p>buon ascolto a tutti</p><p>claudio di manao</p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-84101133630465006962023-01-14T12:01:00.000+01:002023-01-14T12:01:12.158+01:00La più grande migrazione sul pianeta<p> </p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisNboPD7WzjUGRlrF5GRgKQdIS8dupe3h83S5I4W_eI1VW7stFSM-x-y45f-bT1mQmqLs_YZju01p-esibmfy713y86uaB_Bo_SQnaZ6P-VaajbgSMhMcEkEyYbEHAWVn4DFqjQLV2hM6xGiqsgSis2WD3sEnWNHpvXzZWmRgsDs53dczEFUzY4G52_Q/s1320/1320px-Phytoplankton_-_the_foundation_of_the_oceanic_food_chain.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1320" height="524" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisNboPD7WzjUGRlrF5GRgKQdIS8dupe3h83S5I4W_eI1VW7stFSM-x-y45f-bT1mQmqLs_YZju01p-esibmfy713y86uaB_Bo_SQnaZ6P-VaajbgSMhMcEkEyYbEHAWVn4DFqjQLV2hM6xGiqsgSis2WD3sEnWNHpvXzZWmRgsDs53dczEFUzY4G52_Q/w640-h524/1320px-Phytoplankton_-_the_foundation_of_the_oceanic_food_chain.jpg" width="640" /></a></div><br /><span style="background-color: white; color: #696868; font-family: georgia, palatino, serif; font-size: 16px;"><br /></span><p></p><p><span style="background-color: white; color: #696868; font-family: georgia, palatino, serif; font-size: 16px;">Tra il giorno e la notte, in mare, migliaia di miliardi di esserini, molti dei quali non più grandi di un millimetro, percorrono fino a novecento metri verticalmente con una cadenza imposta dalla luce solare. Se tutti quegli individui fossero esseri luminosi, un osservatore dallo spazio vedrebbe gli oceani pulsare mentre il pianeta sta ruotando. Il fenomeno era noto già dal 1945, quando i sonar delle navi militari iniziarono a registrare quello che sembrava un improbabile innalzamento e abbassamento del fondale marino nelle ventiquattro ore. </span></p><p><span style="background-color: white; color: #696868; font-family: georgia, palatino, serif; font-size: 16px;">Continua a leggere su <a href="https://www.imperialecowatch.com/2023/01/05/la-piu-grande-migrazione-sul-pianeta/" target="_blank">ImperialEcoWatch</a></span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-67187247217124516802022-12-23T22:01:00.005+01:002023-02-12T18:51:58.409+01:00L'inno sumero alla dea della birra<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilR4wBHCk3oKpXWcuDUt6ZXJ1SZpHk-lj5ycOJ2BalxfMxiu5ZvyimiiZ8IVphx89ZXnuknAjLGPl3fEa0o68rSJnn6WjtkoxxxNJu81arNO6PbTAGmM6smcH1vYBem-hQybbD11WKCF2QzfsfbMN6UpP9NrxL67obxpfryKku3zg44yl24OBeLZTIYA/s759/egyptian-beer-49471-1.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="506" data-original-width="759" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilR4wBHCk3oKpXWcuDUt6ZXJ1SZpHk-lj5ycOJ2BalxfMxiu5ZvyimiiZ8IVphx89ZXnuknAjLGPl3fEa0o68rSJnn6WjtkoxxxNJu81arNO6PbTAGmM6smcH1vYBem-hQybbD11WKCF2QzfsfbMN6UpP9NrxL67obxpfryKku3zg44yl24OBeLZTIYA/w640-h426/egyptian-beer-49471-1.png" width="640" /></a></div><p>Come qualcuno avrà già sospettato, ho un legame importante con
la birra. Nei miei racconti e romanzi, soprattutto quelli ambientati tra i
subacquei di Sharm el Sheikh, la birra ha dignità di personaggio. E tutti i personaggi si ritrovano intorno ad una birra. Questa strana abitudine nasce da un giusto adattamento climatico: con 45°C all’ombra
una birra gelata è preferibile anche a un Sassicaia. Inoltre, come già sapevano i sumeri,
fino agli egiziani moderni, a certe latitudini la birra è più sana dell’acqua
del rubinetto. Nei video che giravamo durante le nostre zingarate nel deserto, nei
momenti cruciali inquadravamo lo sponsor: una lattina di Stella. La sua
versione imbottigliata appare in almeno un paio di edizioni di Figli di una
Shamandura. Malgrado i miei sforzi la El Gouna Beverage Company, proprietaria
del marchio, non ha mai versato un centesimo.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZ2ReRo2rS3k609NWfdIrADcRE1HqYSlzndrMHuGHVJ9WHx-6l5YaDxAAfSiAQgTvb9XuXhgu5xmulmccdpvpXtnvL_Ba929Zbl9mnm2uz7VVaWU_-87w7_4Tpu_5uAK-aQk7VNc3j9bax0Iqp0ieAAk9qL6UcQYl5-psX4qeWtr4TVWOZH9-AP1kjeQ/s2000/FDS-COVERweb.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2000" data-original-width="1416" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZ2ReRo2rS3k609NWfdIrADcRE1HqYSlzndrMHuGHVJ9WHx-6l5YaDxAAfSiAQgTvb9XuXhgu5xmulmccdpvpXtnvL_Ba929Zbl9mnm2uz7VVaWU_-87w7_4Tpu_5uAK-aQk7VNc3j9bax0Iqp0ieAAk9qL6UcQYl5-psX4qeWtr4TVWOZH9-AP1kjeQ/w454-h640/FDS-COVERweb.png" width="454" /></a></div><br /><p class="MsoNormal"><br /></p>
<p class="MsoNormal">Non la sto facendo lunga, vi ho già risparmiato il giorno
del mio primo incontro con la birra, e tante altre cose che solo le persone che
si ritengono importanti raccontano compulsivamente agli altri pretendendo di
essere ascoltate. Voglio solo condividere con voi un tragitto che passa
attraverso punti e personaggi fondamentali per il viaggio stesso. Uno di questi
è Tom Robbins. Il più pericoloso degli scrittori viventi secondo Fernanda Pivano.
In <i>B come birra</i>, proprio di Tom Robbins, una ragazzina si ubriaca (di birra) e
sta male. Sappiamo che solo gli adolescenti di età anagrafica, per inesperienza,
e quelli che lo sono di cervello riescono in questo intento: la birra è molto meno
insidiosa di tante altre bevande. In soccorso alla ragazzina vomitante arriva la fatina della birra che oltre
a darle dei consigli le racconta la storia della birra, nel realismo
magico scanzonato che Tom Robbins usa come grimaldello per farci smettere di vedere il mondo in un certo modo. Trovate la mia recensione
<a href="https://claudiodimanao-libri.blogspot.com/2016/07/b-come-birra-tom-robbins.html" target="_blank">QUI</a>, se vi va di leggerla. Torniamo al succo, pochi giorni fa un esule subacqueo Sharmese mi segnala l'inno alla dea della birra. </p><p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/vjTrrU6d6fA" title="YouTube video player" width="560"></iframe></p><p class="MsoNormal">Non la sto facendo lunga, abbiate pazienza: stiamo
per esplorare a volo d'uccello 6000 anni di storia e alcune abitudini dei sumeri, quelli che inventarono la scrittura
cuneiforme seimila anni fa. Probabilmente grazie alla birra. Secondo un
ricercatore, un certo Stephen Bertman, professore all’Università di Windsor,
gli antichi non coltivarono l’orzo per farci il pane, ma per farci la birra.
Come seguace della bevanda e prediletto dalle sue fatine, mi trovo perfettamente d’accordo.
Pane e pasta sono una sorta di danno collaterale. La birra è decisamente il più
utile frutto di quei carboidrati che hanno fatto di noi sapiens (sapiens?) dei dipendenti
dagli zuccheri, degli umorali intrattabili che iniziarono a recintare i campi.
Con tutte le conseguenze nei secoli.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><p class="MsoNormal" style="text-align: left;">"La birra divenne presto la bevanda preferita
dell'antica Mesopotamia" sostiene Bertman, “anche se l'arte della birra
si diffuse presto in tutta la regione, iniziò nel piccolo
villaggio di Godin Tepe e, quasi certamente, fu iniziata e coltivata dalle
donne.”</p></blockquote><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E voi che pensavate che la birra fosse roba da maschi che stappano lattine e la bevono così, senza curarsi di versarla in un bicchiere. Secondo i cunei dei sumeri la birra che producevano 6000
anni fa era simile allo champagne. Ci mettevano datteri e forse miele per aromatizzarla
o stimolare il grado alcolico. Come uomo moderno sono contento dei luppoli. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">È il momento di incollare, in questo post, il testo dell’inno
a Ninkasi, dea della birra. Si tratta probabilmente della trascrizione
(assolutamente cuneiforme) di una tradizione orale risalente a mille anni prima.
Alcuni autori attendibili sostengono che l’Odissea abbia seguito un simile percorso
e che Omero non sia mai esistito. Nell’inno alla birra non c’è la drammaticità
di Omero, o del collettivo che si ritrovò nel tempo sotto il nome di Omero. Il
dramma va di pari passo col vino, la birra è decisamente più leggera. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal">Salute. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Cheers. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Prosit.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Skål.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><b>Inno a Ninkasi.<o:p></o:p></b></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><b><br /></b></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Tu sei colei che maneggia l’impasto con una grande pala,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Mescolando in un pozzo il bappir con dolci aromi,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Ninkasi, tu sei colei che maneggia l'impasto con una grande
pala,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Mescolando in una fossa, il bappir con datteri,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Tu sei colei che cuoce il bappir nel grande forno,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Mette in ordine i mucchi di grano decorticato,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Ninkasi, sei tu che cuoci il bappir nel grande forno,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Metti in ordine i mucchi di grano decorticato,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Tu sei colei che annaffia il malto steso a terra,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>I nobili cani tengono lontani anche i potenti,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Ninkasi, tu sei colei che annaffia il malto steso a terra,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>I nobili cani tengono lontani anche i potenti,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Le onde si alzano, le onde cadono.<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Ninkasi, tu sei quella che inzuppa il malto nella vasca,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Le onde si levano, le onde s’abbassano.<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Sei tu che spargi l’impasto cotto su grandi stuoie di canne,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Il freddo vince,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Ninkasi, sei tu che spargi l’impasto cotto su grandi stuoie
di canne,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Il freddo vince,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Tu sei colei che tiene con entrambe le mani il grande dolce malto,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Preparandolo con miele e vino<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Ninkasi, tu il dolce malto al vaso<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>La vasca filtra con un suono piacevole,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>La birra arriva nel grande tino.<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Ninkasi, la vasca filtra con suono piacevole,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>La birra arriva nel grande tino.</i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Quando la birra irrompe nel tino,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>È l'assalto del Tigri e dell'Eufrate.<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>Ninkasi, sei tu che versi la birra filtrata nel tino,<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i>È l'assalto del Tigri e dell'Eufrate.</i><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><i><br /></i></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><a href="https://www.worldhistory.org/article/222/the-hymn-to-ninkasi-goddess-of-beer/" target="_blank">https://www.worldhistory.org/article/222/the-hymn-to-ninkasi-goddess-of-beer/ </a></p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;"><a href="https://claudiodimanao-libri.blogspot.com/2016/07/b-come-birra-tom-robbins.html">https://claudiodimanao-libri.blogspot.com/2016/07/b-come-birra-tom-robbins.html</a></p><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-48945736250715146012022-10-15T20:00:00.002+02:002022-10-15T20:10:43.377+02:0020 SFUMATURE DI BLU – incontro con l’autore.<p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg9QgLYPyITdkXAnMvX7yF6OF-oFBmhT_6WS1ZSINkKgXMyGlAih8cOO0oEue51pqxvjnJ1RkxoQ-iDaxPYDgOmO_vYX49eFUCtek7mB4H7J4ahRazo77tgR_Q8TnfFnZOflqG2-ECT8wUj6jr55H-wl5XO9ZpD94KeHA4l69wzHOQ2oKVCVtCJeep1zQ" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img data-original-height="1240" data-original-width="2752" height="288" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg9QgLYPyITdkXAnMvX7yF6OF-oFBmhT_6WS1ZSINkKgXMyGlAih8cOO0oEue51pqxvjnJ1RkxoQ-iDaxPYDgOmO_vYX49eFUCtek7mB4H7J4ahRazo77tgR_Q8TnfFnZOflqG2-ECT8wUj6jr55H-wl5XO9ZpD94KeHA4l69wzHOQ2oKVCVtCJeep1zQ=w640-h288" width="640" /></a></div><br /><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 16pt; line-height: 107%;"><span style="font-family: georgia;">20 sfumature
di blu, venti racconti dedicati a venti immersioni nell’AMP di Portofino, è un
libro destinato a circolare nell’ambiente subacqueo, e bene. Ne ho già scritto
una recensione, la trovate <a href="https://claudiodimanao-libri.blogspot.com/2022/10/20-sfumature-di-blu-stefano-sibona.html" target="_blank">QUI</a>, un’altra la trovate su <a href="https://www.scubazone.it/mag/scubazone-n-63/" target="_blank">ScubaZone n° 63</a>, ma dato
che le cose belle generano una legittima curiosità, sull’autore, sulle
dinamiche che le hanno favorite, ho pensato di contattare Stefano Sibona e
porgli alcune domande.<br /></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><b>Ciao
Stefano,</b> per prima cosa vorrei dirti che il tuo libro, lo suggerisci già dalle
prime pagine, è un gesto d’amore per una delle destinazioni subacquee più
amate e frequentate d’Italia. Avresti potuto scrivere un manuale commentato,
fatto di schede e di aneddoti, invece hai preferito (e con ottimi risultati ) mettere insieme dei racconti fluidi ben riusciti. Dal punto di vista
tecnico, da scrittore a scrittore, quanto è stato difficile?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;">"Sono una persona poco didattica; ascolto, leggo e imparo ma
poi tendo a fare a modo mio. Un po’ anarchico e un po’ sperimentatore. Ad
esempio, mi piace cucinare, leggo le ricette nei vari blog ma poi preparo a
modo mio, senza seguire passo passo i procedimenti consigliati. I risultati?
