3 nov 2021

COP26 - il discorso di Sir David Attenborough - tradotto in Italiano.

 


Un discorso che resterà nella Storia, come , nel bene e nel male, l'esito della cop26. Ho pensato di tradurvelo in Italiano, affinché la lingua non sia un ostacolo nell'ascoltare ciò che un un Gigante della Terra ha da dire ai "grandi".

"Signore e signori delegati, eccellenze,

mentre passerete le prossime due settimane a dibattere, negoziare, convincere e scendere a compromessi, come sicuramente dovrete fare, sarà facile dimenticare che l’emergenza climatica si riduce a un solo numero: la concentrazione di CO2 nella nostra atmosfera, la misura che principalmente determina la temperatura globale. E le variazioni in quel singolo numero sono il modo più chiaro per rappresentare la nostra storia, per definire la nostra relazione con il nostro mondo. Per la gran parte della storia antica dell’umanità quel numero è rimbalzato furiosamente tra 190 e 300. E di conseguenza le temperature globali. Era un mondo brutale e imprevedibile. A quei tempi i nostri antenati esistevano in gruppi molto piccoli, ma improvvisamente, 10.000 anni fa quel numero (concentrazione di CO2) si stabilizzò, e con esso il clima. Ci siamo ritrovati in una situazione particolarmente favorevole, con stagioni prevedibili e clima un affidabile. Per la prima volta la civilizzazione è stata possibile e noi non abbiamo perso tempo nell’approfittarne. Tutto ciò che abbiamo raggiunto negli ultimi 10.000 anni è stato reso possibile dalla stabilità di quest’era. Durante questo periodo la temperatura media globale non ha mai oscillato per più di un grado celsius. Fino ad ora.

Il nostro bruciare combustibili fossili, la distruzione della natura, la nostra corsa all’industria, alle costruzioni, stanno rilasciando CO2 nell’atmosfera con una velocità, e su una scala, che non hanno precedenti.

Siamo già nei guai. La stabilità dalla quale tutti dipendiamo si sta spezzando. Questa è una storia di instabilità , quanto di disuguaglianze. Oggi coloro hanno fatto il meno per causare il problema vengono colpiti più duramente. Alla fine, tutti noi subiremo gli effetti dell’impatto, alcuni dei quali inevitabili."

Testimone 1 - Il mio mondo si sta sciogliendo

Testimone 2 – Pensate di avere il controllo, non abbiamo nessun controllo.

Testimone 3 – Sono terrorizzata dal portare un bambino in questo mondo.

"È così che finirà la nostra storia? Il racconto della specie più capace, tragicamente condannata da quella caratteristica troppo umana di non riuscire a vedere un quadro più grande oltre gli obiettivi a breve termine? Ma forse il fatto che le persone più colpite non appartengono a un’immaginaria generazione del futuro, ma i giovani che vivono oggi, forse questo ci dà lo slancio di cui abbiamo bisogno per riscrivere la nostra storia, per trasformare questa tragedia in un trionfo. Noi siamo, dopotutto, i più grandi problem solver che siano mai esistiti sulla Terra. Noi adesso capiamo questo problema, noi sappiamo come fermare la crescita di quel numero e farlo tornare indietro. Dobbiamo mettere a posto le emissioni di carbonio in questo decennio. Dobbiamo ricatturare miliardi di tonnellate di carbonio dall’atmosfera. Dobbiamo mirare a mantenere la temperatura entro 1,5 gradi. Una nuova rivoluzione industriale, alimentata da milioni di innovazioni sostenibili sarà essenziale ed è già iniziata. Tutti noi condivideremo i benefici. Energia pulita e conveniente, aria salubre, e cibo sufficiente per sostenere tutti. La natura è un alleato chiave. Ovunque ripristiniamo la natura questa ricattura il carbonio e ci aiuta a riportare l’equilibrio sul nostro pianeta. E mentre lavoriamo per costruire un mondo migliore, dobbiamo riconoscere che nessuna nazione ha completato il suo sviluppo perché nessuna nazione avanzata è ancora sostenibile. Tutte hanno ancora un viaggio da completare affinché abbiano un buon tenore di vita e lascino un'impronta modesta. Dovremo imparare insieme come raggiungere questo obiettivo, assicurandoci che nessuno venga lasciato indietro. Dobbiamo sfruttare questa opportunità per creare un mondo più equo e la nostra motivazione non dovrebbe essere la paura, ma la speranza."

Testimone 6 - Possiamo risolvere il problema climatico in una generazione? La mia risposta sarebbe, sì, dobbiamo.

Testimone 7 -  Non dobbiamo solo parlare di ciò che possiamo fare, ma fare ciò che possiamo.

Testimone 8 - Questa è una sfida che dovremmo cercare di risolvere in modo rapido, ma con una visione a lungo termine.

"Si tratta di questo; le persone che vivono oggi, le generazioni a venire, guarderanno questa conferenza e considereranno una cosa: Quel numero ha smesso di crescere ed ha iniziato a calare grazie agli impegni presi qui? Ci sono tutte le ragioni per credere che quella risposta potrebbe essere sì. Se lavorando separati siamo una forza abbastanza potente per destabilizzare il nostro pianeta, sicuramente lavorando insieme siamo una forza abbastanza potenti da salvarlo. Nella mia vita ho assistito ad un terribile declino, nelle vostre potreste assistere ad una meravigliosa guarigione. Quella speranza disperata, signore e signori, delegati, eccellenze, è il motivo per cui il mondo vi sta guardando. Ed il motivo per cui siete qui. Grazie."

 

 

 

 

 

24 set 2021

Il retaggio dei navigatori portoghesi: uomini fino alla fine del mondo - una serie di articoli

 


Diciamola tutta: se non ci fosse stata 'di mezzo' l'America, Colombo e i suoi equipaggi sarebbero probabilmente morti di fame e di sete, o decimati dallo scorbuto, prima di incappare in qualche remota isola del Pacifico sulla loro via verso le famigerate Indie. Tuttavia Colombo non era per niente un improvvisato. Cresciuto alla scuola dei naviganti portoghesi condivideva con loro un robusto sospetto:  non troppo lontano da dove s'erano già spinti, verso ovest, c'erano altre terre. I portoghesi conoscevano bene quel mare scuro, il regime dei suoi venti e delle correnti. Sapevano come andare e tornare. Colombo aveva imparato i fondamenti della marineria moderna presso i laureati alla più prestigiosa scuola di navigazione che si sia mai vista sulla faccia della terra.

