23 nov 2020

Great Barrier Reef: riusciranno i volontari a restaurare la più grande opera della natura?

 

great barrier reef - nasa.gov

Dopo l’ultima estinzione di massa, avvenuta 250 milioni di anni fa, i coralli impiegarono dai due ai dieci milioni di anni per ripopolare il mare. Oggi la scienza sta cercando disperatamente di aiutarli a superare la crisi climatica perché la perdita delle barriere non riguarderà soltanto gli amanti del mare e delle immersioni.

I coralli, per anni, sono stati il mio principale datore di lavoro. Come guide e istruttori subacquei, avevamo a cuore la loro bellezza quanto la loro salute. Dieci anni fa la crisi climatica ancora non sortiva i suoi effetti più pesanti, ma già si parlava di allevare i coralli per trapiantarli nelle zone danneggiate. Sembrava una cosa molto complicata. Chi non ha mai visto i coralli, o non è interessato a farlo, s’è sicuramente perso qualcosa, ma la loro scomparsa non può lasciare nessuno indifferente. Dalle barriere coralline dipende il 25% di tutte le specie oceaniche. Nelle barriere trovano rifugio e protezione uova, larve e innumerevoli esseri durante il loro accrescimento. La loro biodiversità e il loro ruolo nell’ecosistema planetario sono paragonabili a quelli delle foreste amazzoniche e della Nuova Guinea. Mezzo miliardo di persone è legato alla loro salute, non solo per la pesca e il turismo: le barriere sono vitali per le coste. Le proteggono dall’erosione e da mareggiate potenzialmente catastrofiche. Purtroppo, negli ultimi trenta anni il 50% delle barriere poco profonde è andato perduto. Ciò che resta di loro scomparirà del tutto al massimo nel 2050.

Quella dei coralli è una storia iniziata 500 milioni di anni fa...

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