Beh, dovremmo chiederli ai miei commensali… Ecco perché non credo di poter mai
scrivere un manuale o una guida, non è nelle mie corde. Anche perché, se io
fossi il lettore non ascolterei i consigli del mio stesso manuale e farei di
testa mia come facevo spesso durante e immersioni. Ascoltavo i briefing e poi
andavo dove il mare mi suggeriva di andare. Tornando a bomba, a me piace
raccontare episodi e soprattutto emozioni, anche mettendomi in gioco e, magari,
prendendomi un po’ in giro. E le mille volte che mi sono perso sott’acqua lo
testimoniano. Molti dei racconti che ho pubblicato nel libro giacevano, da
tempo immemore. Come dico io “marcivano nel desktop del mio PC". Li ho
ripresi e ho cercato di dargli forma e sequenza. È stato impegnativo, ho
passato diverse nottate a scrivere, cancellare e riscrivere. Ma è stato un bel
periodo, lo ricordo con piacere."<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><span style="mso-spacerun: yes;"><br /></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><b>Si percepisce
chiaramente anche un amore per la Liguria,</b> regione ricca di storia, e di storie,
dove peraltro hai scelto di abitare. Com’è viverci per un piemontese? Conoscerai
anche tu la famosa parodia di Andrea Di Marco, che si conclude con ‘Milano
suca’’…<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;">"Certo che la conosco! Sai, da queste parti il lombardo, il
piemontese o chiunque altro arrivi qui per fare una vacanza un po’ dà fastidio.
Invade quegli spazi che sono già stretti di loro e porta con sé quella frenesia
tipica di chi è abituato a ritmi più veloci. Qui li chiamano “foresti” e dietro
questo soprannome si cela quell' “odio affettuoso” che i liguri riservano ai
turisti. La "torta di riso è finita” è un’altra di quelle frasi
sarcastiche che riassume la dote riconosciuta al genovese: la sua spiccata ospitalità.
Dopo lo stereotipo del “braccino corto” la mancanza di quel savoir faire utile
ad accogliere le migliaia di turisti che ogni anno visita la nostra regione
sembra essere diventata la peculiarità di ogni ligure, tra luoghi comuni e
ironia. E anche io, sebbene mi sia stabilito qui da un po', rimango comunque un
“foresto”. E, in qualità di “foresto”, considero il turismo una fonte di
ricchezza indispensabile per questa regione. Ma i liguri sono anche molto auto
ironici e questa parodia, come molte altre che puoi trovare sul web, secondo me
non fa altro che enfatizzare in maniera simpatica quegli atteggiamenti
scontrosi e di chiusura tipici del loro carattere. E poi, vivendo qui, anche io
sono diventato un po’ ligure, lo confesso… e ti garantisco che andare al mare
ora (inizio ottobre) senza tutto quel casino estivo è un gran piacere."<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><br /></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><b>Com’è
abitarci d’inverno? Chiedo per un amico.</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;">"Devo confessarti che per molto tempo ho sognato di provare a
passare l’inverno in un luogo ameno sul mare. Ci pensavo già quando avevo il
diving center a Pantelleria e immaginavo quel senso di pace e di tranquillità
che avrei potuto provare nel lungo inverno sull’isola. Poi, trasferendomi qui
ho provato davvero quella sensazione. Il primo inverno l’ho sofferto, forse
anche a causa della pioggia che quell’anno durò più a lungo del solito. Per me,
che arrivavo da una grande città, è stato impegnativo misurarmi con una realtà
più a misura d’uomo ma, inevitabilmente, con molte meno opportunità di svago,
in particolare d’inverno. Ricordo quell’umidità che ti pervade, le scarpe
sempre bagnate dalla pioggia e le strade, i bar e i negozi frequentati dalle
stesse facce. Ho avuto però la fortuna, e forse anche un po’ la bravura, di
inserirmi in fretta in questo contesto, creando molti legami di amicizia
importanti. A riprova che i liguri non sono poi così inospitali. Oggi adoro
questi posti, sia quando c’è turismo sia quando tutto è più ovattato.
Decisamente, non tornerei indietro! E poi, io vado sott’acqua anche d’inverno,
perché qui, quando c’è il sole, le temperature sono davvero miti."<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><b>Hai dipinto
parecchi personaggi.</b> Ricorre spesso il Subcomandante Decibel, nel quale mi sono
riconosciuto in parte, nell’epoca dei briefing urlati nel vento sulla rotta per
il Thistlegorm… tu invece mi sembri una persona pacata. Non alzi mai la voce?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;">"Qui entro un po’ nella mia sfera personale e privata, ma lo
faccio volentieri. Io arrivo da una famiglia autoritaria. Sia mio Papà che mia
Mamma, anche se con modi e maniere diversi, hanno cercato in tutti i modi di
influire sulle mie scelte. Ho faticato molto per riuscire ad impormi, a portare
avanti le mie decisioni e fare nella vita ciò che realmente desideravo. E ci
sono riuscito! Probabilmente, per un riflesso incondizionato, ho sviluppato un
carattere più accomodante. Il Subcomandante Decibel è un tipo decisamente
autoritario e, ad un certo punto, ho sofferto questo suo atteggiamento anche
arrivando allo scontro. Proprio come capitava con i miei genitori. Qualche
psicologo qui potrebbe scriverci qualcosa. Nulla capita per caso e il mio primo
istruttore subacqueo somiglia davvero a mio padre. A molti anni di distanza mio
Papà mi confessa di essere molto orgoglioso di me, per quello che ho fatto
nella vita e per quella voglia un po’ ribelle di fare sempre a modo mio. Il
Subcomandante Decibel quando sono andato a presentare il libro nel suo club
(che era anche il mio) si è commosso, raccontando ai suoi allievi il rapporto
difficile che abbiamo avuto causato dal fatto che io non lo assecondavo. Ma si
capiva che anche lui era orgoglioso di me! Ecco, ora grazie a questa intervista
ho scoperto che il Subcomandante e mio padre si somigliano. Dal canto mio alzo
la voce raramente ma ti garantisco che quando mi arrabbio faccio paura anche a
me stesso. Fortunatamente capita di rado..."<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><b>Cos’è
davvero il mare per te?</b> Immagina di chiudere gli occhi in una situazione di
deprivazione sensoriale e di pensare al mare…<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;">"Quando, qualche anno fa, ragionai sul modello comunicativo da
adottare per il mio nascituro blog scrissi di getto questa frase “sospeso, in
silenzio nel blu”, che diventò una sorta di pay off per UnderwaterTales. Credo
che lì dentro ci sia racchiuso ciò realmente che provo sott’acqua. La
sensazione di sentirsi sospeso all’interno del mare per me è come entrare in una
bolla, che mi isola da tutto il resto, come se mi trovassi in una sorta di
sottovuoto. Non è una ricerca di solitudine, quando ho voglia di stare da solo
riesco a farlo anche sulla terraferma. È piuttosto un modo di racchiudermi in
me stesso, consegnandomi totalmente all’elemento acqua. Che mi avvolge e mi
sostiene, in sospensione. In un mondo fatto di silenzio e colorato di blu,
proprio come le venti sfumature del mio libro."<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><b>Andrea
Ghisotti, ne parli nel tuo libro,</b> quanto manca, nel panorama subacqueo e umano,
una persona come lui?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;">"Purtroppo non ho mai conosciuto Andrea. Mentre scrivevo il
libro ho contatto Betti, sua moglie, per farmi raccontare un po’ di lui. Lei è
una persona incredibilmente disponibile, siamo stati al telefono per più di
un’ora e mi ha spedito il libro di Andrea, che ho divorato in due giorni. Sono
rimasto sbalordito da tutte le sue esperienze ma soprattutto da quella passione
devastante che lo ha portato a diventare quello che è stato! Quell’entusiasmo
del bambino che scopre delle cose meravigliose con l’umiltà di raccontarle e di
spiegarle. Oggi nella subacquea c’è un po’ una gara a chi “ce l’ha più lungo” e
questo causa una dispersione immane di energie e di risorse. In questo modo
perdiamo di vista il vero e unico motivo per cui si va sott’acqua: la passione.
E, di conseguenza, perdiamo l’opportunità di spiegarlo anche a chi sott’acqua
ancora non ci è andato. L’ultimo capitolo del libro è dedicato alla storia
della frenetica subacquea portofinese. Mi spingo ad alcune considerazioni e
cerco di comprendere quali possano essere le cause della forte crisi del nostro
settore. Ecco, una delle cause è che mancano purtroppo delle figure come Andrea
Ghisotti."<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><b>Cosa hai
lasciato fuori dal libro?</b> C’è sempre qualcosa che amiamo ma lasciamo fuori,
perché parla di noi, o non è inerente…<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;">"Beh, di cose fuori ne sono rimaste. Ad esempio sono rimasti
fuori i miei affetti più cari. Mia mamma che oggi purtroppo non c’è più e che
piangeva ogni volta che me ne partivo in giro per il mondo perché pensava che
io me ne andassi perché mi sentivo solo. Lei sperava che mi trovassi una bella
fidanzata e che mettessi la testa a posto. Insomma una casa e una famiglia. Ed
era convinta che i miei viaggi e le mie peripezie fossero la conseguenza del
fatto che non trovassi una moglie. Mio papà che ancor oggi, all’alba dei suoi
82 anni suonati, mi dice ancora "mi raccomando fai attenzione là sotto che
è pericoloso”, quasi come a stigmatizzare il fatto che lui non avrebbe mai
voluto che facessi il subacqueo. O mio fratello che, nonostante tutti miei
tentativi, non sono riuscito a coinvolgere in questa passione e si è fermato
all’ open water con meno di una decina di immersioni nel suo logbook. Poi
mancano le fidanzate che si sono stufate di accontentarsi del poco tempo che mi
rimaneva tra un’immersione ed un’altra. Quelle che non sopportavano più i miei
racconti sulle cernie e i weekend da sole perché io ero in giro. E manca
soprattutto la mia compagna che, come dicono in molti, mi sopporta. Lei nel
mondo della subacquea ci lavora davvero, si occupa di marketing per un’azienda
produttrice di attrezzatura. E spesso non ha tanta voglia di lasciarsi
coinvolgere dai miei racconti e dalle mie iniziative. E la capisco..."<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><b>Sogni mai i
barracuda?</b> Vedi mai nuvole di castagnole ad occhi aperti?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;">"No, i barracuda non li ho mai sognati. Però, quando ero a
Pantelleria e facevo anche tre immersioni al giorno mi capitava spesso di
andare a letto, chiudere gli occhi e prendere sonno con l’immagine delle
madrepore arancioni degli Astroides che contrastavano con la scura roccia
vulcanica. A ripensarci ora, moltissimi anni dopo, era davvero una meravigliosa
sensazione."</span></p><p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><br /></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><b>Grazie e a presto nel blu!</b></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;"><b><br /></b></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;">La mia recensione:</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: medium; line-height: 107%;"><a href="https://claudiodimanao-libri.blogspot.com/2022/10/20-sfumature-di-blu-stefano-sibona.html">https://claudiodimanao-libri.blogspot.com/2022/10/20-sfumature-di-blu-stefano-sibona.html</a></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;">Il blog di
Stefano Sibona:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: georgia; font-size: medium;"><a href="https://www.underwatertales.net/">https://www.underwatertales.net/</a></span><o:p style="font-size: 16pt;"></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;"><br /></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: georgia; font-size: 16pt; line-height: 107%;">Copia autografata dall'autore:</span></p><a href="https://libreriafieschi.sumupstore.com/prodotto/20-sfumature-di-blu " target="_blank"><span style="font-size: medium;">https://libreriafieschi.sumupstore.com/prodotto/20-sfumature-di-blu </span></a>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-2252937434413483692021-11-03T11:08:00.007+01:002021-11-03T18:42:30.555+01:00COP26 - il discorso di Sir David Attenborough - tradotto in Italiano.<p> </p><p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/A6SO0xkr_uI" title="YouTube video player" width="560"></iframe></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;"><br /></span></p><p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Un discorso che resterà nella Storia, come , nel bene e nel male, l'esito della cop26. Ho pensato di tradurvelo in Italiano, affinché la lingua non sia un ostacolo nell'ascoltare ciò che un un Gigante della Terra ha da dire ai "grandi".</span></p><p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">"Signore e signori delegati, eccellenze,</span></p><p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">mentre passerete
le prossime due settimane a dibattere, negoziare, convincere e scendere a compromessi,
come sicuramente dovrete fare, sarà facile dimenticare che l’emergenza climatica
si riduce a un solo numero: la concentrazione di CO2 nella nostra atmosfera, la
misura che principalmente determina la temperatura globale. E le variazioni in quel
singolo numero sono il modo più chiaro per rappresentare la nostra storia, per
definire la nostra relazione con il nostro mondo. Per la gran parte della storia
antica dell’umanità quel numero è rimbalzato furiosamente tra 190 e 300. E di
conseguenza le temperature globali. Era un mondo brutale e imprevedibile. A quei
tempi i nostri antenati esistevano in gruppi molto piccoli, ma improvvisamente,
10.000 anni fa quel numero (concentrazione di CO2) si stabilizzò, e con esso il
clima. Ci siamo ritrovati in una situazione particolarmente favorevole, con
stagioni prevedibili e clima un affidabile. Per la prima volta la
civilizzazione è stata possibile e noi non abbiamo perso tempo nell’approfittarne.