Quella scuola nasceva dalla visione di un principe illuminato: Enrico de Aviz, detto poi 'Il Navigatore'. Uno che non aveva nulla da invidiare ad un Federico II di Svevia. Quella scuola formò i Bartolomeo Diaz, i Vasco da Gama, Cabral e Magellano, e di riflesso gente come Colombo e Vespucci. Da quell'esperienza e da quelle conoscenze uscirono gli esploratori, i capitani e gli esperti cartografi che hanno inventato la navigazione moderna e, se vogliamo, l'immagine stessa del mondo odierno, fisica e politica.

In giro si sa troppo poco delle loro scoperte, delle loro incredibili imprese. La nostra sfera d'influenza, un'influenza assolutamente superficiale, campanilista e anglofila, ci porta a considerare Colombo e Cook come i numi delle scoperte e della navigazione. Ma nessuna delle loro imprese è paragonabile, per perizia, organizzazione e miglia percorse, a quelle dei portoghesi. 

In tre articoli, che linkerò su questo blog man mano che verranno pubblicati, ho voluto rendere omaggio a coloro che considero gli artefici della navigazione moderna. Uomini (purtroppo dovremo aspettare la pirateria per vedere delle donne al timone) che hanno forgiato la modernità spingendosi dove nessuno aveva mai osato prima, spingendosi fino alla fine del mondo.

https://www.imperialecowatch.com/2021/09/23/grandi-navigatori-portoghesi-da-enrico-di-aviz-a-bartolomeo-diaz/ 


29 lug 2021

Un giorno il Pianeta Terra decide di diventare un influencer...





Un bel giorno il Pianeta Terra decide di diventare un influencer, apre un account e twitta a più non posso. Ci mostra i suoi angoli segreti, le sue opere più spettacolari, ci erudisce e ci intriga con tante curiosità. Suppongo abbia deciso di rivolgersi a noi umani perché siamo i suoi inquilini più turbolenti.

Cominciamo: cara Terra, come stai? Posso darti del tu?

Ciao bipede! Ceeeerto, diamoci pure del tu!
Come sto io? Solita routine direi, giro su me stessa, attorno al sole sulla mia orbita, passando saluto gli altri pianeti, schivo gli asteroidi e soprattutto vi controllo sempre, perché non so se hai notato, ma è un po' caldino qui, ultimamente, e ho il forte sospetto che ci sia il vostro zampino!

Sì, fa caldino, ma tanto non la smettono neanche con 49,6°C in Canada. Ci ritorneremo dopo, ora però parliamo di te. Posso chiederti dove sei nata e quanti anni hai? O è maleducato domandartelo...

Be', allora vediamo... non è affatto maleducato chiedere quanti anni ho, anche perché non è un segreto, dato che lo avete scoperto con la scienza e sono fiera di voi per questo! Ho circa 4,6 miliardi di anni, anno più anno meno, (che tanto, in termini geologici, è il tempo di uno starnuto! Oops! Forse gli starnuti sono ancora tabù!)
E comunque, come la maggior parte delle nascite, anche la mia è stata molto turbolenta. Ricordo solo un gran calore, diversi pizzicotti e poi ad un certo punto … la calma, ero nata (più o meno come mi conoscete ora).
Non so che giorno fosse di preciso, ma il Sole doveva aver avuto una giornataccia per esplodere così!
Ma è stato un bene, perché sono qui!

Maschio o femmina? Sperando che non ti senta troppo attratta/o da altri pianeti, sai le collisioni...

Per quanto riguarda il mio genere, in realtà non ci ho mai pensato: mi chiamate 'Mamma Terra', oppure 'il Mondo' e per me è la stessa cosa, perciò continuate a chiamarmi nel modo che vi fa sentire più a vostro agio, l'importante è che mi trattiate bene.

D'accordissimo. E quindi ti aspetti che gli esseri umani facciano qualcosa quando leggono i tuoi tweet e i tuoi post sul blog?

Io tratto temi seri: estinzioni, disastri ambientali, il poco temuto (a torto) cambiamento climatico... però sono dell'idea che assillare, angosciare costantemente, a lungo andare, sia demotivante, e siccome non voglio vedervi sul divano rassegnati ad aspettare l'estinzione con i popcorn in mano, ho voluto provare a raccontarvi certi temi con ironia e irriverenza. Spero in questo modo di suscitare emozioni e di lasciare anche un piccolo "pensiero parassita" nella vostra mente, come un bug, che vi faccia alzare, prima o poi, da quel maledetto divano...

In quale umore geologico eri quando hai deciso di diventare un influencer?

Diciamo che ero prossima ad una frana di crollo! Hai presente quando hai un peso enorme da reggere, ma pian piano il vincolo con cui lo tieni si consuma, finché ad un certo punto lo lasci andare tutto insieme? Ecco! Credo che voi umani lo chiamiate Esaurimento Nervoso!
Alla fine, visto che i miei evidenti segnali di malessere non erano captati, ho deciso di usare i social per quello per cui, secondo me, sono spesso usati in realtà: dare modo a chi vuole di esprimere il proprio punto di vista, parlare di ciò che sta più a cuore, e qualche volta, far sfogare chi non può permettersi un bravo analista.
Perciò mi sono fatta un account ed ho iniziato a comunicare con la mia aggressività passiva.

Nell'antichità circolavano molte religioni che adoravano la Grande Madre, sostanzialmente il Pianeta Terra. Da bipede, come mi chiami tu, mi sembra che le religioni abbiano più successo della scienza. Perché non hai tentato la vecchia strada?

Non credo ci sia bisogno di un'altra religione, ce ne sono già tante e troppo spesso non vanno d'accordo tra loro.
Comunque non penso vi serva una fede per vedere che siete circondati da tanta magnificenza naturale, frutto di milioni di anni di evoluzione.
Mi è giunta voce infatti, che state pure sviluppando tecnologie basandovi su miei brevetti, ad esempio, è vero che avete costumi da nuoto a 'pelle di squalo'? E che state anche studiando i polpastrelli dei geki? Questo mi dicono... che cosa avete in mente? Volete scalare i grattacieli a mani nude come Spiderman? E a proposito, avete notato che molti dei supereroi che vi siete inventati hanno superpoteri 'rubati' alla natura?

