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26 mar 2021

Gli strabilianti superpoteri delle lumachine solari

 


La differenza tra piante e animali sembra abbastanza chiara a chiunque, ma se c’è un luogo dove un piccolo invertebrato più comportarsi come una pianta, assumendone l'aspetto e le strategie metaboliche, questo luogo è il mare. E se c'è qualcuno in grado di farlo, beh... chi è più fantasioso, imprevedibile,  strabiliante delle lumachine di mare e dei parenti stretti: i nudibranchi?

L'Elysia chloritica è un sacoglosso, quindi una lumachina, in grado di sopravvivere anche mesi senza nutrirsi. Ci riesce utilizzando una caratteristica delle piante: sfrutta l’energia solare. A guardarla sembra proprio in crisi d’identità: assomiglia a una verdissima foglia.

Nella simbiosi, in cui forme di vita differenti cooperano per il mutuo benessere, gli organismi restano separati. Quello che invece accade nella nostra Elysia è qualcosa di abbastanza surreale: una sorta di fusione. Si chiama endosimbiosi e avviene all’interno di quei mattoncini che compongono un organismo: le sue cellule.

Per avere una idea più precisa delle differenze bisogna ricorrere all’esempio dei coralli. Tra i polipi del corallo e le alghe simbionti c'è un reciproco scambio: le alghe, tramite fotosintesi, forniscono zuccheri ai polipi all'interno della colonia corallina, in cambio le alghe ottengono azoto dalle deiezioni dei polipi. Ma fin qui gli organismi, uno animali e l'altro vegetale, restano separati, non si fondono. Nell'Elysia chloritica, invece, succede qualcosa che pensavamo possibile solo nei supereroi della Marvel.

La nostra supereroina si nutre di alghe ma non si ferma alla loro digestione. La sua evoluzione le permette di immagazzinare nelle proprie cellule i diretti responsabili della fotosintesi: i cloroplasti, organuli presenti nelle cellule delle alghe. Secondo gli scienziati un’assimilazione del genere dovrebbe innescare una difesa immunitaria, come accade per esempio con i virus, i parassiti e i batteri. Allergologi e immunologi si domandano perché queste lumachine abbiano deciso di non scatenare reazioni di difesa. L’invasione consensuale è regolata da geni preposti e lo studio di questi geni aiuterebbe la medicina nella progettazione di nuovi farmaci. Ma non solo. 

I ricercatori della Rutgers University hanno usato il sequenziamento dell’RNA per tracciarne il ciclo digestivo, un’operazione che consente di capire cosa viene assimilato, e come, da un organismo. La Elysia chlorotica è capace di proteggere i cloroplasti dai processi digestivi attivando dei geni specifici. Dopo aver prelevato i cloroplasti può smettere di nutrirsi e sopravvive grazie alla fotosintesi per un periodo che va dai 6 ai 10 mesi. In sostanza: continua a vivere grazie ai pannelli solari al proprio corpo. 

Fino a ieri si sapeva che  per attivare organuli fotosintetici come i cloroplasti c’era bisogno della pianta o dell’alga intera, ma la Elysia chlorotica ci dimostra che esiste una valida alternativa.Riuscire a capire come faccia a conservare i plastidi senza la pianta aprirebbe prospettive interessanti sulla produzione di energia solare su base biologica. 

La Elysia chlorotica vive nell’Oceano Atlantico nord-occidentale su fondali algosi soggetti alla marea. Gli adulti sono diventano di colore verde brillante proprio a causa della presenza di cloroplasti. Poiché la lumaca non ha un guscio protettivo utilizza il colore verde e la forma per mimetizzarsi e difendersi dai predatori, aumentando così le possibilità di sopravvivenza. 