Tutto ciò che abbiamo raggiunto negli ultimi 10.000 anni è stato reso possibile
dalla stabilità di quest’era. Durante questo periodo la temperatura media
globale non ha mai oscillato per più di un grado celsius. Fino ad ora.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Il nostro
bruciare combustibili fossili, la distruzione della natura, la nostra corsa all’industria, alle costruzioni, stanno rilasciando CO2 nell’atmosfera con una
velocità, e su una scala, che non hanno precedenti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Siamo già nei
guai. La stabilità dalla quale tutti dipendiamo si sta spezzando. Questa è una
storia </span>di instabilità , quanto di disuguaglianze. Oggi coloro hanno fatto il meno per
causare il problema vengono colpiti più duramente. Alla fine, tutti noi subiremo
gli effetti dell’impatto, alcuni dei quali inevitabili."</p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Testimone 1 - Il mio mondo si sta sciogliendo<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Testimone 2 – Pensate di avere il controllo, non abbiamo nessun controllo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Testimone 3 – Sono terrorizzata dal portare un bambino in questo mondo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">"È così che finirà
la nostra storia? Il racconto della specie più capace, tragicamente condannata da
quella caratteristica troppo umana di non riuscire a vedere un quadro più
grande oltre gli obiettivi a breve termine? Ma forse il fatto che le persone
più colpite non appartengono a un’immaginaria generazione del futuro, ma i
giovani che vivono oggi, forse questo ci dà lo slancio di cui abbiamo bisogno
per riscrivere la nostra storia, per trasformare questa tragedia in un trionfo. Noi
siamo, dopotutto, i più grandi problem solver che siano mai esistiti sulla
Terra. Noi adesso capiamo questo problema, noi sappiamo come fermare la
crescita di quel numero e farlo tornare indietro. Dobbiamo mettere a posto le
emissioni di carbonio in questo decennio. Dobbiamo ricatturare miliardi di
tonnellate di carbonio dall’atmosfera. Dobbiamo mirare a mantenere la
temperatura entro 1,5 gradi. Una nuova rivoluzione industriale, alimentata da
milioni di innovazioni sostenibili sarà essenziale ed è già iniziata. Tutti noi
condivideremo i benefici. Energia pulita e conveniente, aria salubre, e cibo sufficiente
per sostenere tutti. La natura è un alleato chiave. Ovunque ripristiniamo la natura
questa ricattura il carbonio e ci aiuta a riportare l’equilibrio sul nostro
pianeta. E mentre lavoriamo per costruire un mondo migliore, dobbiamo
riconoscere che nessuna nazione ha completato il suo sviluppo perché nessuna
nazione avanzata è ancora sostenibile. Tutte hanno ancora un viaggio da
completare affinché abbiano un buon tenore di vita e lascino un'impronta
modesta. Dovremo imparare insieme come raggiungere questo obiettivo,
assicurandoci che nessuno venga lasciato indietro. Dobbiamo sfruttare questa
opportunità per creare un mondo più equo e la nostra motivazione non dovrebbe
essere la paura, ma la speranza."<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Testimone 6 - Possiamo risolvere il problema climatico in una generazione?
La mia risposta sarebbe, sì, dobbiamo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Testimone 7 -<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Non dobbiamo solo
parlare di ciò che possiamo fare, ma fare ciò che possiamo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-left: 35.4pt;"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Testimone 8 - Questa è una sfida che dovremmo cercare di risolvere in modo
rapido, ma con una visione a lungo termine.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">"Si tratta di
questo; le persone che vivono oggi, le generazioni a venire, guarderanno questa
conferenza e considereranno una cosa: Quel numero ha smesso di crescere ed ha
iniziato a calare grazie agli impegni presi qui? Ci sono tutte le ragioni per
credere che quella risposta potrebbe essere sì. Se lavorando separati siamo una
forza abbastanza potente per destabilizzare il nostro pianeta, sicuramente lavorando
insieme siamo una forza abbastanza potenti da salvarlo. Nella mia vita ho
assistito ad un terribile declino, nelle vostre potreste assistere ad una meravigliosa
guarigione. Quella speranza disperata, signore e signori, delegati, eccellenze,
è il motivo per cui il mondo vi sta guardando. Ed il motivo per cui siete qui. Grazie."<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;"><o:p> </o:p></span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-40731758364767431972021-09-24T15:43:00.000+02:002021-09-24T15:43:04.123+02:00Il retaggio dei navigatori portoghesi: uomini fino alla fine del mondo - una serie di articoli<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbhXBu27_us1wvPnFIZq4wFBJWFyfQuEzHyVkyb_HsimGstkCN8wMGy0U_3m5xPwybw_8iUzygj2Qw_d-tDR30HOMYZtctc8uNYYeRpbxkLeivUlGUqhwQgbx3nP4mFOFuZP9jWun3vBZh/s1289/Astrolabio+XV+sec.+Museo+della+Marina+Lisbona.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1213" data-original-width="1289" height="602" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbhXBu27_us1wvPnFIZq4wFBJWFyfQuEzHyVkyb_HsimGstkCN8wMGy0U_3m5xPwybw_8iUzygj2Qw_d-tDR30HOMYZtctc8uNYYeRpbxkLeivUlGUqhwQgbx3nP4mFOFuZP9jWun3vBZh/w640-h602/Astrolabio+XV+sec.+Museo+della+Marina+Lisbona.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p>Diciamola tutta: se non ci fosse stata 'di mezzo' l'America, Colombo e i suoi equipaggi sarebbero probabilmente morti di fame e di sete, o decimati dallo scorbuto, prima di incappare in qualche remota isola del Pacifico sulla loro via verso le famigerate Indie. Tuttavia Colombo non era per niente un improvvisato. Cresciuto alla scuola dei naviganti portoghesi condivideva con loro un robusto sospetto: non troppo lontano da dove s'erano già spinti, verso ovest, c'erano altre terre. I portoghesi conoscevano bene quel mare scuro, il regime dei suoi venti e delle correnti. Sapevano come andare e tornare. Colombo aveva imparato i fondamenti della marineria moderna presso i laureati alla più prestigiosa scuola di navigazione che si sia mai vista sulla faccia della terra.</p><p>Quella scuola nasceva dalla visione di un principe illuminato: <b>Enrico de Aviz</b>, detto poi 'Il Navigatore'. Uno che non aveva nulla da invidiare ad un Federico II di Svevia. Quella scuola formò i Bartolomeo Diaz, i Vasco da Gama, Cabral e Magellano, e di riflesso gente come Colombo e Vespucci. Da quell'esperienza e da quelle conoscenze uscirono gli esploratori, i capitani e gli esperti cartografi che hanno inventato la navigazione moderna e, se vogliamo, l'immagine stessa del mondo odierno, fisica e politica.</p><p>In giro si sa troppo poco delle loro scoperte, delle loro incredibili imprese. La nostra sfera d'influenza, un'influenza assolutamente superficiale, campanilista e anglofila, ci porta a considerare Colombo e Cook come i numi delle scoperte e della navigazione. Ma nessuna delle loro imprese è paragonabile, per perizia, organizzazione e miglia percorse, a quelle dei portoghesi. </p><p>In tre articoli, che linkerò su questo blog man mano che verranno pubblicati, ho voluto rendere omaggio a coloro che considero gli artefici della navigazione moderna. Uomini (purtroppo dovremo aspettare la pirateria per vedere delle donne al timone) che hanno forgiato la modernità spingendosi dove nessuno aveva mai osato prima, spingendosi fino alla fine del mondo.</p><p><a href="https://www.imperialecowatch.com/2021/09/23/grandi-navigatori-portoghesi-da-enrico-di-aviz-a-bartolomeo-diaz/ " target="_blank">https://www.imperialecowatch.com/2021/09/23/grandi-navigatori-portoghesi-da-enrico-di-aviz-a-bartolomeo-diaz/ </a></p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-8979507162991767212021-07-29T22:45:00.005+02:002021-07-30T13:55:24.271+02:00Un giorno il Pianeta Terra decide di diventare un influencer...<div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcMI84w6dVBFUEHx-ep-gi83_vF1XUAiDq94_TfkpzxlUM6GxYhHo1K-Vx6ExWyQt3KvgFSYT_6PdgpAhwMCh65EdUFoRvyFiAd0KtR2bkH0e_uIbheUPMYKIm9b40i-IJvesic-L-tZAp/" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img data-original-height="1600" data-original-width="1600" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcMI84w6dVBFUEHx-ep-gi83_vF1XUAiDq94_TfkpzxlUM6GxYhHo1K-Vx6ExWyQt3KvgFSYT_6PdgpAhwMCh65EdUFoRvyFiAd0KtR2bkH0e_uIbheUPMYKIm9b40i-IJvesic-L-tZAp/w640-h640/33030-2-earth-image.png" width="640" /></a></div><br /><br /></div><br /><br /><b>Un bel giorno il Pianeta Terra decide di diventare un influencer, apre un account e twitta a più non posso. Ci mostra i suoi angoli segreti, le sue opere più spettacolari, ci erudisce e ci intriga con tante curiosità. Suppongo abbia deciso di rivolgersi a noi umani perché siamo i suoi inquilini più turbolenti.</b><br /><br /><b>Cominciamo: cara Terra, come stai? Posso darti del tu?</b><br /><br />Ciao bipede! Ceeeerto, diamoci pure del tu!<br />Come sto io? Solita routine direi, giro su me stessa, attorno al sole sulla mia orbita, passando saluto gli altri pianeti, schivo gli asteroidi e soprattutto vi controllo sempre, perché non so se hai notato, ma è un po' caldino qui, ultimamente, e ho il forte sospetto che ci sia il vostro zampino!<br /><br /><b>Sì, fa caldino, ma tanto non la smettono neanche con 49,6°C in Canada. Ci ritorneremo dopo, ora però parliamo di te. Posso chiederti dove sei nata e quanti anni hai? O è maleducato domandartelo...</b><br /><br />Be', allora vediamo... non è affatto maleducato chiedere quanti anni ho, anche perché non è un segreto, dato che lo avete scoperto con la scienza e sono fiera di voi per questo! Ho circa 4,6 miliardi di anni, anno più anno meno, (che tanto, in termini geologici, è il tempo di uno starnuto! Oops! Forse gli starnuti sono ancora tabù!)<br />E comunque, come la maggior parte delle nascite, anche la mia è stata molto turbolenta. Ricordo solo un gran calore, diversi pizzicotti e poi ad un certo punto … la calma, ero nata (più o meno come mi conoscete ora).<br />Non so che giorno fosse di preciso, ma il Sole doveva aver avuto una giornataccia per esplodere così!<br />Ma è stato un bene, perché sono qui!<br /><br /><b>Maschio o femmina? Sperando che non ti senta troppo attratta/o da altri pianeti, sai le collisioni...</b><br /><br />Per quanto riguarda il mio genere, in realtà non ci ho mai pensato: mi chiamate 'Mamma Terra', oppure 'il Mondo' e per me è la stessa cosa, perciò continuate a chiamarmi nel modo che vi fa sentire più a vostro agio, l'importante è che mi trattiate bene.<br /><br /><b>D'accordissimo. E quindi ti aspetti che gli esseri umani facciano qualcosa quando leggono i tuoi tweet e i tuoi post sul blog? </b><br /><br />Io tratto temi seri: estinzioni, disastri ambientali, il poco temuto (a torto) cambiamento climatico... però sono dell'idea che assillare, angosciare costantemente, a lungo andare, sia demotivante, e siccome non voglio vedervi sul divano rassegnati ad aspettare l'estinzione con i popcorn in mano, ho voluto provare a raccontarvi certi temi con ironia e irriverenza. Spero in questo modo di suscitare emozioni e di lasciare anche un piccolo "pensiero parassita" nella vostra mente, come un bug, che vi faccia alzare, prima o poi, da quel maledetto divano...<br /><br /><b>In quale umore geologico eri quando hai deciso di diventare un influencer?