Assolutamente! Siamo scimmie imitatrici, ma è anche così che s'impara e si crea: imitando. Te lo dico da scrittore, e cara Maestra, ho saputo una cosa: in superficie stai piantando alberi, e dai loro un nome...

Sì! Ho fatto mio il detto che chi fa da sé fa per tre. Ok questa era una battuta un po' terra terra. Mi è venuta l'idea di ricreare un corridoio ecologico in un'area coltivata in modo intensivo, per dare un rifugio ad uccelli e insetti (e qualche mammifero). Mi piace dedicare ogni tanto una pianta ai miei lettori con i quali riesco a instaurare un rapporto di amicizia e fiducia, credo sia un ottimo modo per far rinascere nelle persone l'entusiasmo per la natura e ritrovare un legame con lei.





Veramente gentile da parte tua. Ora dimmi: in profondità... cosa succede in profondità?

Dipende dalle profondità...ne ho tante! Al momento quelle che mi danno più pensiero sono le profondità oceaniche, sempre più invase dalla plastica e inquinanti vari, se e, ormai lo hanno capito anche gli scogli, sempre più calde e acide...si rischia davvero di scombinare irreparabilmente un equilibrio molto complesso, dal quale deriveranno anche per i bipedi terrestri tanti sconvolgimenti da far loro rimpiangere la pubertà!
Se già adesso non sapete cosa mettere il sabato sera, immaginate quando non si capirà più nemmeno che stagione sia! Anche trovare luppolo e orzo per fare la birra sarà un incubo, pensateci!

Si estingueranno un sacco di specie, ma la vita sul pianeta continuerà anche senza gli esseri umani, hai così tanto a cuore gli umani da avvertirli? O hai più a cuore le specie che per colpa loro si estingueranno?

Siccome l'uomo è l'unico che possa porre un minimo di rimedio a questo casino (da lui stesso creato, non per essere antipatici, eh!), non posso chiedere, ad esempio, al pinguino imperatore di fare qualcosa a riguardo...anche perché già deve fare i conti con il posto estremo in cui vive e i cambiamenti che vi sono già in atto!
E poi tu questa intervista la farai leggere agli umani, perciò...ceeeerto che sono i miei preferiti!

Quale è stato il tuo momento peggiore nel comunicare con noi?

Il momento piú buio nel comunicare con voi è stato il lockdown del 2020, perché tutti eravamo smarriti: gli umani perché non avevano più nessuna delle loro routine, e quindi punti di riferimento, azioni familiari...io perché è difficile fare gioire qualcuno per le bellezze della natura, se non può uscire a godersele.
È in questo periodo che sono nati i 'viaggi dedicati' (le persone mi dicevano dove sarebbero volute andare e io scrivevo e descrivevo il viaggio, evocando immagini, suoni, odori…) perché non potevo più dedicare alberi, perciò ho cercato di dedicare emozioni positive.

E il più bello?

Per fortuna ci sono molti più momenti belli, ma i migliori sono forse due: quando dei bipedi in carne ed ossa e Terra si sono incontrati fuori dal social e hanno passeggiato insieme, l'altro quando abbiamo ospitato il primo visitatore del Bosco, che è venuto a trovare la sua quercia dedicata.
Il bosco è ancora in miniatura ma l'emozione è stata grande.




Immagino, siamo tutti in debito. E ora cosa diresti agli umani che non trova spazio in un tweet nè in un lungo thread?

Oh, che bello! Ora finalmente tiro fuori il rospo (che poi perché sempre il rospo? che stanno modo di dire!) comunque:
Cari bipedi, qui è Terra che vi parla.
Ecco il mio pensiero per voi che mi fluisce dal nucleo come magma alcalino: vi devo dire che è ora di finirla di fare gli spavaldi disfattisti e dire sempre che l'uomo merita l'estinzione, che ci vorrebbe un bell'asteroide, e altre frasi poco carine del genere…

Voglio dire, prima mettete tutto in disordine e poi ve la volete svignare così, lasciando un disastro immenso? E chi dovrebbe mettere a posto, secondo voi? Forza, rimboccarsi le maniche, hop hop! So che avete paura, che credete che i potenti del mondo vi siano tutti contro e che voi da soli non potete fare niente, però almeno provarci me lo dovete! È ora di usare questa paura che avete per il futuro, per trovare soluzioni concrete, invece di nascondervi dietro frasi come "ormai sono vecchio, ci penserà chi viene dopo" o "eh, ma allora LORO???"

Ma ancora di più, prima di tutto, vi deve entrare in testa che l'uomo è parte della natura e non un estraneo! Quello che succede alla natura, succede all'uomo.
Se l'uomo ignora la natura, la natura ignora l'uomo, e dopo sì, che sono quarzi amari!

Siete parte del sistema natura.








Se ti piace cosa scrivo è molto probabile che ti piacciano i miei libri...

22 lug 2021

Da grande farò l'astronauta



All'inizio c'è un odore.
Avrò avuto al massimo cinque anni, perché ancora non andavo a scuola. Il giorno prima m'avevano regalato una maschera, di quelle che puzzavano forte di gomma e talco, e un paio di pinne rondine per bambini. Puzzavano bene anche quelle, Quell'odore m'è rimasto addosso per tutta la vita. Tanto che, quando ci penso, ancora precipito in un abisso luminoso: stelle marine, conchiglie, pesci. Cavallucci. I giochi di luce delle onde sul fondale. Le increspature sulla sabbia.
Il mistero bluastro degli scogli e dell'ombra, nelle grotte, sotto i pontili.
Ma se mi chiedevano 'cosa farai da grande?' io rispondevo:
'l'astronauta'.

Tutta colpa di 2001: odissea nello spazio. 
I film di Bond già circolavano da almeno dieci anni, ma non mi ci portavano. In compenso avevo visto Odissea almeno tre volte inseguendolo nei cinema parrocchiali e di terza. Le astronavi mi piacevano un casino, senza parlare delle tute spaziali. Intanto avevo continuato ad andare con maschera e pinne ed avevo imparato a fare due cose: a compensare e ad iperventilare - che poi si rivelò una pratica pericolosa. Per le bombole dovevo aspettare. Come per diventare astronauta. 
Thunderball, ancora non lo sapevo, era il film dei record per le scene girate sott'acqua. 
Per i numeri leggete qui: https://alertdiver.eu/it_IT/articoli/subacquea-pop-007-operazione-tuono
E in Dr..No (007 licenza di uccidere) una indimenticabile Ursula Andress con maschera e coltello - la fissa dell'epoca era di andare sott'acqua armati -  spunta dal mare come una Venere di Botticelli. 