Purtroppo la popolazione di queste piccole creature di pochi centimetri sta lentamente declinando. Non se ne conoscono i  motivi precisi, ma tra emergenza climatica e variazione della composizione chimica dei fondali marini c’è un bel plafond di concause ben note da cui attingere. I mali del mare sono sempre gli stessi, li conosciamo bene: acidificazione dovuta all’eccesso di CO2, fertilizzanti, riscaldamento globale, e cementificazione delle coste. Solo la pesca eccessiva sembrerebbe non influenzare la nostra Elysia..

A presto per altre stranezze dall'incredibile, pirotecnico, psichedelico mondo marino!


12 mar 2018

Effetto Sylvia Earle all'EUDI


Se c’è qualcuno sul pianeta che ha a cuore il mare, sono i subacquei. Gli scubadiver intendo, quelli con le bombole.Vivere del mare senza prendere nulla, se non emozioni e fotografie, è il fulcro della Blue Economy.

All’EUDI 2018 s’è sentito l’effetto Sylvia Earle.  Mai come quest’anno si è visto tanto impegno per l’ambiente marino. Nella scorsa edizione l’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee invitò a Bologna dagli Stati Uniti Sylvia Earle per consegnarle il Tridente d’Oro, e il suo ‘speach’ ancora me lo ricordo, quasi a memoria tanto era semplice ma potente.

Quest’anno ambiente marino e citizen science hanno avuto molto più spazio. Chasing Coral, un film paragonabile a ‘Una scomoda verità’, è stato proiettato ogni giorno, sono stati sul palco a ripetizione progetti come Clean Sea Life, Manta Trust, Reef Check, Green Bubbles, e SeaSentinel 

Ma il ruolo determinate l’ha assunto, secondo me, la PADI. Durante il Members Forum si è parlato più a lungo di Project AWARE, conservazione marina e citizen scienze che della nuova piattaforma interattiva per membri e iscritti.

“Eravamo i primi nel pianeta, ora vogliamo essere i primi per il pianeta” ha detto Fabio Figurella. 
Una posizione che non lascia dubbi sulla strada imboccata già da tempo col Project AWARE e ora sposata come vera e propria ‘mission’. Non che le alte didattiche siano meno sensibili al problema, ma una posizione così forte presa dalla più grande didattica del mondo è determinate. È destinata a generare una cascata trofica.

Il discorso più toccante l’ho ascoltato proprio al PADI Memebers Forum. L’ha fatto il professore di un liceo. I suoi ragazzi avevano partecipato al progetto ‘Sea Sentinels’, del Marine Science Group dell’Università di Bologna, e sono stati premiati per il numero dei dati raccolti. Il professore parlava dell’emozione che si prova quando si va in mare con i ragazzi, e di quanto un progetto di citizen science ti coinvolge. Parlava con quello stupendo accento emilano, dell'emozione e del divertimento e della gioia di poter fare qualcosa per il futuro.








30 gen 2018

il protagonista misterioso degli abissi


Fuori è una bella giornata, il cielo è limpido ma nella sala conferenze del museo almeno un centinaio di persone hanno scelto di assistere a uno spettacolo insolito: quello degli scienziati che ci spiegano la strana sostanza dei loro lavori.

Rudolf Stockar è il responsabile degli scavi di Monte San Giorgio, una delle miniere di fossili marini più importanti al mondo. I suoi tesori sono disposti su cinque strati depositatisi nel Triassico medio nell’arco di circa dieci milioni di anni. Le immagini al microscopio ci mostrano che i sedimenti sono stati cementati tra loro e intorno ai fossili da una strana colla. Una bio-colla, per l’esattezza. L’hanno creata i batteri.

Siamo nel mondo de ‘Il quinto giorno’ capolavoro di Frank Schätzing, dove l’umanità intera scopre che gli abissi sono dominati da esseri monocellulari, quali sono i batteri. Sono loro i protagonisti misteriosi e innominabili di ‘Abissi’, il leitmotiv  fortemente voluto da Beatrice Jann, biologa marina, ricercatrice, per questa edizionedi Mondi Sommersi. Un tema che, se rivelato all’inizio avrebbe forse spaventato o destato scarso interesse nel pubblico ‘meno scienziato’. Un inganno ben riuscito, perché d’abissi s’è parlato. Ma anche di esplorazioni spaziali, fossili, laghi alpini. 