</b><br /><br />Diciamo che ero prossima ad una frana di crollo! Hai presente quando hai un peso enorme da reggere, ma pian piano il vincolo con cui lo tieni si consuma, finché ad un certo punto lo lasci andare tutto insieme? Ecco! Credo che voi umani lo chiamiate Esaurimento Nervoso!<br />Alla fine, visto che i miei evidenti segnali di malessere non erano captati, ho deciso di usare i social per quello per cui, secondo me, sono spesso usati in realtà: dare modo a chi vuole di esprimere il proprio punto di vista, parlare di ciò che sta più a cuore, e qualche volta, far sfogare chi non può permettersi un bravo analista.<br />Perciò mi sono fatta un account ed ho iniziato a comunicare con la mia aggressività passiva.<br /><br /><b>Nell'antichità circolavano molte religioni che adoravano la Grande Madre, sostanzialmente il Pianeta Terra. Da bipede, come mi chiami tu, mi sembra che le religioni abbiano più successo della scienza. Perché non hai tentato la vecchia strada?</b><br /><br />Non credo ci sia bisogno di un'altra religione, ce ne sono già tante e troppo spesso non vanno d'accordo tra loro.<br />Comunque non penso vi serva una fede per vedere che siete circondati da tanta magnificenza naturale, frutto di milioni di anni di evoluzione.<br />Mi è giunta voce infatti, che state pure sviluppando tecnologie basandovi su miei brevetti, ad esempio, è vero che avete costumi da nuoto a 'pelle di squalo'? E che state anche studiando i polpastrelli dei geki? Questo mi dicono... che cosa avete in mente? Volete scalare i grattacieli a mani nude come Spiderman? E a proposito, avete notato che molti dei supereroi che vi siete inventati hanno superpoteri 'rubati' alla natura?<br /><br /><b>Assolutamente! Siamo scimmie imitatrici, ma è anche così che s'impara e si crea: imitando. Te lo dico da scrittore, e cara Maestra, ho saputo una cosa: in superficie stai piantando alberi, e dai loro un nome...</b><br /><br />Sì! Ho fatto mio il detto che chi fa da sé fa per tre. Ok questa era una battuta un po' terra terra. Mi è venuta l'idea di ricreare un corridoio ecologico in un'area coltivata in modo intensivo, per dare un rifugio ad uccelli e insetti (e qualche mammifero). Mi piace dedicare ogni tanto una pianta ai miei lettori con i quali riesco a instaurare un rapporto di amicizia e fiducia, credo sia un ottimo modo per far rinascere nelle persone l'entusiasmo per la natura e ritrovare un legame con lei.<div><br /><div><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_DgcS439Tvybai5j07e49CY8HDt2uNk3TxinWGjfOtPu51Wc4V2sy1MiG7wmK-8Truua6zOt1AsHb3aSwojSHLDzZSodpVDrBnRDrNVQD2w6trpW2FOlGwmeZZGp2IAdEo9ygFGM-6tOx/" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img data-original-height="1280" data-original-width="1052" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_DgcS439Tvybai5j07e49CY8HDt2uNk3TxinWGjfOtPu51Wc4V2sy1MiG7wmK-8Truua6zOt1AsHb3aSwojSHLDzZSodpVDrBnRDrNVQD2w6trpW2FOlGwmeZZGp2IAdEo9ygFGM-6tOx/w525-h640/7124f46e-45db-4117-aa67-0075de59913a.JPG" width="525" /></a></div><br /><br /><br /><b>Veramente gentile da parte tua. Ora dimmi: in profondità... cosa succede in profondità?</b><br /><br />Dipende dalle profondità...ne ho tante! Al momento quelle che mi danno più pensiero sono le profondità oceaniche, sempre più invase dalla plastica e inquinanti vari, se e, ormai lo hanno capito anche gli scogli, sempre più calde e acide...si rischia davvero di scombinare irreparabilmente un equilibrio molto complesso, dal quale deriveranno anche per i bipedi terrestri tanti sconvolgimenti da far loro rimpiangere la pubertà!<br />Se già adesso non sapete cosa mettere il sabato sera, immaginate quando non si capirà più nemmeno che stagione sia! Anche trovare luppolo e orzo per fare la birra sarà un incubo, pensateci!<br /><br /><b>Si estingueranno un sacco di specie, ma la vita sul pianeta continuerà anche senza gli esseri umani, hai così tanto a cuore gli umani da avvertirli? O hai più a cuore le specie che per colpa loro si estingueranno?</b><br /><br />Siccome l'uomo è l'unico che possa porre un minimo di rimedio a questo casino (da lui stesso creato, non per essere antipatici, eh!), non posso chiedere, ad esempio, al pinguino imperatore di fare qualcosa a riguardo...anche perché già deve fare i conti con il posto estremo in cui vive e i cambiamenti che vi sono già in atto!<br />E poi tu questa intervista la farai leggere agli umani, perciò...ceeeerto che sono i miei preferiti!<br /><br /><b>Quale è stato il tuo momento peggiore nel comunicare con noi?</b><div><br />Il momento piú buio nel comunicare con voi è stato il lockdown del 2020, perché tutti eravamo smarriti: gli umani perché non avevano più nessuna delle loro routine, e quindi punti di riferimento, azioni familiari...io perché è difficile fare gioire qualcuno per le bellezze della natura, se non può uscire a godersele.<br />È in questo periodo che sono nati i 'viaggi dedicati' (le persone mi dicevano dove sarebbero volute andare e io scrivevo e descrivevo il viaggio, evocando immagini, suoni, odori…) perché non potevo più dedicare alberi, perciò ho cercato di dedicare emozioni positive.<br /><br /><b>E il più bello?</b><br /><br />Per fortuna ci sono molti più momenti belli, ma i migliori sono forse due: quando dei bipedi in carne ed ossa e Terra si sono incontrati fuori dal social e hanno passeggiato insieme, l'altro quando abbiamo ospitato il primo visitatore del Bosco, che è venuto a trovare la sua quercia dedicata.<br />Il bosco è ancora in miniatura ma l'emozione è stata grande.</div><div><br /></div><div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://lh3.googleusercontent.com/-Avqi4axQW8g/YQMR5A9QfyI/AAAAAAAAH1Y/PyBFdNqdSj8Z7vRI531q_qQgLfqCf95gQCLcBGAsYHQ/170dca1e-b01f-406b-8c6e-596ddd66b4df.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img data-original-height="1600" data-original-width="721" height="640" src="https://lh3.googleusercontent.com/-Avqi4axQW8g/YQMR5A9QfyI/AAAAAAAAH1Y/PyBFdNqdSj8Z7vRI531q_qQgLfqCf95gQCLcBGAsYHQ/w288-h640/170dca1e-b01f-406b-8c6e-596ddd66b4df.JPG" width="288" /></a></div><br /><br /></div><br /><b>Immagino, siamo tutti in debito. E ora cosa diresti agli umani che non trova spazio in un tweet nè in un lungo thread?</b><br /><br />Oh, che bello! Ora finalmente tiro fuori il rospo (che poi perché sempre il rospo? che stanno modo di dire!) comunque:<br /><u>Cari bipedi, qui è Terra che vi parla.</u><br />Ecco il mio pensiero per voi che mi fluisce dal nucleo come magma alcalino: vi devo dire che è ora di finirla di fare gli spavaldi disfattisti e dire sempre che l'uomo merita l'estinzione, che ci vorrebbe un bell'asteroide, e altre frasi poco carine del genere…</div><div><br />Voglio dire, prima mettete tutto in disordine e poi ve la volete svignare così, lasciando un disastro immenso? E chi dovrebbe mettere a posto, secondo voi? Forza, rimboccarsi le maniche, hop hop! So che avete paura, che credete che i potenti del mondo vi siano tutti contro e che voi da soli non potete fare niente, però almeno provarci me lo dovete! È ora di usare questa paura che avete per il futuro, per trovare soluzioni concrete, invece di nascondervi dietro frasi come "ormai sono vecchio, ci penserà chi viene dopo" o "eh, ma allora LORO???"<br /><br />Ma ancora di più, prima di tutto, vi deve entrare in testa che l'uomo è parte della natura e non un estraneo! Quello che succede alla natura, succede all'uomo.<br />Se l'uomo ignora la natura, la natura ignora l'uomo, e dopo sì, che sono quarzi amari!<br /><br />Siete parte del sistema natura.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://lh3.googleusercontent.com/-SXjDl1XeJq8/YQPomP2EU1I/AAAAAAAAH1o/ikkMnGPNco431aKMHfkAXpVweIc_Q190ACLcBGAsYHQ/TerraPianeta.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="808" data-original-width="1600" height="162" src="https://lh3.googleusercontent.com/-SXjDl1XeJq8/YQPomP2EU1I/AAAAAAAAH1o/ikkMnGPNco431aKMHfkAXpVweIc_Q190ACLcBGAsYHQ/TerraPianeta.jpg" width="320" /></a></div><br />Segui <a href="https://twitter.com/Terra_Pianeta" target="_blank">@Terra_Pianeta</a> su twitter.<br /><br />E su blogspot:<br /><a href="https://terratheplanet.blogspot.com/2019/12/?m=1">https://terratheplanet.blogspot.com/2019/12/?m=1</a><br /></div></div></div><div><br /></div><div><br /><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #eeeeee;">Se ti piace cosa scrivo è molto probabile che ti piacciano i miei libri...</span></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><a href="https://claudiodimanao-libri.blogspot.com/p/libri-scritti-da-me.html">https://claudiodimanao-libri.blogspot.com/p/libri-scritti-da-me.html</a></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-70542291158805120732021-07-22T01:39:00.360+02:002021-07-26T00:29:59.678+02:00Da grande farò l'astronauta<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjtU6okQ7Ohhvxs9HnuaEEO0_Rh5jiXcIktdXbCTNRW6gfTkPzyXtf7_AEoQm_Q5Y2S9NpeO9zHUw_t8vktVizI87xDRMtL6j5Jf-4zY845MZkuUAewCp7k8Wx3DfB7FLlAtMoGLNY1n8U/s2048/astronauta.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1725" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjtU6okQ7Ohhvxs9HnuaEEO0_Rh5jiXcIktdXbCTNRW6gfTkPzyXtf7_AEoQm_Q5Y2S9NpeO9zHUw_t8vktVizI87xDRMtL6j5Jf-4zY845MZkuUAewCp7k8Wx3DfB7FLlAtMoGLNY1n8U/w540-h640/astronauta.jpg" width="540" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><br /><b>All'inizio c'è un odore.</b><div>Avrò avuto al massimo cinque anni, perché ancora non andavo a scuola. Il giorno prima m'avevano regalato una maschera, di quelle che puzzavano forte di gomma e talco, e un paio di pinne rondine per bambini. Puzzavano bene anche quelle, Quell'odore m'è rimasto addosso per tutta la vita. Tanto che, quando ci penso, ancora precipito in un abisso luminoso: stelle marine, conchiglie, pesci. Cavallucci. I giochi di luce delle onde sul fondale. Le increspature sulla sabbia.</div><div>Il mistero bluastro degli scogli e dell'ombra, nelle grotte, sotto i pontili.</div><div>Ma se mi chiedevano 'cosa farai da grande?' io rispondevo:</div><div>'l'astronauta'.<br /><br /><b>Tutta colpa di <i>2001: odissea nello spazio.</i> </b></div><div>I film di Bond già circolavano da almeno dieci anni, ma non mi ci portavano. In compenso avevo visto <i>Odissea </i>almeno tre volte inseguendolo nei cinema parrocchiali e di terza. Le astronavi mi piacevano un casino, senza parlare delle tute spaziali. Intanto avevo continuato ad andare con maschera e pinne ed avevo imparato a fare due cose: a compensare e ad iperventilare - che poi si rivelò una pratica pericolosa. Per le bombole dovevo aspettare. Come per diventare astronauta. </div><div><i>Thunderball</i>, ancora non lo sapevo, era il film dei record per le scene girate sott'acqua. </div><div>Per i numeri leggete qui: <a href="https://alertdiver.eu/it_IT/articoli/subacquea-pop-007-operazione-tuono">https://alertdiver.eu/it_IT/articoli/subacquea-pop-007-operazione-tuono</a><br />E in <i>Dr..No</i> (007 licenza di uccidere) una indimenticabile Ursula Andress con maschera e coltello - la fissa dell'epoca era di andare sott'acqua armati - spunta dal mare come una Venere di Botticelli. <div><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://lh3.googleusercontent.com/-lWPWalO0I9E/YPiocIjkrwI/AAAAAAAAH0Y/iFDRLcMeaF0lPRdpr9YdWUHAiI--NYnSACLcBGAsYHQ/ursula-andress-honey-ryder-dr-no-bikini-full.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img data-original-height="760" data-original-width="1351" height="360" src="https://lh3.googleusercontent.com/-lWPWalO0I9E/YPiocIjkrwI/AAAAAAAAH0Y/iFDRLcMeaF0lPRdpr9YdWUHAiI--NYnSACLcBGAsYHQ/w640-h360/ursula-andress-honey-ryder-dr-no-bikini-full.jpg" width="640" /></a></div><br /><div><br /></div><div><div><b>Ma lo spazio ruba sempre la scena al mare.