Ma lo spazio ruba sempre la scena al mare.
Stati Uniti e Russia si stanno sfidando in una prova di puro marketing. Un certo numero di nazioni indecise devono ancora scegliere tra due sistemi. E quelle già schierate al di qua o al di là della cortina hanno bisogno di motivazioni. Hollywood e i media, e di conseguenza l'immaginario collettivo, lentamente sovrascrivono una conquista ben più utile: quella dei fondali marini.

Nel 1957 Il mondo del silenzio, di Louis Malle e Jacques Cousteau, aveva vinto l'Oscar come miglior documentario. Il mare era pronto a stregare il grande pubblico con pesci, scooter subacquei, e coralli. Tre anni dopo, il 23 gennaio del 1960, Auguste Picard e Don Walsh col batiscafo Trieste raggiungono il punto più profondo del pianeta nella Fossa delle Marianne. Si apre una nuova frontiera: l'esplorazione degli abissi e dei loro segreti. Ma nel 1961, esattamente il 12 aprile, un russo, Yuri Gagarin, è il primo uomo a raggiungere lo spazio. La notizia sorprende tutti e di abissi non parla quasi più nessuno. Restano interessati solo pochi addetti ai lavori. Le compagnie minerarie, con il loro proverbiale pragmatismo, capiscono da dove viene l'opportunità. Ignorano lo spazio e zitti zitti gettano uno sguardo alle risorse sommerse - ne ho scritto qui:
https://www.imperialecowatch.com/2021/05/18/deep-sea-mining-dal-mare-liberum-allazione-di-greenpeace/

Se con Thunderball il mare e la subacquea stuzzicano di nuovo il pubblico con uomini e mezzi che si muovono nelle tre dimensioni, Odissea nello spazio e una sequela di serie di fantascienza catapultano il mondo ai confini dell'universo. Andrà avanti così, a colpi di effetti speciali - spesso grossolani - per i prossimi quindici anni. Ma mi piace ricordare che l'unica scena drammaticamente vera di gravità zero in 2001 è quella girata sott'acqua. Quando David disattiva Hal 9000 è in in una piscina. Non c'è altro modo, secondo il genio maniacale di Kubrik, di renderla così realistica. Rischiando la vita della controfigura, che s'era trovata sott'acqua in uno scafandro non ventilato per evitare emissioni di bolle. Si era ben lontani dai rebreather moderni. Ormai era fatta: malgrado le stazioni subacquee Precontinent di Cousteau, il destino dell'umanità era nello spazio. Colonie extraterrestri, basi lunari e gigantesche stazioni spaziali entrano nell'immaginario collettivo come futuro inevitabile: la patente d'astronauta sostituirà la patente B. Ma chi vincerà questa gara?



Il primo uomo sulla luna è un americano.
Qui parlo del film: https://nonsoloshamandura.blogspot.com/2018/11/il-primo-uomo-lasciatevi-annoiare.html 
Gli americani esultano, i russi fanno spallucce, ché di buttare tutti quei soldi per un mucchietto di sassi proprio non gli andava, e per un po' la gente si scorda il Vietnam. Poi, finalmente, qualcuno comincia a pensare che dopo la vittoria d'immagine insistere a sparare capsule Apollo e moduli lunari su un satellite desolato sia una velleità costosina. Il contribuente è ancora contento dello show, ma prima o poi inizierà a far domande. Il programma sbaracca prima che le pongano in troppi.

Nel ridimensionamento degli obiettivi, stavolta con un filo di senso pratico in più, c'è da conquistare una zona molto più utile della luna: l'orbita terrestre. Lasciar bruciare missili Saturn V al loro rientro nell'atmosfera è ora percepito come uno spreco di soldi, inventiamoci allora un traghetto in gran parte riutilizzabile, così il contribuente non rogna. Ma i programmi spaziali, o meglio orbitali, hanno il brutto vizio di sforare il budget. Che si fa? 
Offriamo biglietti per recuperare le spese e vediamo che succede. Sembrerà un'idea stelle e strisce, invece è venuta ai russi. Il primo turista spaziale, nel 2001, è l'americano Dennis Tito. È solo il primo di una lunga lista. Sgancia 20 milioni di dollari per volo e pernottamento di una settimana sulla ISS, andata e ritorno con una spartanissima Soyuz, tutta acciaio e bulloni.




E se ne facessimo di più comode...
Branson, Musk e Bezos fiutano l'affare. Non sono gli unici, sono solo i più famosi tra coloro che si sono gettati a capofitto in quella nicchia dorata di mercato. Il volo di Bezos, riportano i giornali, costa 32.000 dollari al minuto.

Ma...
Se prima un miliardario pagante sosteneva parte dei costi della ricerca scientifica, ora sostiene le tasche di chi di soldi ne ha già così tanti da doverli lanciare nello spazio. 

Torniamo a quell'odore di gomma. 
Accanto ai sogni spaziali continuava a vivere un altro mondo dove potevo sentirmi senza peso. Un mondo che non avevo mai smesso di frequentare. Lì sotto i pensieri di superficie svanivano per cedere il passo al silenzio e alla meraviglia, ad una parete di corallo, a un nudibranchio che striscia su una spugna tremando per la corrente, al gamberetto che ti danza nella mano. Un mondo di luce, di colore e di vita. Vita aliena. Non c'è nulla di più alieno del mondo sottomarino. Lo spazio vuoto e freddo dovrà faticare non poco a fabbricare esseri come quelli che incontri sott'acqua nel pianeta Terra. Chi non mi crede non ha mai visto un nudibranchio.

Ma soprattutto sono felice di pesare sul pianeta solo con l'energia di un compressore che riempie la mia bombola. Oggi per me lo spazio dei turisti, con la sua costosa tecnologia tutta privata e con le sue emissioni stratosferiche 
può 
serenamente
pacificamente
andarsene 
affanculo




PS
Tornerò presto sull'argomento con un raccontino.