Tomaso Bontognali, lavora per Exo-Mars 2020. L’animazione della sonda che raggiungerà Marte nel 2021 scorre sullo schermo. L’attrezzo dopo nove mesi di viaggio perforerà la superficie del pianeta rosso con una specie di trapano alla ricerca di tracce di vita batterica. Esaminerà la superficie marziana da 70 a 200 cm di profondità, dove le radiazioni e i gas tossici forse hanno lasciato intatto il ricordo di una vita sul pianeta. Cercherà fossili microbici, biomarcatori e sedimenti tipici del microbial mat, il tappeto microbiale che si trova, sul pianeta Terra, soprattutto negli stromatoliti.



Stefano Bernasconi, professore di Biogeochimica al politecnico di Zurigo, per qualche verso (non me ne voglia, parlo di uno dei miei scrittori cult) mi ricorda fisicamente Douglas Adams. Ha lo stesso piglio ironico all’inglese e ci mostra mondi fantastici. Visitare gli abissi oceanici è come visitare pianeti di altre galassie. Ci presenta il mitico Alvin, batiscafo per la ricerca, e ci spiega un po’ come si vive a bordo sia di Alvin che delle navi da ricerca, dei vari ‘battesimi’ celebrati a suon di secchiate d’acqua e avanzi di cucina da lanciare sull’iniziato dopo il primo viaggio negli abissi. Ma soprattutto ci presenta le fumarole, questi veri  e propri crogioli di vita allineati al limite delle placche continentali. E della vita stessa. Lì intorno l’acqua può raggiungere facilmente i 400° centigradi ma non evapora per effetto dell’immensa pressione. In mondo buio, bollente e con una pressione che schiaccerebbe un sottomarino nucleare classe Typhoon come una lattina di birra, vermi e batteri si aggrappano alle fumarole metabolizzando alimenti inorganici e traendo energia non dall’ossigeno o dalla luce, ma dal calore.



Un mondo alieno. Ma anche molto instabile; temperature e elementi chimici creano continuamente nuovi composti, e le fumarole si accendono e si spengono secondo il capriccio delle placche continentali. Ma in quel mondo alieno c’è chi ha visto un guadagno, dallo sfruttamento del calore a quello dei minerali.
Siamo di nuovo nel mondo de ‘Il quinto giorno’, dove la manipolazione degli idrati di metano negli abissi crea una catena di eventi oltre la portata dell’essere umano, e dove i batteri (come in Mondi Sommersi 2018) sono i protagonisti. Vogliono estrarre minerali e petrolio dal fondo del mare e c’è chi cerca di proteggerlo, ma operare una nave per la ricerca scientifica come Joides Resolution costa 150.000 dollari al giorno. Sto per far partire la solita polemica sui fondi alla ricerca. Mi fermo. L’avventura di Caslano è stata altra roba. Ho scoperto cose emozionanti. Prima di Mondi Sommersi 2018 ero rimasto alla circolazione termoalina, cioè la circolazione delle correnti oceaniche che generano un ricambio totale ogni 500 anni. (Illuminate il film di Bortoli, Boyer, Jop: The Trip: Il Viaggio)



A Caslano scopro che c’è un’altra circolazione: quella delle fumarole. Si stima che in 10 milioni di anni le fumarole abissali riciclino tutta l’acqua degli oceani. Si parla dell’instabilità, prerogativa dell’evoluzione e della vita stessa. Rivelazioni del genere mi emozionano profondamente, mi sento come al cospetto di una Pietà di Michelangelo. Tra un intervento e l’altro le immagini subacquee di Franca e Mauro Bernasconi sfilano ipnotiche, con musica e voce fuori campo, di una bellezza indicibile.