</b><br />Stati Uniti e Russia si stanno sfidando in una prova di puro marketing. Un certo numero di nazioni indecise devono ancora scegliere tra due sistemi. E quelle già schierate al di qua o al di là della cortina hanno bisogno di motivazioni. Hollywood e i media, e di conseguenza l'immaginario collettivo, lentamente sovrascrivono una conquista ben più utile: quella dei fondali marini.</div><div><br />Nel 1957 <i>Il mondo del silenzio</i>, di Louis Malle e Jacques Cousteau, aveva vinto l'Oscar come miglior documentario. Il mare era pronto a stregare il grande pubblico con pesci, scooter subacquei, e coralli. Tre anni dopo, il 23 gennaio del 1960, Auguste Picard e Don Walsh col batiscafo Trieste raggiungono il punto più profondo del pianeta nella Fossa delle Marianne. Si apre una nuova frontiera: l'esplorazione degli abissi e dei loro segreti. Ma nel 1961, esattamente il 12 aprile, un russo, Yuri Gagarin, è il primo uomo a raggiungere lo spazio. La notizia sorprende tutti e di abissi non parla quasi più nessuno. Restano interessati solo pochi addetti ai lavori. Le compagnie minerarie, con il loro proverbiale pragmatismo, capiscono da dove viene l'opportunità. Ignorano lo spazio e zitti zitti gettano uno sguardo alle risorse sommerse - ne ho scritto qui:<br /><a href="https://www.imperialecowatch.com/2021/05/18/deep-sea-mining-dal-mare-liberum-allazione-di-greenpeace/">https://www.imperialecowatch.com/2021/05/18/deep-sea-mining-dal-mare-liberum-allazione-di-greenpeace/</a> <br /><br />Se con <i>Thunderball </i>il mare e la subacquea stuzzicano di nuovo il pubblico con uomini e mezzi che si muovono nelle tre dimensioni, <i>Odissea nello spazio</i> e una sequela di serie di fantascienza catapultano il mondo ai confini dell'universo. Andrà avanti così, a colpi di effetti speciali - spesso grossolani - per i prossimi quindici anni. Ma mi piace ricordare che l'unica scena drammaticamente vera di gravità zero in <i>2001 </i>è quella girata sott'acqua. Quando David disattiva Hal 9000 è in in una piscina. Non c'è altro modo, secondo il genio maniacale di Kubrik, di renderla così realistica. Rischiando la vita della controfigura, che s'era trovata sott'acqua in uno scafandro non ventilato per evitare emissioni di bolle. Si era ben lontani dai rebreather moderni. Ormai era fatta: malgrado le stazioni subacquee Precontinent di Cousteau, il destino dell'umanità era nello spazio. Colonie extraterrestri, basi lunari e gigantesche stazioni spaziali entrano nell'immaginario collettivo come futuro inevitabile: la patente d'astronauta sostituirà la patente B. Ma chi vincerà questa gara?</div><div><br /></div><div><div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/HH37JTBpi2A" title="YouTube video player" width="560"></iframe></div><br /><br /><div>Il primo uomo sulla luna è un americano.</div>Qui parlo del film: <a href="https://nonsoloshamandura.blogspot.com/2018/11/il-primo-uomo-lasciatevi-annoiare.html">https://nonsoloshamandura.blogspot.com/2018/11/il-primo-uomo-lasciatevi-annoiare.html</a> </div><div>Gli americani esultano, i russi fanno spallucce, ché di buttare tutti quei soldi per un mucchietto di sassi proprio non gli andava, e per un po' la gente si scorda il Vietnam. Poi, finalmente, qualcuno comincia a pensare che dopo la vittoria d'immagine insistere a sparare capsule Apollo e moduli lunari su un satellite desolato sia una velleità costosina. Il contribuente è ancora contento dello show, ma prima o poi inizierà a far domande. Il programma sbaracca prima che le pongano in troppi.<br /><br />Nel ridimensionamento degli obiettivi, stavolta con un filo di senso pratico in più, c'è da conquistare una zona molto più utile della luna: l'orbita terrestre. Lasciar bruciare missili Saturn V al loro rientro nell'atmosfera è ora percepito come uno spreco di soldi, inventiamoci allora un traghetto in gran parte riutilizzabile, così il contribuente non rogna. Ma i programmi spaziali, o meglio orbitali, hanno il brutto vizio di sforare il budget. Che si fa? </div><div>Offriamo biglietti per recuperare le spese e vediamo che succede. Sembrerà un'idea stelle e strisce, invece è venuta ai russi. Il primo turista spaziale, nel 2001, è l'americano Dennis Tito. È solo il primo di una lunga lista. Sgancia 20 milioni di dollari per volo e pernottamento di una settimana sulla ISS, andata e ritorno con una spartanissima Soyuz, tutta acciaio e bulloni. <br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIjJ9g6cYnt0ruLxthaoeuIxRS4eDiWJGwbf3ky19pXStiRwCZt7awudJ6A1R-QJXcqhMcD8h1kOr2Cn8BqlOFeiJgEY3aglQdGWbEBBcxJqRevv9CQ4phs3HbGpOuTnDoMvD8gGvtYfoi/" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img data-original-height="1512" data-original-width="2048" height="472" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIjJ9g6cYnt0ruLxthaoeuIxRS4eDiWJGwbf3ky19pXStiRwCZt7awudJ6A1R-QJXcqhMcD8h1kOr2Cn8BqlOFeiJgEY3aglQdGWbEBBcxJqRevv9CQ4phs3HbGpOuTnDoMvD8gGvtYfoi/w640-h472/Russian_support_personnel_with_the_Soyuz_TMA-22_capsule_shortly_after_landing.jpg" width="640" /></a></div><br /><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><b>E se ne facessimo di più comode...</b><br />Branson, Musk e Bezos fiutano l'affare. Non sono gli unici, sono solo i più famosi tra coloro che si sono gettati a capofitto in quella nicchia dorata di mercato. Il volo di Bezos, riportano i giornali, costa 32.000 dollari al minuto.</div><div><br /></div><div>Ma...<br /><blockquote>Se prima un miliardario pagante sosteneva parte dei costi della ricerca scientifica, ora sostiene le tasche di chi di soldi ne ha già così tanti da doverli lanciare nello spazio. </blockquote></div><div><br /><b>Torniamo a quell'odore di gomma. </b></div><div>Accanto ai sogni spaziali continuava a vivere un altro mondo dove potevo sentirmi senza peso. Un mondo che non avevo mai smesso di frequentare. Lì sotto i pensieri di superficie svanivano per cedere il passo al silenzio e alla meraviglia, ad una parete di corallo, a un nudibranchio che striscia su una spugna tremando per la corrente, al gamberetto che ti danza nella mano. Un mondo di luce, di colore e di vita. Vita aliena. Non c'è nulla di più alieno del mondo sottomarino. Lo spazio vuoto e freddo dovrà faticare non poco a fabbricare esseri come quelli che incontri sott'acqua nel pianeta Terra. Chi non mi crede non ha mai visto un nudibranchio.</div><div><br />Ma soprattutto sono felice di pesare sul pianeta solo con l'energia di un compressore che riempie la mia bombola. Oggi per me lo spazio dei turisti, con la sua costosa tecnologia tutta privata e con le sue emissioni stratosferiche </div><div>può </div><div>serenamente</div><div>pacificamente</div><div>andarsene </div><div>affanculo<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDqRD3uSDywTRd7UEY0I1OdpOMo0ds7q0TbM_kuoeF6ByD4YosyTRVPAlbmY7mGuWBuYofvqVGeYRPhuIpKh7aq7zjQ4pjc8ixinhg3endEQpEWYMljrynDooFFy8r_ASpX0bt0yLQi4jN/s709/IBBARRACUDA.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="443" data-original-width="709" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDqRD3uSDywTRd7UEY0I1OdpOMo0ds7q0TbM_kuoeF6ByD4YosyTRVPAlbmY7mGuWBuYofvqVGeYRPhuIpKh7aq7zjQ4pjc8ixinhg3endEQpEWYMljrynDooFFy8r_ASpX0bt0yLQi4jN/w640-h400/IBBARRACUDA.jpg" width="640" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><br /></div><br />PS<br />Tornerò presto sull'argomento con un raccontino.</div><div><br /></div><div><span style="color: red;">Aggiornamento:</span></div><div><span style="color: red;">il 24/7 Wired pubblica questo:</span><br /><p><a href="https://www.wired.it/scienza/spazio/2021/07/24/spazio-inquinamento-turismo-bezos-branson-motori/">https://www.wired.it/scienza/spazio/2021/07/24/spazio-inquinamento-turismo-bezos-branson-motori/</a></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /></div></div></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-83131639532350310482021-06-16T16:13:00.005+02:002021-06-16T16:52:55.531+02:00Bikini, atollo nucleare: emergenza climatica peggio delle bombe atomiche?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-YmbQmn6flzM/YMoFjvq9NLI/AAAAAAAAHvU/9Rq_EBepv7wlyRoko5QGncziuEpeBSL_ACPcBGAYYCw/s1800/Bikini-Atoll-Test.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="958" data-original-width="1800" height="340" src="https://1.bp.blogspot.com/-YmbQmn6flzM/YMoFjvq9NLI/AAAAAAAAHvU/9Rq_EBepv7wlyRoko5QGncziuEpeBSL_ACPcBGAYYCw/w640-h340/Bikini-Atoll-Test.jpg" width="640" /></a></div><h4 style="text-align: left;"><br /></h4><h4 style="text-align: left;">L'atollo di Bikini, nelle isole Marshall, negli anni ’50 divenne poligono per test nucleari. Ma pesci e coralli sono tornati a popolare i suoi fondali, dimostrando una resilienza che gli scienziati stentano a credere.</h4><br /> Immaginate un atollo in mezzo al Pacifico, lingue di sabbia bianchissima, isolotti circondati da un'acqua che più trasparente non si può, una barriera ricca di pesci e coralli. Ovviamente vi viene una voglia pazza di lanciarvi sopra una bomba atomica, anzi: tutti gli ordigni termonucleari che vi va di far esplodere, vero? <br />Qualcuno l'ha fatto davvero. Per rendere il gioco più interessante hanno posizionato all'interno della laguna tutte le navi da guerra in disuso che riuscirono a raccattare, poi disegnarono una pin-up degli anni ’50 su ogni bomba. Una Rita Hayworth in costume da bagno due pezzi, per esempio. Quel due pezzi 'esplosivo' porta ancora il nome dell'atollo: Bikini. <br />Annunciando un evento divino di proporzioni catastrofiche le autorità militari convinsero i pochi abitanti a trasferirsi altrove. E quando quei poveri pescatori videro i lampi ed i funghi atomici, da trecento kilometri di distanza, si rallegrarono di aver seguito i consigli di quegli stranieri così in confidenza con le divinità. Parlare di quello che accadde a tutte le altre forme di vita marine e non, credo sia davvero superfluo.<br /> Per fortuna, speriamo, idee balorde come quella di far esplodere bombe atomiche sui paradisi incontaminati non vengono più in mente a nessuno da un bel pezzo. Tanto che nel 2010 l'UNESCO inserisce Bikini nel World Heritage, un documento vivente sull'equilibrio del terrore. L'atollo oggi è visitabile, ma non abitato. Non sarà abitabile per molto tempo, è ormai un sito contaminato in modo pressoché permanente. Le noci di cocco accumulano cesio dal sottosuolo. Alghe e pesci sembrano in salute, ma fino a pochi anni fa erano talmente radioattivi che se posati su una lastra per i raggi X la imprimevano.<div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-76MQunlPfl0/YMoFoMj2W0I/AAAAAAAAHvQ/nQ7XZsN0e1kgtNbH_Z2ORpo9lrCzuHp5gCPcBGAYYCw/s2000/Crossroads_Radioactive_Puffy_Surgeon_Fish.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1373" data-original-width="2000" height="440" src="https://1.bp.blogspot.com/-76MQunlPfl0/YMoFoMj2W0I/AAAAAAAAHvQ/nQ7XZsN0e1kgtNbH_Z2ORpo9lrCzuHp5gCPcBGAYYCw/w640-h440/Crossroads_Radioactive_Puffy_Surgeon_Fish.jpg" width="640" /></a></div><br /><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>L'incredibile resilienza della vita marina.</b><br /><div><br /> Incredibilmente la vita è tornata a popolare i fondali e le spiagge di Bikini, ripartendo da zero. Dopo sessanta anni dall'ultimo esperimento nucleare l'atollo ha recuperato il 65% delle specie preesistenti. Acropore e porites, coralli duri, sono cresciuti fino a dimensioni record. Il mare abbonda di fauna. Steve Palumbi, professore di scienze marine all'università di Standford, ha affermato che gli effetti delle radiazioni sulla vita oceanica non sono mai stati studiati in modo approfondito e la ricerca iniziale del suo team suggerisce che è "notevolmente resistente".