Aggiornamento:





16 giu 2021

Bikini, atollo nucleare: emergenza climatica peggio delle bombe atomiche?


L'atollo di Bikini, nelle isole Marshall, negli anni ’50 divenne poligono per test nucleari. Ma pesci e coralli sono tornati a popolare i suoi fondali, dimostrando una resilienza che gli scienziati stentano a credere.


Immaginate un atollo in mezzo al Pacifico, lingue di sabbia bianchissima, isolotti circondati da un'acqua che più trasparente non si può, una barriera ricca di pesci e coralli. Ovviamente vi viene una voglia pazza di lanciarvi sopra una bomba atomica, anzi: tutti gli ordigni termonucleari che vi va di far esplodere, vero?
Qualcuno l'ha fatto davvero. Per rendere il gioco più interessante hanno posizionato all'interno della laguna tutte le navi da guerra in disuso che riuscirono a raccattare, poi disegnarono una pin-up degli anni ’50 su ogni bomba. Una Rita Hayworth in costume da bagno due pezzi, per esempio. Quel due pezzi 'esplosivo' porta ancora il nome dell'atollo: Bikini.
Annunciando un evento divino di proporzioni catastrofiche le autorità militari convinsero i pochi abitanti a trasferirsi altrove. E quando quei poveri pescatori videro i lampi ed i funghi atomici, da trecento kilometri di distanza, si rallegrarono di aver seguito i consigli di quegli stranieri così in confidenza con le divinità. Parlare di quello che accadde a tutte le altre forme di vita marine e non, credo sia davvero superfluo.
Per fortuna, speriamo, idee balorde come quella di far esplodere bombe atomiche sui paradisi incontaminati non vengono più in mente a nessuno da un bel pezzo. Tanto che nel 2010 l'UNESCO inserisce Bikini nel World Heritage, un documento vivente sull'equilibrio del terrore. L'atollo oggi è visitabile, ma non abitato. Non sarà abitabile per molto tempo, è ormai un sito contaminato in modo pressoché permanente. Le noci di cocco accumulano cesio dal sottosuolo. Alghe e pesci sembrano in salute, ma fino a pochi anni fa erano talmente radioattivi che se posati su una lastra per i raggi X la imprimevano.





L'incredibile resilienza della vita marina.

Incredibilmente la vita è tornata a popolare i fondali e le spiagge di Bikini, ripartendo da zero. Dopo sessanta anni dall'ultimo esperimento nucleare l'atollo ha recuperato il 65% delle specie preesistenti. Acropore e porites, coralli duri, sono cresciuti fino a dimensioni record. Il mare abbonda di fauna. Steve Palumbi, professore di scienze marine all'università di Standford, ha affermato che gli effetti delle radiazioni sulla vita oceanica non sono mai stati studiati in modo approfondito e la ricerca iniziale del suo team suggerisce che è "notevolmente resistente".
Gli animali studiati dagli scienziati intorno a Chernobyl hanno mostrato deformità e mutazioni, ma la ricerca iniziale del team di Stanford suggerisce che la vita marina a Bikini potrebbe essere andata molto meglio. Secondo le osservazioni preliminari il segreto è nella capacità degli organismi acquatici riparare il proprio DNA. Paradossalmente il luogo più martoriato al mondo dai test nucleari potrebbe offrire soluzioni per la guerra contro il cancro.
Da quando la radioattività sulla terraferma è scesa a valori accettabili, avventurosi subacquei non hanno perso l'occasione di visitare i relitti dell'unica flotta al mondo affondata con armi nucleari.  
Dopo Fukushima, Bikini è diventato un luogo dove attingere dati sull'impatto a medio e lungo termine del nucleare sull'ambiente marino. 
Ma anche un monumento alla follia surreale di tante decisioni umane.


L'emergenza climatica peggio del nucleare?

Coralli e altre spcie marine hanno impiegato più di 60 anni per riprendersi ed ora sono tornate ad abitare il reef in modo rigoglioso. L'acqua è limpida, i relitti incastonati di coralli. Sul reef esterno grandi acropore (coralli tavolo) hanno ricoperto chilometri di parete. Si notano sia squali grigi che pinna bianca di barriera. Ma tutta questa voglia della vita marina di riaffermarsi potrebbe essere vanificata per sempre dal riscaldamento a dall'acidificazione delle acque degli oceani.




Relitti, squali e coralli

La portaerei USS CV-3 Saratoga giace in linea di navigazione su un fondale di circa 60 metri. Una sezione del ponte di decollo (dopo sessant’anni in mare e due esplosioni nucleari) sta lentamente collassando e la penetrazione della zona sottostante è sconsigliata. La corazzata HIMJS Nagato giace scuffiata su un fondale di 50 metri circa. Tra gli altri relitti: la USS Arkansas, la USS Carlisle e la USS Lamson. La visibilità varia dai 20 ai 50 metri e la temperatura dell’acqua è sui 26C° tutto l’anno. Le pareti esterne dell’atollo sono tornate ricche di coralli e vita marina.


Da poligono atomico a patrimonio dell'UNESCO

Dal 2010 patrimonio dell'UNESCO, come museo dell'era nucleare, tra il 1946 ed il 1958 l'atollo di Bikini, Isole Marshall, è stato teatro di ben ventitré test nucleari condotti dagli Stati Uniti. Nella prima serie di esperimenti (Operazione Crossroads) la Marina degli Stati Uniti volle misurare l'effetto di un attacco nucleare su una flotta intera, dispiegando novantacinque vascelli bersaglio, tra i quali la portaerei americana Saratoga e la corazzata giapponese Nagato. Nel 1954, con il test Castle Bravo, fu fatto esplodere su Bikini un ordigno mille volte più potente dell'atomica di Hiroshima. Durante il test l'acqua della laguna raggiunse i 55.000 gradi di temperatura, ed il fallout ricadde sugli atolli vicini di Rongelap e Rongerik, e sulla nave da pesca giapponese Daigo Fukuryu Maru.
Oggi l'atollo è ancora inabitabile per i livelli di radioattività del suolo e delle acque sotterranee. Bikini è visitato quasi esclusivamente da subacquei e ricercatori.

https://www.theguardian.com/world/2017/jul/15/quite-odd-coral-and-fish-thrive-on-bikini-atoll-70-years-after-nuclear-tests

26 mar 2021

Gli strabilianti superpoteri delle lumachine solari

 


La differenza tra piante e animali sembra abbastanza chiara a chiunque, ma se c’è un luogo dove un piccolo invertebrato più comportarsi come una pianta, assumendone l'aspetto e le strategie metaboliche, questo luogo è il mare. E se c'è qualcuno in grado di farlo, beh... chi è più fantasioso, imprevedibile,  strabiliante delle lumachine di mare e dei parenti stretti: i nudibranchi?