Cristiana Barzaghi è un biologa e animatrice. Ha costruito una rana pescatrice. L’ha fatta trafficando a lungo su un casco da motociclista, apponendo denti, pinne, occhi e una specie di abatjour che pende come esca luminosa. L’ha fatto per i più piccoli, per coinvolgerli in quello spettacolo a volte pauroso che è il mondo degli abissi.
Mauro Tonolla, Samule Roman e Cristina Fragoso-Corti ci mostrano delle ampolle colorate. Contengono i batteri del lago Cadagno, dove un paio di volte sono andato in mountain-bike. Avevo esplorato il caseificio dove fanno il Piora, un formaggio da venerare, ma non m’ero mai immerso lì. Scopro che ogni strato di quel lago dalle condizioni estreme ha un colore determinato dai batteri che lo abitano. I batteri vanno in scena su un tavolo, rinchiusi in ampolle rosa, magenta, verde e petrolio, oppure nei vetrini sotto il microscopio. Il buffet offerto dal Museo per chi si attarda fino all’ultima presentazione è una pausa tra un tempo e l’altro dello show. Sembra di stare a teatro, con gli scienziati che si esibiscono dal vivo su un unico tema.

La natura è l’opera più grande. Non c’è bisogno di cercare un artefice, è lì chiunque l’abbia fatta. Esserne testimoni e interpreti è il nostro privilegio di esseri senzienti. A Caslano abbiamo celebrato i batteri, la forma di vita predominante sul nostro pianeta e chissà, forse altrove. Bisogna farcene una ragione. Speriamo solo di non farli incazzare, come ne ‘Il quinto giorno’.


Titoli di coda

Relatori/animatori
Cristiana Barzaghi, Rudolf Stockar, Stefano Bernasconi, Tomaso Bontognali, 
Mauro Tonolla, Samuele Roman, Cristina Fragoso-Corti.
Organizzazione
Beatrice Jann, Maurizio Valente (Museo della Pesca), Franca e Mauro Bernasconi, 
Cristiana Barzaghi, Claudio Di Manao

Per saperne di più

Post in licenza Creative Commons, disponibile a chiunque voglia pubblicarlo. Un’unica cortesia: citate la fonte, autore e link al blog. Grazie.





27 gen 2017

domani, 28 gennaio


Giornata dedicata a due mondi sotto la superficie: mare e lago. Sarà un'occasione per incontrare subacquei e appassionati uniti dall'interesse per i temi ambientali, marini e lacustri, con immagini mozzafiato e interventi di ricercatori e volontari.

Verso sera presenterò il mio nuovo libro.

a presto

https://info-mondisommersi.blogspot.ch/

15 set 2016

IUCN : la scala del riscaldamento degli oceani è sconcertante

"La scala del riscaldamento degli oceani è davvero sconcertante con dei numeri così grandi che sono difficili da comprendere per la maggior parte delle persone."


Apre così lo studio presentato pochi gorni fa dalla IUCN, International Union for Conservation of Nature.
Uragani sempre più devastanti e sempre più a nord, lo scioglimento dei ghiacci e il conseguente innalzamento dei mari, migliaia di chilometri di preziose barriere coralline ridotte a fantasmi di loro stesse, sono solo gli effetti più visibili (e vistosi) del riscaldamanto degli oceani. Pochi conoscono però le altre conseguenze del riscaldamento. Oggi i vibrioni del colera  possono sopravvivere in Alaska e nel Baltico, e sono un centinaio le alghe tossiche per l'uomo (come la ciguatera) che stanno proliferando in modo esplosivo.
A quanto pare è stato il mare, più dell'atmosfera, ad assorbire  gli effetti del riscaldamento globale. Fino al 93%.

"Il riscaldamento degli oceani potrebbe rivelarsi la più grande sfida in agguato per la nostra generazione."

Nel 1956 il meteorologo Carl-Gustav Rossby ipotizzava che grandi quantità di calore sarebbero state sepolte negli oceani. E avvertì:

"Le manomissioni sono pericolose. La natura può essere vendicativa. Dovremmo avere un grande rispetto per il pianeta su cui viviamo."