<br />Gli animali studiati dagli scienziati intorno a Chernobyl hanno mostrato deformità e mutazioni, ma la ricerca iniziale del team di Stanford suggerisce che la vita marina a Bikini potrebbe essere andata molto meglio. Secondo le osservazioni preliminari il segreto è nella capacità degli organismi acquatici riparare il proprio DNA. Paradossalmente il luogo più martoriato al mondo dai test nucleari potrebbe offrire soluzioni per la guerra contro il cancro.</div><div>Da quando la radioattività sulla terraferma è scesa a valori accettabili, avventurosi subacquei non hanno perso l'occasione di visitare i relitti dell'unica flotta al mondo affondata con armi nucleari. </div><div>Dopo Fukushima, Bikini è diventato un luogo dove attingere dati sull'impatto a medio e lungo termine del nucleare sull'ambiente marino. </div><div>Ma anche un monumento alla follia surreale di tante decisioni umane.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><b>L'emergenza climatica peggio del nucleare?</b></div><div><br /></div><div>Coralli e altre spcie marine hanno impiegato più di 60 anni per riprendersi ed ora sono tornate ad abitare il reef in modo rigoglioso. L'acqua è limpida, i relitti incastonati di coralli. Sul reef esterno grandi acropore (coralli tavolo) hanno ricoperto chilometri di parete. Si notano sia squali grigi che pinna bianca di barriera. Ma tutta questa voglia della vita marina di riaffermarsi potrebbe essere vanificata per sempre dal riscaldamento a dall'acidificazione delle acque degli oceani.</div><div><br /></div><div><br /></div><div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/A29kQkJ2vqM" title="YouTube video player" width="560"></iframe></div><div><br /></div><div><br /></div><div><b> Relitti, squali e coralli</b><br /><br />La portaerei USS CV-3 Saratoga giace in linea di navigazione su un fondale di circa 60 metri. Una sezione del ponte di decollo (dopo sessant’anni in mare e due esplosioni nucleari) sta lentamente collassando e la penetrazione della zona sottostante è sconsigliata. La corazzata HIMJS Nagato giace scuffiata su un fondale di 50 metri circa. Tra gli altri relitti: la USS Arkansas, la USS Carlisle e la USS Lamson. La visibilità varia dai 20 ai 50 metri e la temperatura dell’acqua è sui 26C° tutto l’anno. Le pareti esterne dell’atollo sono tornate ricche di coralli e vita marina.<br /><br /><br /><b>Da poligono atomico a patrimonio dell'UNESCO</b><br /><br />Dal 2010 patrimonio dell'UNESCO, come museo dell'era nucleare, tra il 1946 ed il 1958 l'atollo di Bikini, Isole Marshall, è stato teatro di ben ventitré test nucleari condotti dagli Stati Uniti. Nella prima serie di esperimenti (Operazione Crossroads) la Marina degli Stati Uniti volle misurare l'effetto di un attacco nucleare su una flotta intera, dispiegando novantacinque vascelli bersaglio, tra i quali la portaerei americana Saratoga e la corazzata giapponese Nagato. Nel 1954, con il test Castle Bravo, fu fatto esplodere su Bikini un ordigno mille volte più potente dell'atomica di Hiroshima. Durante il test l'acqua della laguna raggiunse i 55.000 gradi di temperatura, ed il fallout ricadde sugli atolli vicini di Rongelap e Rongerik, e sulla nave da pesca giapponese Daigo Fukuryu Maru.<br />Oggi l'atollo è ancora inabitabile per i livelli di radioattività del suolo e delle acque sotterranee. Bikini è visitato quasi esclusivamente da subacquei e ricercatori.<br /><br /><p class="western" lang="en-US" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm;"><a href="https://www.theguardian.com/world/2017/jul/15/quite-odd-coral-and-fish-thrive-on-bikini-atoll-70-years-after-nuclear-tests">
https://www.theguardian.com/world/2017/jul/15/quite-odd-coral-and-fish-thrive-on-bikini-atoll-70-years-after-nuclear-tests
</a></p></div></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-46281374954013772732021-03-26T16:41:00.002+01:002021-03-29T16:53:56.052+02:00Gli strabilianti superpoteri delle lumachine solari<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-3jEDuH_zgec/YF3_nI1Qp-I/AAAAAAAAHtI/MYt2pCS3s1kHPEbntvh-tqiPTiTaPUF8ACLcBGAsYHQ/s1162/Elysia.chlorotica.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1162" data-original-width="1024" height="640" src="https://1.bp.blogspot.com/-3jEDuH_zgec/YF3_nI1Qp-I/AAAAAAAAHtI/MYt2pCS3s1kHPEbntvh-tqiPTiTaPUF8ACLcBGAsYHQ/w564-h640/Elysia.chlorotica.jpg" title="Elysia chloritica" width="564" /></a></div><p style="text-align: center;"><br /></p><p>La differenza tra piante e animali sembra abbastanza chiara a chiunque, ma se c’è un luogo dove un piccolo invertebrato più comportarsi come una pianta, assumendone l'aspetto e le strategie metaboliche, questo luogo è il mare. E se c'è qualcuno in grado di farlo, beh... chi è più fantasioso, imprevedibile, strabiliante delle lumachine di mare e dei parenti stretti: i nudibranchi?</p><p>L'<i>Elysia chloritica</i> è un sacoglosso, quindi una lumachina, in grado di sopravvivere anche mesi senza nutrirsi. Ci riesce utilizzando una caratteristica delle piante: sfrutta l’energia solare. A guardarla sembra proprio in crisi d’identità: assomiglia a una verdissima foglia.</p><p>Nella simbiosi, in cui forme di vita differenti cooperano per il mutuo benessere, gli organismi restano separati. Quello che invece accade nella nostra Elysia è qualcosa di abbastanza surreale: una sorta di fusione. Si chiama endosimbiosi e avviene all’interno di quei mattoncini che compongono un organismo: le sue cellule.</p><p>Per avere una idea più precisa delle differenze bisogna ricorrere all’esempio dei coralli. Tra i polipi del corallo e le alghe simbionti c'è un reciproco scambio: le alghe, tramite fotosintesi, forniscono zuccheri ai polipi all'interno della colonia corallina, in cambio le alghe ottengono azoto dalle deiezioni dei polipi. Ma fin qui gli organismi, uno animali e l'altro vegetale, restano separati, non si fondono. Nell'Elysia chloritica, invece, succede qualcosa che pensavamo possibile solo nei supereroi della Marvel.</p><p>La nostra supereroina si nutre di alghe ma non si ferma alla loro digestione. La sua evoluzione le permette di immagazzinare nelle proprie cellule i diretti responsabili della fotosintesi: i cloroplasti, organuli presenti nelle cellule delle alghe. Secondo gli scienziati un’assimilazione del genere dovrebbe innescare una difesa immunitaria, come accade per esempio con i virus, i parassiti e i batteri. Allergologi e immunologi si domandano perché queste lumachine abbiano deciso di non scatenare reazioni di difesa. L’invasione consensuale è regolata da geni preposti e lo studio di questi geni aiuterebbe la medicina nella progettazione di nuovi farmaci. Ma non solo. </p><p>I ricercatori della Rutgers University hanno usato il sequenziamento dell’RNA per tracciarne il ciclo digestivo, un’operazione che consente di capire cosa viene assimilato, e come, da un organismo. La Elysia chlorotica è capace di proteggere i cloroplasti dai processi digestivi attivando dei geni specifici. Dopo aver prelevato i cloroplasti può smettere di nutrirsi e sopravvive grazie alla fotosintesi per un periodo che va dai 6 ai 10 mesi. In sostanza: continua a vivere grazie ai pannelli solari al proprio corpo. </p><p>Fino a ieri si sapeva che per attivare organuli fotosintetici come i cloroplasti c’era bisogno della pianta o dell’alga intera, ma la Elysia chlorotica ci dimostra che esiste una valida alternativa.Riuscire a capire come faccia a conservare i plastidi senza la pianta aprirebbe prospettive interessanti sulla produzione di energia solare su base biologica. </p><p>La Elysia chlorotica vive nell’Oceano Atlantico nord-occidentale su fondali algosi soggetti alla marea. Gli adulti sono diventano di colore verde brillante proprio a causa della presenza di cloroplasti. Poiché la lumaca non ha un guscio protettivo utilizza il colore verde e la forma per mimetizzarsi e difendersi dai predatori, aumentando così le possibilità di sopravvivenza. </p><p>Purtroppo la popolazione di queste piccole creature di pochi centimetri sta lentamente declinando. Non se ne conoscono i motivi precisi, ma tra emergenza climatica e variazione della composizione chimica dei fondali marini c’è un bel plafond di concause ben note da cui attingere. I mali del mare sono sempre gli stessi, li conosciamo bene: acidificazione dovuta all’eccesso di CO2, fertilizzanti, riscaldamento globale, e cementificazione delle coste. Solo la pesca eccessiva sembrerebbe non influenzare la nostra Elysia..</p><p>A presto per altre stranezze dall'incredibile, pirotecnico, psichedelico mondo marino!</p><div><br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-67645418042444439112021-03-18T10:40:00.000+01:002021-03-18T10:40:50.640+01:00Gli effetti speciali del calamaro vampiro<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-UK3B7aa65Ko/YFBap9-cC6I/AAAAAAAAHr8/8eY6fCypqFwVQskI_oCvNZryM67gCoyLwCLcBGAsYHQ/s1701/Vampyroteuthis_infernalis.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1149" data-original-width="1701" height="432" src="https://1.bp.blogspot.com/-UK3B7aa65Ko/YFBap9-cC6I/AAAAAAAAHr8/8eY6fCypqFwVQskI_oCvNZryM67gCoyLwCLcBGAsYHQ/w640-h432/Vampyroteuthis_infernalis.jpg" width="640" /></a></div><br /><p><br /></p><p>Non c’è bisogno di viaggiare nello spazio per incontrare creature aliene. Dagli ctenofori iridescenti al calamaro vampiro le profondità oceaniche ospitano una fauna che (per dirla come Massimo Boyer, biologo marino) <i><b>‘nemmeno il peggior bar di Guerre Stellari’</b></i>. Con il progredire della tecnologia si va a frugare sempre più in profondità, dove si fanno incontri sempre più strani.</p><p>Alcune di queste creature irrompono in società diventando fonte d’ispirazione. È il caso del calamaro vampiro, <i>Vampyroteuthis infernalis</i>, che tradotto letteralmente significa calamaro vampiro infernale. Malgrado il nome inquietante questa creatura rosso-bruna di una trentina di centimetri di lunghezza, di infernale ha solo i colori, ma alcuni suoi comportamenti sono decisamente da stregone. O da nave spaziale.</p><p>Nel 2014 l’Aquario di Monterrey in California ne ospitò un esemplare pubblicizzando l'evento come se si trattasse di una star di Hollywood. I bambini ne restarono immediatamente impressionati (qualcuno anche troppo) e il pubblico poté assistere ai suoi show senza calarsi negli abissi. Quelle del <i>Vampyroteuthis infernalis</i> sono profondità accessibili solo a sottomarini per la ricerca e ai ROV. Furono le immagini girate da questi ultimi a fare di questo cefalopode una celebrità.</p><p style="text-align: left;">Il calamaro vampiro vive tra i 600 e i 1500 metri di profondità, dove la luce non arriva più e la fotosintesi è una sconosciuta. Come i suoi nobili parenti cefalopodi, anche il calamaro vampiro è di sangue blu. Nelle sue vene scorre emocianina una sostanza che in certe condizioni di freddo e scarsità d’ossigeno è più efficiente dell’emoglobina. Un metabolismo lentissimo e branchie sovradimensionate gli consentono di vivere con solo il 3% di livello di ossigenazione.</p><p style="text-align: center;"> </p>