L'Elysia chloritica è un sacoglosso, quindi una lumachina, in grado di sopravvivere anche mesi senza nutrirsi. Ci riesce utilizzando una caratteristica delle piante: sfrutta l’energia solare. A guardarla sembra proprio in crisi d’identità: assomiglia a una verdissima foglia.

Nella simbiosi, in cui forme di vita differenti cooperano per il mutuo benessere, gli organismi restano separati. Quello che invece accade nella nostra Elysia è qualcosa di abbastanza surreale: una sorta di fusione. Si chiama endosimbiosi e avviene all’interno di quei mattoncini che compongono un organismo: le sue cellule.

Per avere una idea più precisa delle differenze bisogna ricorrere all’esempio dei coralli. Tra i polipi del corallo e le alghe simbionti c'è un reciproco scambio: le alghe, tramite fotosintesi, forniscono zuccheri ai polipi all'interno della colonia corallina, in cambio le alghe ottengono azoto dalle deiezioni dei polipi. Ma fin qui gli organismi, uno animali e l'altro vegetale, restano separati, non si fondono. Nell'Elysia chloritica, invece, succede qualcosa che pensavamo possibile solo nei supereroi della Marvel.

La nostra supereroina si nutre di alghe ma non si ferma alla loro digestione. La sua evoluzione le permette di immagazzinare nelle proprie cellule i diretti responsabili della fotosintesi: i cloroplasti, organuli presenti nelle cellule delle alghe. Secondo gli scienziati un’assimilazione del genere dovrebbe innescare una difesa immunitaria, come accade per esempio con i virus, i parassiti e i batteri. Allergologi e immunologi si domandano perché queste lumachine abbiano deciso di non scatenare reazioni di difesa. L’invasione consensuale è regolata da geni preposti e lo studio di questi geni aiuterebbe la medicina nella progettazione di nuovi farmaci. Ma non solo. 

I ricercatori della Rutgers University hanno usato il sequenziamento dell’RNA per tracciarne il ciclo digestivo, un’operazione che consente di capire cosa viene assimilato, e come, da un organismo. La Elysia chlorotica è capace di proteggere i cloroplasti dai processi digestivi attivando dei geni specifici. Dopo aver prelevato i cloroplasti può smettere di nutrirsi e sopravvive grazie alla fotosintesi per un periodo che va dai 6 ai 10 mesi. In sostanza: continua a vivere grazie ai pannelli solari al proprio corpo. 

Fino a ieri si sapeva che  per attivare organuli fotosintetici come i cloroplasti c’era bisogno della pianta o dell’alga intera, ma la Elysia chlorotica ci dimostra che esiste una valida alternativa.Riuscire a capire come faccia a conservare i plastidi senza la pianta aprirebbe prospettive interessanti sulla produzione di energia solare su base biologica. 

La Elysia chlorotica vive nell’Oceano Atlantico nord-occidentale su fondali algosi soggetti alla marea. Gli adulti sono diventano di colore verde brillante proprio a causa della presenza di cloroplasti. Poiché la lumaca non ha un guscio protettivo utilizza il colore verde e la forma per mimetizzarsi e difendersi dai predatori, aumentando così le possibilità di sopravvivenza. 

Purtroppo la popolazione di queste piccole creature di pochi centimetri sta lentamente declinando. Non se ne conoscono i  motivi precisi, ma tra emergenza climatica e variazione della composizione chimica dei fondali marini c’è un bel plafond di concause ben note da cui attingere. I mali del mare sono sempre gli stessi, li conosciamo bene: acidificazione dovuta all’eccesso di CO2, fertilizzanti, riscaldamento globale, e cementificazione delle coste. Solo la pesca eccessiva sembrerebbe non influenzare la nostra Elysia..

A presto per altre stranezze dall'incredibile, pirotecnico, psichedelico mondo marino!


18 mar 2021

Gli effetti speciali del calamaro vampiro



Non c’è bisogno di viaggiare nello spazio per incontrare creature aliene. Dagli ctenofori iridescenti al calamaro vampiro le profondità oceaniche ospitano una fauna che (per dirla come Massimo Boyer, biologo marino) ‘nemmeno il peggior bar di Guerre Stellari’. Con il progredire della tecnologia si va a frugare sempre più in profondità, dove si fanno incontri sempre più strani.

Alcune di queste creature irrompono in società diventando fonte d’ispirazione. È il caso del calamaro vampiro, Vampyroteuthis infernalis, che tradotto letteralmente significa calamaro vampiro infernale. Malgrado il nome inquietante questa creatura rosso-bruna di una trentina di centimetri di lunghezza, di infernale ha solo i colori, ma alcuni suoi comportamenti sono decisamente da stregone. O da nave spaziale.

Nel 2014 l’Aquario di Monterrey in California ne ospitò un esemplare pubblicizzando l'evento come se si trattasse di una star di Hollywood. I bambini ne restarono immediatamente impressionati (qualcuno anche troppo) e il pubblico poté  assistere ai suoi show senza calarsi negli abissi. Quelle del Vampyroteuthis infernalis sono profondità accessibili solo a sottomarini per la ricerca e ai ROV. Furono le immagini girate da questi ultimi a fare di questo cefalopode una celebrità.

Il calamaro vampiro vive tra i 600 e i 1500 metri di profondità, dove la luce non arriva più e la fotosintesi è una sconosciuta. Come i suoi nobili parenti cefalopodi, anche il calamaro vampiro è di sangue blu. Nelle sue vene scorre emocianina una sostanza che in certe condizioni di freddo e scarsità d’ossigeno è più efficiente dell’emoglobina. Un metabolismo lentissimo e branchie sovradimensionate gli consentono di vivere con solo il 3% di livello di ossigenazione.

