15 apr 2023

corsari barbareschi - una serie

 


Su ImperialEcoWatch, per la rubrica Dimmi del Mare, una serie di miei articoli su un passato del Mediterraneo ancora presente nella memoria storica e nella fisionomia delle sue coste.

Dalle isole greche alla Spagna torri e fortificazioni segnano con muri di pietra un passato di insicurezza e di terrore. Incursioni, razzie e rapimenti erano all’ordine del giorno e nessuna delle popolazioni costiere poteva sentirsi al sicuro. Fioriva il mercato degli schiavi, nel mondo islamico come in quello cristiano e le vie commerciali marittime erano quantomai insicure. Dopo il rinascimento l’Europa assume le tinte e le luci di un Caravaggio o di un Rubens. Il mare luminoso è il territorio di caccia di avventurieri coraggiosi ma senza scrupoli. I corsari barbareschi, nella loro guerra ibrida contro le potenze europee nemiche osano l’inosabile. Si arricchiscono e diventano eroi, ammiragli, e una donna regina. Quelli che sopravvivono. Non sono tutti turchi o algerini, i corsari. Tra loro ci sono bosniaci, croati, spagnoli, inglesi e olandesi. Alcuni er scelta altri costretti. Sono soprattutto gli olandesi, i volontari, che vedono negli ottomani un’opportunità per indebolire la Spagna. Gli olandesi condividono con i francesi e gli ottomani un nemico secolare: la Spagna.

Nei limiti di un quadro composto da quattro articoli ho cercato di trovare delle storie da raccontare quasi come un resoconto di viaggio, un viaggio nei luoghi e nel tempo. Un viaggio che per me era iniziato tanti anni fa guardando una torre che sovrastava la spiaggia. Mio padre aveva una storia da raccontare per ogni manufatto antico. Erano storie facili, che si adattavano alla sensibilità e alla comprensione di un bambino. Nella storia di quella certa torre entravano per la prima volta in scena i turchi e i saraceni. Piano piano le storie e il mare si popolarono di spagnoli, di Cavalieri di Malta, dei Barbarossa e dei cognomi austeri di potenti famiglie che costruivano rocche. Si popolarono di scontri navali, di ammiragli, di capitani. E di teste mozzate. Ora che mi è stata offerta l’opportunità di sbirciare di nuovo attraverso la serratura della Storia, ho provato a raccontarvi qualcosa io, come si farebbe con un adulto, sperando di evocare lo stesso fascino che fece galoppare la mia fantasia davanti ad una torre che sapeva di scoglio e di paura.

Ringrazio Vittoria Amati, editrice di ImperialEcoWatch, per avermi suggerito di riprendere quel viaggio, partendo stavolta da un’altra costa. Quella a sud del Mediterraneo.

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