<div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/IWAnliNc6wk" width="560"></iframe></div><p style="text-align: center;"><br /></p><p><span style="font-size: medium;">Un calamaro dagli effetti speciali </span></p><p>Si sa, i cefalopodi sono psichedelici e il calamaro vampiro si difende bene anche come stratega. Spruzzare nuvole di liquido nero nel buio degli abissi non ha molto senso, e l'evoluzione punisce gli imbecilli. quindi, per difendersi dai predatori il calamaro vampiro ha escogitato altro trucco. Per prima cosa arriccia tentacoli e membrane verso l'esterno e poi li avvolge attorno al suo corpo, rigirandosi come un calzino. È il momento in cui espone le sue spine. Se sottoposto a stress fugge con una tattica degna di un aereo da combattimento; inizia a compiere manovre evasive con bruschi cambiamenti di rotta, e se questo non basta espelle una nube di muco bioluminescente che forma innumerevoli sfere di luce blu. WOW!</p><p>Lo spettacolo pirotecnico può durare alcuni minuti. Questo furbo espediente serve a confondere i potenziali predatori, consentendogli di sparire nell'oscurità senza dover accelerare per lunghe distanze. In quel mondo di economia al risparmio lo show avviene solo in caso di grave pericolo. La produzione di muco magico, dal punto di vista metabolico, è infatti molto costosa. </p><p>Le sue stranezze gli hanno guadagnato fan di ottima caratura. Nel 2005 <a href="https://www.imperialbulldog.com/tag/claire-nouvian/" target="_blank">Claire Nouviane,</a> allora giornalista scientifica e documentarista, rimase così affascinata dal calamaro vampiro che volle sapere tutto su di lui. Scoprì che aveva uno sviluppo lento e che le femmine portavano avanti una gestazione lunghissima, oltre un anno. Scoprì che si nutriva di zooplancton e di sedimenti, poi la brutta notizia: gli alti fondali marini erano minacciati dalla pesca a strascico, un metodo in grado di distrugge quel delicato strato che si deposita sul fondo degli oceani, un habitat che il calamaro vampiro condivide con innumerevoli altre specie. Mettendo le cose insieme Claire scoprì che quel mondo lontano era seriamente in pericolo. Allora lasciò il giornalismo e la TV a tempo pieno e decise di utilizzare le sue capacità di comunicatrice e le tecniche del giornalismo investigativo per occuparsi dei fondali marini. Fondò Bloom, una NGO votata alla protezione degli oceani. Nel 2016 Claire riuscì a spuntarla davanti alla Commissione Europea per la pesca, facendo accettare all’Europa intera un limite di profondità di almeno 800 metri per la pesca a strascico. Questo successo le ha recentemente guadagnato il Premio Goldman per l’ambiente, premio che per prestigio è considerato un <a href="https://www.imperialbulldog.com/2018/05/29/il-green-nobel-alla-donna-che-cambio-il-volto-della-pesca-in-europa/" target="_blank">Green Nobel</a>. E pensare che tutto iniziò, come Claire stessa ha dichiarato a The Guardian, osservando una creatura bizzarra e sorprendente, infernale di nome, che abitava un mondo in fondo al mondo. Il calamaro vampiro.</p><p><br /></p><div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #cccccc; color: #333333; font-family: "georgia" , "utopia" , "palatino linotype" , "palatino" , serif; font-size: 16px;">2018 © claudio di manao </span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #cccccc; color: #333333; font-family: "georgia" , "utopia" , "palatino linotype" , "palatino" , serif; font-size: 16px;">- vietata la riproduzione anche parziale dei contenuti senza il consenso dell'autore -</span></div></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-13573034919323507432021-03-13T21:49:00.007+01:002021-03-13T21:49:56.207+01:00Quando il pianeta ti fa domande, anzi: t'intervista.<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqnWNKjXYQbc55F_YHge6mcGhqSns8pJNUxrKriqX0U9cE54mv7nnwk2eHTxN9rBoAM5r5s4Ict7rXMl-RZ80L1n0Pli7kO0_-HyHOElE98T-X4dUugk64jhEjAYXbT8qsnQ0mqWkcfcyd/s2048/globe_east_lrg.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="2048" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqnWNKjXYQbc55F_YHge6mcGhqSns8pJNUxrKriqX0U9cE54mv7nnwk2eHTxN9rBoAM5r5s4Ict7rXMl-RZ80L1n0Pli7kO0_-HyHOElE98T-X4dUugk64jhEjAYXbT8qsnQ0mqWkcfcyd/w640-h640/globe_east_lrg.jpg" width="640" /></a></div><p><br /></p><p>Un giorno Terra_Pianeta mi fa: "E se t'intervistassi?" </p><p>Lì per lì mi cade la mascella, perché proprio io?</p><p>"Perché sei un bipede che vorrebbe avere le branchie e ama il Pianeta"</p><p>Tra l'emozione e tutte le altre cose che passano nella mente del bipede scrivente, ogni giorno più orgoglioso dei suoi antenati quadrumani, mi sottopongo alle domande: cosa mi chiederà? Cosa vorrà sapere da me? Mi chiederà se faccio la differenziata? Se vado in bici o guido un SUV?</p><p>Ho la coscienza a posto, mi dico, posso affrontarla.</p><p>eccola:</p><p><a href="https://terratheplanet.blogspot.com/2021/03/intervista-ad-un-bipede-che-ama-il-mare.html">https://terratheplanet.blogspot.com/2021/03/intervista-ad-un-bipede-che-ama-il-mare.html</a></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-68508176145235063852021-03-04T18:07:00.005+01:002021-03-16T08:37:00.284+01:00L’incredibile coincidenza degli squali luminosi<br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://lh3.googleusercontent.com/-UHycx8w7xyE/YEETgmuM5BI/AAAAAAAAHrQ/AeZE2udZvAAdGkczL_HFTSJkBdCVZ0SqACLcBGAsYHQ/kitefin-shark.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="1058" data-original-width="2000" height="338" src="https://lh3.googleusercontent.com/-UHycx8w7xyE/YEETgmuM5BI/AAAAAAAAHrQ/AeZE2udZvAAdGkczL_HFTSJkBdCVZ0SqACLcBGAsYHQ/w640-h338/kitefin-shark.jpg" width="640" /></a></div><br /><br /><br />Il mondo sottomarino è <a href="https://claudiodimanaoblog.blogspot.com/2018/06/la-guerra-al-pesce-allucinogeno.html" target="_blank">psichedelico</a> e chi lo conosce bene sarà d’accordo con me. Polpi e seppie s’inventano pattern lisergici e fantasmagorie ipnotiche degne di schermi giganti da dj set di musica Trance. Senza parlare degli ctenofori, dei nudibranchi. E più vai giù più trovi cose strane, dal calamaro vampiro al totano gigante. Eravamo tutti strabiliati dalla bioluminescenza del plancton, grazie alla quale noi istruttori sub incantavamo l’audience come dei maghi Merlino. Ma agli squali fosforescenti, almeno io, non c’ero mai arrivato.<br /><br />C’era arrivato qualcun altro, invece, uno che conosco bene. Un mezzo parente, visto che è lo zio preferito della mia gatta. Ma parliamo adesso di squali psichedelici: ne hanno scoperte ben tre specie in Nuova Zelanda. Il più grosso i tutti è lo squalo kitefin, <i>Dalatias licha</i>, una bestiola di un metro e ottanta che sembra essere il più grande vertebrato luminoso. Ah, ecco, ci sono anche altri vertebrati luminosi dopo Odisseo e quelli che bevono latte di cocco al cesio, Atollo di Bikini DOCG.<br /><br />Mentre gli scienziati si interrogano su come e perché certi squali abbiano deciso di illuminarsi, a me viene in mente lo zio della mia tenera miciottola. È, ovviamente, uno scrittore pazzo. Si chiama Marco Benedet e vive tre vite in parallelo: una sott’acqua, una a curare cani e gatti, l’altra a scrivere racconti e romanzi strani. Gli piace un casino il genere weird, anche se difficilmente lo ammetterà, quel genere a metà tra horror e comicità artatamente involontaria. Una specie di Ammaniti versione subacquea, ma non diteglielo. Tempo fa mi chiese un parere (subdola richiesta di editing) su un suo libro: Lo Squalo Luce Zeta. Trattavasi, ebbene sì, della comparsa di uno misterioso squalo luminoso, e questo almeno due anni prima che ne trovassero in Nuova Zelanda. Lo chiamo a Sharm el Sheikh, dove è attualmente ubicato.<br /><br /><br /><br /><b>- Ciao Marco, hai letto? Hanno trovato squali luminosi! Come facevi a saperlo? Io t’avevo dato subito del pazzo.</b><br /><br />Ciao Claudio, ho saputo e non sono meravigliato. Mi piace pensare, fuori dagli schemi, con un approccio che apre alle intuizioni. Un paio d'anni fa, quando pubblicai "Lo squalo luce Z" non sapevo dell'esistenza degli squali luminosi, ma non era difficile intuire che prima o poi sarebbe uscito fuori qualche cosa del genere. Anche se per altri versi, per niente naturali come nel mio caso: se tu nel mare ci butti delle schifezze il mare per un po' sopporta, ma giunto oltre il limite reagisce e se non è Nettuno in persona magari è un suo scagnozzo, o magari la creatura più affascinante degli oceani diventa luminosa. Quando ho scritto "Lo squalo luce Z" ho pensato che quel limite fosse vicino e mi sono solo chiesto come avrebbe reagito il mare. Questa è la base del mio romanzo. Aggrediamo e inondiamo di schifezze un mondo che non conosciamo, visto che solo nel 2021 scopriamo pesci di cui ignoravamo, se non l'esistenza, la biologia.<br />Spero che il mio romanzo resti comunque un romanzo di fantasia in stile weird come ti è piaciuto definirlo, ma la realtà è davvero preoccupante.<br /><br /><br /><b>- Mi ricordo che del tuo libro m’era piaciuto l’approccio scientifico, oltre al plot. Stava per nascere una collaborazione, basata sulla tua conoscenza dei virus, meglio della mia, su una possibile pandemia. Strano, vero? Oppure è normale?</b><br /><br />I miei scritti partono da una base scientifica. A me con il lettore piace instaurare un rapporto di credibilità anche nei racconti di fantasia, se non di fantascienza.<br />Come (anche) veterinario i miei approfondimenti scientifici non si fermano mai.<br />La storia sugli agenti infettanti che sarebbero mutati... meglio che non l'abbiamo scritta, ci avrebbero dato degli iettatori. Io direi che è questione di ragionamenti più che ti intuizioni: gli allevamenti intensivi, molti praticamente senza controlli sanitari, uniti allo scellerato uso delle risorse ambientali possono solo esitare in pandemie per via dei salti di specie da parte di agenti infettivi. Non è difficile prevedere queste cose, solo che molti preferiscono non vederle.<br /><br /><b><br />- Nuova Zelanda: vorresti andare laggiù a conoscerlo? Sta un po’ fondo, però.</b><br /><br />Non c'è luogo al mondo e, visti gli ultimi sviluppi delle attività di Elon Musk, fuori dal mondo che non visiterei, ho fatto una traversata atlantica in barca a vela da cui ho tratto il testo del mio libro "Diario di bordo di una traversata atlantica" anche se di vela ne sapevo zero.<br />Per la profondità invece ho dei limiti, quelli biologici. Ho ripetuto troppe volte ai miei allievi quali sono quei limiti... Fermiamici qui che questa è una lunga storia che tu conosci bene.<br /><br /><br /><b>- Ma secondo te, perché il mare ci da sempre le sorprese più gustose? È pazzo anche lui?</b><br /><br />Il mare di per sé è una sorpresa non come tale, ma perché noi cerchiamo (invano) di trovargli dei limiti che evidentemente non ha e quando scopriamo questi "sconfinamenti" li dichiariamo sorprese. Quante volte il mare ha sconfessato e infranto (nostri) preconcetti? Alcuni scienziati pensavano che la vita avesse dei limiti ben definiti prima di scoprire le fumarole in fondo agli oceani. Oggi alcuni pensano che le risorse del mare siano infinite e che il mare sia così profondo da inghiottire tutto senza conseguenze.<br />Il pazzo non è il mare.<br /><br /><br /><b>- Hai mai preso degli allucinogeni?</b><br /><br />Non ho fatto esperienze del genere, e qui in Egitto, anche se volessi, al massimo posso ricorrere alla birra Stella, quella delle copertine di alcuni tuoi romanzi.<br />Quando però, come mi è capitato, ho scoperto la presenza di alcuni esserini dove mai erano stati avvistati l'adrenalina m'è rotolata nelle vene al pari (credo) di quando si assumono molecole fantasiose.<br /><br /><br /><b>- Dove troviamo il tuo libro?