 


Un calamaro dagli effetti speciali 

Si sa, i cefalopodi sono psichedelici e il calamaro vampiro si difende bene anche come stratega. Spruzzare nuvole di liquido nero nel buio degli abissi non ha molto senso, e l'evoluzione punisce gli imbecilli. quindi, per difendersi dai predatori il calamaro vampiro ha escogitato altro trucco. Per prima cosa arriccia tentacoli e membrane verso l'esterno e poi li avvolge attorno al suo corpo, rigirandosi come un calzino. È il momento in cui espone le sue spine. Se sottoposto a stress fugge con una tattica degna di un aereo da combattimento; inizia a compiere manovre evasive con bruschi cambiamenti di rotta, e se questo non basta espelle una nube di muco bioluminescente che forma innumerevoli sfere di luce blu. WOW!

Lo spettacolo pirotecnico può durare alcuni minuti. Questo furbo espediente serve a confondere i potenziali predatori, consentendogli di sparire nell'oscurità senza dover accelerare per lunghe distanze. In quel mondo di economia al risparmio lo show avviene solo in caso di grave pericolo. La produzione di muco magico, dal punto di vista metabolico, è infatti molto costosa. 

Le sue stranezze gli hanno guadagnato fan di ottima caratura. Nel 2005 Claire Nouviane, allora giornalista scientifica e documentarista, rimase così affascinata dal calamaro vampiro che volle sapere tutto su di lui. Scoprì che aveva uno sviluppo lento e che le femmine portavano avanti una gestazione lunghissima, oltre un anno. Scoprì che si nutriva di zooplancton e di sedimenti, poi la brutta notizia: gli alti fondali marini erano minacciati dalla pesca a strascico, un metodo in grado di distrugge quel delicato strato che si deposita sul fondo degli oceani, un habitat che il calamaro vampiro condivide con innumerevoli altre specie. Mettendo le cose insieme Claire scoprì che quel mondo lontano era seriamente in pericolo. Allora lasciò il giornalismo e la TV a tempo pieno e decise di utilizzare le sue capacità di comunicatrice e le tecniche del giornalismo investigativo per occuparsi dei fondali marini. Fondò Bloom, una NGO votata alla protezione degli oceani. Nel 2016 Claire riuscì a spuntarla davanti alla Commissione Europea per la pesca, facendo accettare all’Europa intera un limite di profondità di almeno 800 metri per la pesca a strascico. Questo successo le ha recentemente guadagnato il Premio Goldman per l’ambiente, premio che per prestigio è considerato un Green Nobel. E pensare che tutto iniziò, come Claire stessa ha dichiarato a The Guardian, osservando una creatura bizzarra e sorprendente, infernale di nome, che abitava un mondo in fondo al mondo. Il calamaro vampiro.


2018 © claudio di manao 
- vietata la riproduzione anche parziale dei contenuti senza il consenso dell'autore -

13 mar 2021

Quando il pianeta ti fa domande, anzi: t'intervista.

 


Un giorno Terra_Pianeta mi fa: "E se t'intervistassi?" 

Lì per lì mi cade la mascella, perché proprio io?

"Perché sei un bipede che vorrebbe avere le branchie e ama il Pianeta"

Tra l'emozione e tutte le altre cose che passano nella mente del bipede scrivente, ogni giorno più orgoglioso dei suoi antenati quadrumani, mi sottopongo alle domande: cosa mi chiederà? Cosa vorrà sapere da me? Mi chiederà se faccio la differenziata? Se vado in bici o guido un SUV?

Ho la coscienza a posto, mi dico, posso affrontarla.

eccola:

https://terratheplanet.blogspot.com/2021/03/intervista-ad-un-bipede-che-ama-il-mare.html




4 mar 2021

L’incredibile coincidenza degli squali luminosi





Il mondo sottomarino è psichedelico e chi lo conosce bene sarà d’accordo con me. Polpi e seppie s’inventano pattern lisergici e fantasmagorie ipnotiche degne di schermi giganti da dj set di musica Trance. Senza parlare degli ctenofori, dei nudibranchi. E più vai giù più trovi cose strane, dal calamaro vampiro al totano gigante. Eravamo tutti strabiliati dalla bioluminescenza del plancton, grazie alla quale noi istruttori sub incantavamo l’audience come dei maghi Merlino. Ma agli squali fosforescenti, almeno io, non c’ero mai arrivato.

C’era arrivato qualcun altro, invece, uno che conosco bene. Un mezzo parente, visto che è lo zio preferito della mia gatta. Ma parliamo adesso di squali psichedelici: ne hanno scoperte ben tre specie in Nuova Zelanda. Il più grosso i tutti è lo squalo kitefin, Dalatias licha, una bestiola di un metro e ottanta che sembra essere il più grande vertebrato luminoso. Ah, ecco, ci sono anche altri vertebrati luminosi dopo Odisseo e quelli che bevono latte di cocco al cesio, Atollo di Bikini DOCG.

Mentre gli scienziati si interrogano su come e perché certi squali abbiano deciso di illuminarsi, a me viene in mente lo zio della mia tenera miciottola. È, ovviamente, uno scrittore pazzo. Si chiama Marco Benedet e vive tre vite in parallelo: una sott’acqua, una a curare cani e gatti, l’altra a scrivere racconti e romanzi strani. Gli piace un casino il genere weird, anche se difficilmente lo ammetterà, quel genere a metà tra horror e comicità artatamente involontaria. Una specie di Ammaniti versione subacquea, ma non diteglielo. Tempo fa mi chiese un parere (subdola richiesta di editing) su un suo libro: Lo Squalo Luce Zeta. Trattavasi, ebbene sì, della comparsa di uno misterioso squalo luminoso, e questo almeno due anni prima che ne trovassero in Nuova Zelanda. Lo chiamo a Sharm el Sheikh, dove è attualmente ubicato.



- Ciao Marco, hai letto? Hanno trovato squali luminosi! Come facevi a saperlo? Io t’avevo dato subito del pazzo.