Lo studio si può scaricare in .PDF senza costi nè bisogno di iscrizioni direttamente dal sito IUCN ed è disponibile in Inglese, Francese, Spagnolo

4 apr 2016

cozze, marketing e piattaforme: una storia italiana


Tutto cominciò quando in Adriatico, in piena era delle trivellazioni, si scoprì che la parte immersa delle piattaforme offriva un ambiente perfetto a quella prelibatezza nazional popolare che, a seconda della ‘vostra’ provenienza e non della ‘loro’, viene chiamata cozze, mitili, muscoli o peòci. C’è qualcosa di meglio di un traliccio a mezzacqua per dare una casa accogliente a questi gustosi bivalvi? Era il 2014 e qualche folletto del marketing ebbe una grandiosa intuizione, vide la possibilità di rilanciare mediaticamente l’improbabile simbiosi tra pozzi petroliferi, cozze e raccoglitori di cozze. Una interazione dove corpi estranei, come le piattaforme dell’Eni, e gli scozzonatori cooperativi avrebbero portato valore aggiunto (grande parola chiave dell'era 2.0) alla ‘missione aziendale’ di ‘sostenibilità.’ Purtroppo i folletti, generatori di tempeste di parole chiave, non sapevano con chi avevano a che fare. La cozza.

Godetevi l'intero articolo su ImperialBulldog
 >>>
http://www.imperialbulldog.com/2016/03/17/cozze-di-piattaforma-pesantissime/#attachment wp-att-15797/0/

10 feb 2016

come farsi mordere dalle creature marine



Cari amici subacquei, ma anche poveri snorkelisti, in questa prima parte, come potete intuire già dal titolo, affronteremo un argomento a voi caro: come farsi ferire dagli animali acquatici coi denti; di quelli con aculei e nematocisti parleremo in seguito. Fare semplicemente un bagno, una nuotata o un’immersione difficilmente, potrà aiutarvi a a raggiungere il vostro scopo. Esamineremo qui e a fondo le tecniche e le condizioni che possono portarvi alla realizzazione del vostro sogno.
   A detta di (quasi) tutti i biologi marini e della maggior parte degli operatori del settore il sistema migliore per farsi mordere da un animale acquatico è quello di infastidirlo, maneggiarlo senza il suo consenso. O anche col suo consenso. Segue a ruota il tentativo di dargli da mangiare, il famosissimo feeding! Cosa può succedere se cercate di; acciuffare, manipolare o palpeggiare un cane o un gatto randagi che incontrate per strada? Potreste essere morsicati. Nella maggior parte dei casi questi teneri animaletti se infastiditi mordono, quindi siate fiduciosi: anche l’animale acquatico si comporterà allo stesso modo.



Parola chiave, interagire!
   Chiunque avvicinandosi alla vita acquatica con l'intento di interagire timidamente con l'animale, lo fa cercando di rimediare un piccolo morso. Lo fanno con un approccio gentile, fatto di sguardi, carezze, rispetto, cercando l’approvazione dell’animale. State tranquilli che prima o poi verranno morsi anche loro. Infatti il motivo principe che spinge l’animale a mordere è la paura; se spaventato morde anche il barboncino della zia Tilli. La buona notizia è che la maggior parte degli esseri acquatici sono molto più cacasotto di quelli terrestri che conosciamo noi, quindi sono portati a mordere più spesso! Vivono nel terrore. Vivono in una specie di foresta, di savana a tre dimensioni, dove se giri l’angolo sbagliato, o ti porti alla quota sbagliata (ma anche se ti fai i cazzi tuoi immobile facendo finta di essere un corallo) ti mangiano. Arrivano da tutte le parti: da sopra, da sotto, davanti e di dietro. Peggio di New York precipitata nell’apocalisse zombie, o nella casa piena di ragni mortali di ‘Aracnofobia’; tanto per dare l'idea di quanto sono spaventati gli animali acquatici. Quindi le chances di farsi mordere anche con un approccio gentile sono all'altezza delle aspettative. Se messa alle strette anche nonna tartaruga è in grado di regalarvi un gran bel morso.