</b><br /><br />Il mio ultimissimo romanzo è in dirittura d'arrivo e per me è di un genere inedito. Fantascienza. Come mio stile, leggendolo neanche ci si renderà conto di essere in un ambiente futuribile. Tutto pare credibile, anche l'arrivo di strani alieni che dopo aver parcheggiato le loro gigantesche navicelle spaziali in orbita iniziano una trattativa con Thor il delegato dell'ONU incaricato di affrontare e risolvere questa nuova incombenza spaziale...<br /><br /><br />-<b> Parlavo di Lo squalo luce Zeta... dove lo troviamo Luce Zeta?</b><br /><br />Su Amazon...<br /><a href="https://www.amazon.it/dp/6050425124">https://www.amazon.it/dp/6050425124</a> carta<br /><br /><a href="https://www.amazon.it/dp/B07X9NTLG2">https://www.amazon.it/dp/B07X9NTLG2</a> digitale<br /><br /><br /><b>- Hai alte previsioni in saccoccia?</b><br /><br />Uuh certo. Purtroppo, come hai detto tu, a quanto pare mi sono dato al genere weird e quindi le mie previsioni non possono essere che grigie.<br />Oltre alle previsioni però ho una certezza: ogni evoluzione non è dovuta al fato, le condizioni del mare come la qualità delle nostre vite sono tutte conseguenza delle nostre azioni. Tutte. Noi dobbiamo solo decidere, perché gli esiti, le reazioni, non sono così difficili da prevedere.<br /><br /><br /><b>- Pensi ci sia uno zampino alieno nello squalo luminoso?</b><br /><br />Facciamo due calcoli: all'incirca due anni fa avevo previsto gli squali luminosi, anche se per altri motivi, e poi... da alcuni mesi sto lavorando sul romanzo in cui considero l'arrivo degli alieni "La trattativa.<br />Ma io non so nulla come non so cosa potrebbero fare quelli lì. Colorare degli squali? Bah, potrebbero. Come potrebbero anche diventare presidenti degli USA. O è già successo?<br /><br /><br /><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #cccccc; color: #333333; font-family: "georgia" , "utopia" , "palatino linotype" , "palatino" , serif; font-size: 16px;">2018 © claudio di manao </span></div><div style="text-align: center;"><span style="background-color: #cccccc; color: #333333; font-family: "georgia" , "utopia" , "palatino linotype" , "palatino" , serif; font-size: 16px;">- vietata la riproduzione anche parziale dei contenuti senza il consenso dell'autore -</span></div><br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-11333389534101628702021-02-05T18:14:00.001+01:002021-02-05T18:14:09.049+01:00il club dei 100 <img border="0" src="https://1.bp.blogspot.com/-hjQL4X1_BGM/YB17igaUv3I/AAAAAAAAHp4/fjeTS0w691Ipye9f80yeA9fAQGemS2k0gCLcBGAsYHQ/w640-h276/club%2Bdei%2B100.jpg" /><p><br /></p><blockquote><span style="font-size: large;"><i>"...mentre nei remoti altipiani andini si combatteva una guerra contro la coltivazione di un paio di piante, sopra e sotto il livello del mare le didattiche subacquee internazionali combattevano l’uso ricreativo del gas più abbondante nell’atmosfera: l’azoto. <br /><br />Il GAV aveva da poco smesso di essere uno strumento del demonio, il Nitrox non aveva ancora fatto il salto di specie dal subacqueo tecnico al ricreativo, e sulla narcosi circolavano fantasiose teorie.</i></span> </blockquote><blockquote><span style="font-size: large;"><i>La vicinanza del deserto, grande ispiratore dell’umanità, favorì a Sharm el Sheikh, Egitto, la fioritura di un nutrito gruppo di filosofi. E la nascita di un famigerato Club, la cui storia val la pena raccontare..."</i></span></blockquote><p>leggi tutto su <a href="https://alertdiver.eu/it_IT/articoli/il-club-dei-100-tra-mito-e-realta" target="_blank">AlertDiver </a></p><p><br /></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-53904234459084171332020-11-23T18:48:00.001+01:002020-11-23T18:48:46.326+01:00Great Barrier Reef: riusciranno i volontari a restaurare la più grande opera della natura?<p> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-cr0zAPzScAI/X7v0XCHfjmI/AAAAAAAAHoI/lJ6qi5N3L3cfvZ8SvVFv1ViMIPWB-BiGgCLcBGAsYHQ/s2048/Australia.A2004219.0015.500m2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1329" data-original-width="2048" height="416" src="https://1.bp.blogspot.com/-cr0zAPzScAI/X7v0XCHfjmI/AAAAAAAAHoI/lJ6qi5N3L3cfvZ8SvVFv1ViMIPWB-BiGgCLcBGAsYHQ/w640-h416/Australia.A2004219.0015.500m2.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">great barrier reef - nasa.gov</td></tr></tbody></table></p><p>Dopo l’ultima estinzione di massa, avvenuta 250 milioni di anni fa, i coralli impiegarono dai due ai dieci milioni di anni per ripopolare il mare. Oggi la scienza sta cercando disperatamente di aiutarli a superare la crisi climatica perché la perdita delle barriere non riguarderà soltanto gli amanti del mare e delle immersioni.</p><p>I coralli, per anni, sono stati il mio principale datore di lavoro. Come guide e istruttori subacquei, avevamo a cuore la loro bellezza quanto la loro salute. Dieci anni fa la crisi climatica ancora non sortiva i suoi effetti più pesanti, ma già si parlava di allevare i coralli per trapiantarli nelle zone danneggiate. Sembrava una cosa molto complicata. Chi non ha mai visto i coralli, o non è interessato a farlo, s’è sicuramente perso qualcosa, ma la loro scomparsa non può lasciare nessuno indifferente. Dalle barriere coralline dipende il 25% di tutte le specie oceaniche. Nelle barriere trovano rifugio e protezione uova, larve e innumerevoli esseri durante il loro accrescimento. La loro biodiversità e il loro ruolo nell’ecosistema planetario sono paragonabili a quelli delle foreste amazzoniche e della Nuova Guinea. Mezzo miliardo di persone è legato alla loro salute, non solo per la pesca e il turismo: le barriere sono vitali per le coste. Le proteggono dall’erosione e da mareggiate potenzialmente catastrofiche. Purtroppo, negli ultimi trenta anni il 50% delle barriere poco profonde è andato perduto. Ciò che resta di loro scomparirà del tutto al massimo nel 2050.</p><p>Quella dei coralli è una storia iniziata 500 milioni di anni fa...</p><p><a href="https://www.imperialbulldog.com/2020/10/29/great-barrier-reef-riusciranno-i-volontari-a-restaurare-la-piu-grande-opera-della-natura/" target="_blank">leggi tutto su > IB</a></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-51602163298115704602020-09-08T22:22:00.004+02:002020-09-08T22:31:54.566+02:00Come la pesca illegale arriva a violare anche le risoluzioni ONU<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj25oqfkp7EFPa3kSdTTMtHYUiHzodBbqAFkJG6Z-Pp7-y8yVRNKR3mb8jJjeIYlY8CglCQjRc4ICEMEsoNtywf4o6xFOESpjGA_WHZFmy5T1vLYSMugteTnie4d2VXR1gRmNgE91VDpg0b/s2048/Infographic_darkfleet_detection+%25C2%25A9+Global+Fishing+Watch.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1442" data-original-width="2048" height="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj25oqfkp7EFPa3kSdTTMtHYUiHzodBbqAFkJG6Z-Pp7-y8yVRNKR3mb8jJjeIYlY8CglCQjRc4ICEMEsoNtywf4o6xFOESpjGA_WHZFmy5T1vLYSMugteTnie4d2VXR1gRmNgE91VDpg0b/w640-h450/Infographic_darkfleet_detection+%25C2%25A9+Global+Fishing+Watch.jpg" title="Global Fishing Watch" width="640" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><h3 style="text-align: left;">La storia sembra un thriller scientifico, per le tecnologie impiegate e per la scala di grandezza della violazione. La truffa scoperta da una ONG.</h3><div><br /></div><div>Lo scenario è il Mar del Giappone, più precisamente la Zona Economica Esclusiva della Corea del Nord, dove un dittatore che sembra il cosplay (costume-play) di un personaggio cestinato dalla Marvel si è attirato la condanna internazionale per i suoi esperimenti con armi atomiche e missili balistici. Nel 2017 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adotta una serie di risoluzioni per sanzionare il paese. Alcune risoluzioni vietano l’approvvigionamento di pesce dalla Corea del Nord, vietano la joint venture tra la Corea del Nord e altri paesi senza l’approvazione delle Nazioni Unite e soprattutto vietano alla Corea del Nord la vendita o il trasferimento dei diritti di pesca. Eventuali infrazioni costituiscono una violazione del diritto internazionale e del diritto interno del paese che le commette. Nonostante l’embargo, la guardia costiera sudcoreana osserva centinaia di navi da pesca che incrociano le acque della Corea del Nord. Sono troppo grandi per essere navi nordcoreane. Da alcuni controlli e osservazioni, e confrontando le foto di archivio, la guardia costiera raccoglie alcune prove sul maggior indiziato...</div><div><br /></div><div>su ImperialBulldog</div><div><a href="https://www.imperialbulldog.com/2020/09/07/flotta-da-pesca-ombra-scoperta-da-una-ong-grazie-ai-satelliti-e-allintelligenza-artificiale/">https://www.imperialbulldog.com/2020/09/07/flotta-da-pesca-ombra-scoperta-da-una-ong-grazie-ai-satelliti-e-allintelligenza-artificiale/</a></div><div><br /></div><div><br /><div><br /></div><div><br /></div></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3997704409367060178.post-81063223556205841682020-07-31T17:55:00.005+02:002020-07-31T17:59:28.800+02:00Figli di una... shamandura è ora disponibile nelle librerie e nei principali store<div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-cqFlaPQbvHY/XyQ-JeF6orI/AAAAAAAAHl4/_frB975YlHoTP84tBiH41yKxmo8GWzRWACPcBGAYYCw/s825/PHOTO.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="667" data-original-width="825" src="https://1.bp.blogspot.com/-cqFlaPQbvHY/XyQ-JeF6orI/AAAAAAAAHl4/_frB975YlHoTP84tBiH41yKxmo8GWzRWACPcBGAYYCw/s640/PHOTO.jpg" width="640" /></a></div><div><br /></div><br /><br />Bene! Grazie a StreetLib, la nuova edizione cartacea di Figli di una... shamandura approda da Amazon, IBS, Libreria Universitaria, la stessa <a href="https://www.blogger.com/#">StreetLib.Store</a> ed è ordinabile presso tutte le librerie fisiche. Ancora è vivo il ricordo delle prime copie semi- clandestine, distribuite solo a Sharm el Sheikh. Ma dopo più contratti con editori diversi, ho fatto da me rivolgendomi ad una piattaforma dinamica e molto presente. <br /><br />Le copie autografate o con dedica sono sempre disponibili presso <a href="https://www.blogger.com/#">Scubamarket</a> in esclusiva: ne ho scritto su <a href="https://claudiodimanaoblog.blogspot.com/2020/06/figli-di-una-shamandura-torna-in-una.html">questo blog</a> nel precedente post e su <a href="https://www.blogger.com/#">Scubaportal</a>:<br /><br /><br /><b>Per ordinarlo online</b> (<u>non autografato</u>):<br /><br />StreetLib: <br /><a href="https://www.blogger.com/#">https://store.streetlib.com/it/claudio-di-manao/figli-di-una-shamandura</a><br /><br />ibs.it:<br /><a href="https://www.blogger.com/#">https://www.ibs.it/figli-di-shamandura-segreti-peccati-libro-claudio-di-manao/e/9788835862727</a><div><br /></div><div>Libreria Universitaria:<br /><a href="https://www.blogger.com/#">https://www.libreriauniversitaria.it/figli-shamandura-segreti-peccati-sharm/libro/9788835862727</a></div><div><br /></div><div>e l'immancabile Amazon:<br /><a href="https://www.blogger.com/#">https://www.amazon.it/Figli-una-shamandura-Segreti-peccati/dp/8835862728/ref=sr_1_1?dchild=1&qid=1596207268&refinements=p_27%3AClaudio+Di+Manao&s=books&sr=1-1</a></div><div><br /></div><div>Ma non dimenticate le librerie, soprattutto le più piccole hanno bisogno del vostro sostegno per continuare ad esserci, per continuare a diffondere cultura sul territorio. Se non fosse disponibile: richiedete la nuova edizione - StreetLib. Presso tutte le librerie fisiche.<br /><br />Un caro saluto a tutti!<br /><br />E un grazie a tutti i compagni di viaggio in questa avventura che continua a far sorridere e sognare anche me: l'autore.<br /><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0