Ciao Claudio, ho saputo e non sono meravigliato. Mi piace pensare, fuori dagli schemi, con un approccio che apre alle intuizioni. Un paio d'anni fa, quando pubblicai "Lo squalo luce Z" non sapevo dell'esistenza degli squali luminosi, ma non era difficile intuire che prima o poi sarebbe uscito fuori qualche cosa del genere. Anche se per altri versi, per niente naturali come nel mio caso: se tu nel mare ci butti delle schifezze il mare per un po' sopporta, ma giunto oltre il limite reagisce e se non è Nettuno in persona magari è un suo scagnozzo, o magari la creatura più affascinante degli oceani diventa luminosa. Quando ho scritto "Lo squalo luce Z" ho pensato che quel limite fosse vicino e mi sono solo chiesto come avrebbe reagito il mare. Questa è la base del mio romanzo. Aggrediamo e inondiamo di schifezze un mondo che non conosciamo, visto che solo nel 2021 scopriamo pesci di cui ignoravamo, se non l'esistenza, la biologia.
Spero che il mio romanzo resti comunque un romanzo di fantasia in stile weird come ti è piaciuto definirlo, ma la realtà è davvero preoccupante.


- Mi ricordo che del tuo libro m’era piaciuto l’approccio scientifico, oltre al plot. Stava per nascere una collaborazione, basata sulla tua conoscenza dei virus, meglio della mia, su una possibile pandemia. Strano, vero? Oppure è normale?

I miei scritti partono da una base scientifica. A me con il lettore piace instaurare un rapporto di credibilità anche nei racconti di fantasia, se non di fantascienza.
Come (anche) veterinario i miei approfondimenti scientifici non si fermano mai.
La storia sugli agenti infettanti che sarebbero mutati... meglio che non l'abbiamo scritta, ci avrebbero dato degli iettatori. Io direi che è questione di ragionamenti più che ti intuizioni: gli allevamenti intensivi, molti praticamente senza controlli sanitari, uniti allo scellerato uso delle risorse ambientali possono solo esitare in pandemie per via dei salti di specie da parte di agenti infettivi. Non è difficile prevedere queste cose, solo che molti preferiscono non vederle.


- Nuova Zelanda: vorresti andare laggiù a conoscerlo? Sta un po’ fondo, però.


Non c'è luogo al mondo e, visti gli ultimi sviluppi delle attività di Elon Musk, fuori dal mondo che non visiterei, ho fatto una traversata atlantica in barca a vela da cui ho tratto il testo del mio libro "Diario di bordo di una traversata atlantica" anche se di vela ne sapevo zero.
Per la profondità invece ho dei limiti, quelli biologici. Ho ripetuto troppe volte ai miei allievi quali sono quei limiti... Fermiamici qui che questa è una lunga storia che tu conosci bene.


- Ma secondo te, perché il mare ci da sempre le sorprese più gustose? È pazzo anche lui?

Il mare di per sé è una sorpresa non come tale, ma perché noi cerchiamo (invano) di trovargli dei limiti che evidentemente non ha e quando scopriamo questi "sconfinamenti" li dichiariamo sorprese. Quante volte il mare ha sconfessato e infranto (nostri) preconcetti? Alcuni scienziati pensavano che la vita avesse dei limiti ben definiti prima di scoprire le fumarole in fondo agli oceani. Oggi alcuni pensano che le risorse del mare siano infinite e che il mare sia così profondo da inghiottire tutto senza conseguenze.
Il pazzo non è il mare.


- Hai mai preso degli allucinogeni?

Non ho fatto esperienze del genere, e qui in Egitto, anche se volessi, al massimo posso ricorrere alla birra Stella, quella delle copertine di alcuni tuoi romanzi.
Quando però, come mi è capitato, ho scoperto la presenza di alcuni esserini dove mai erano stati avvistati l'adrenalina m'è rotolata nelle vene al pari (credo) di quando si assumono molecole fantasiose.


- Dove troviamo il tuo libro?

Il mio ultimissimo romanzo è in dirittura d'arrivo e per me è di un genere inedito. Fantascienza. Come mio stile, leggendolo neanche ci si renderà conto di essere in un ambiente futuribile. Tutto pare credibile, anche l'arrivo di strani alieni che dopo aver parcheggiato le loro gigantesche navicelle spaziali in orbita iniziano una trattativa con Thor il delegato dell'ONU incaricato di affrontare e risolvere questa nuova incombenza spaziale...


- Parlavo di Lo squalo luce Zeta... dove lo troviamo Luce Zeta?

Su Amazon...
https://www.amazon.it/dp/6050425124 carta

https://www.amazon.it/dp/B07X9NTLG2 digitale


- Hai alte previsioni in saccoccia?

Uuh certo. Purtroppo, come hai detto tu, a quanto pare mi sono dato al genere weird e quindi le mie previsioni non possono essere che grigie.
Oltre alle previsioni però ho una certezza: ogni evoluzione non è dovuta al fato, le condizioni del mare come la qualità delle nostre vite sono tutte conseguenza delle nostre azioni. Tutte. Noi dobbiamo solo decidere, perché gli esiti, le reazioni, non sono così difficili da prevedere.


- Pensi ci sia uno zampino alieno nello squalo luminoso?

Facciamo due calcoli: all'incirca due anni fa avevo previsto gli squali luminosi, anche se per altri motivi, e poi... da alcuni mesi sto lavorando sul romanzo in cui considero l'arrivo degli alieni "La trattativa.
Ma io non so nulla come non so cosa potrebbero fare quelli lì. Colorare degli squali? Bah, potrebbero. Come potrebbero anche diventare presidenti degli USA. O è già successo?


2018 © claudio di manao 
- vietata la riproduzione anche parziale dei contenuti senza il consenso dell'autore -

5 feb 2021

il club dei 100


"...mentre nei remoti altipiani andini si combatteva una guerra contro la coltivazione di un paio di piante, sopra e sotto il livello del mare le didattiche subacquee internazionali combattevano l’uso ricreativo del gas più abbondante nell’atmosfera: l’azoto.

Il GAV aveva da poco smesso di essere uno strumento del demonio, il Nitrox non aveva ancora fatto il salto di specie dal subacqueo tecnico al ricreativo, e sulla narcosi circolavano fantasiose teorie.
 
La vicinanza del deserto, grande ispiratore dell’umanità, favorì a Sharm el Sheikh, Egitto, la fioritura di un nutrito gruppo di filosofi. E la nascita di un famigerato Club, la cui storia val la pena raccontare..."

leggi tutto su AlertDiver