La murena è l'ideale per farsi addentare dopo un approccio cortese ed un sacco di convenevoli. Puntate decisi sulla specie Gymonotorax javanicus la più grande di tutte. Cliccate sul link e informatevi bene: questa murena ha - come le altre sue parenti - denti a sciabola e soprattutto mascelle potenti. Non molla la presa dopo averla stretta tra le fauci proprio per la conformazione della sua dentatura, e rappresenta il massimo della sfida: il suo aspetto ostile di serpente brutto e cattivone e la sua aria apparentemente aggressiva la rendono un perfetto animale da divemaster alfa palpeggiatore/manipolatore. Come pesce ideale per farsi mordere la murena può portare infezioni ed il suo morso, peraltro dolorosissimo, può risolversi in una magnifica amputazione, come nello splendido filmato qui sotto.


Un altro animale interessante è senz’altro il pesce balestra titano. Nel periodo in cui depone le uova, normalmente d’estate, diventa veramente un cafone. Non sente ragioni: se entri nel cono rovesciato il cui apice parte dal nido (sì, fa il nido con le uova come gli uccelli) e si allarga verso la superficie, ti attacca. Ne conosco uno a Woodhouse Reef, che ti attacca anche quando non sei nel suo cono, ma sei semplicemente in giro. In teoria dovrebbe mollarti quando non costituisci più una minaccia per quelle quattro uova contenenti altrettanti pesciolini brutti come lui, ma non lo fa: quello ti insegue fino a Jackson Reef. Quindi bazzicare il nido di un pesce balestra può essere un buon sistema. Il morso del balestra titano è rognosissimo. La piccola bocca non facilita l’inflizione di un danno esteso, ma è sufficiente a strappare campioni di capelli e cuoio capelluto, recidere tendini, etc. Segnatevi anche questa: verso nord, dopo il canyon, sul plateau a circa tredici metri! Garanzia di successo entro i tre metri dal cono. Auguri.




Un altro ceffo con pessime attitudini territoriali è lo squalo grigio, Carcharhinus amblyrinchos Se entrate nel suo territorio durante la stagione degli amori vi mostrerà tutto il suo dissenso, vi caricherà con le pettorali abbassate e facendo segno di no con la testa, ma difficilmente vi morderà, anche perché dopo il terzo assalto sarete sicuramente fuori dall’acqua. Non contateci troppo. Al fine di rimediare morsi importanti è più redditizio infastidire carcariniformi più grossi.
   Squali nutrice e cuccioli di pinna bianca di scogliera sono, al contrario, animali molto timidi, schivi, pigri e poco inclini alla lotta. Per smuoverli un po’ dal torpore e spronarli a mordere un buon metodo è quello di afferrare i cuccioli per la pinna pettorale e la caudale insieme. Normalmente questo si fa per mostrare al pubblico in visibilio quanto è figo il divemaster alfa. Sia pinna bianca di scogliera che nutrice possono infliggere morsi dolorosi. 

    Ma se siete alla ricerca del morso indimenticabile
    un animale col quale potete andare sul sicuro,  è il longimanus, sì: lo squalo pinna bianca oceanico. Il Carcharhinus longimanus è l'ideale per farvi infliggere ferite molto gravi mentre state assumendo un atteggiamento amichevole. Il longimanus è curioso, territoriale, infido prepotente. Non è molto grande, ma per agilità, sfrontatezza ed aggressività può essere tranquillamente associato a una pantera nera (che poi sarebbe un leopardo, ma l’inconscio collettivo s’allarma di più con la pantera nera) un animale, dicevamo, sfrontato e particolarmente mordace. Infastidire, carezzare e fare micio-micio con un longimanus dà la certezza di un morso da codice rosso. Se c’è uno squalo che ha fatto un bel numero di morti e feriti, tra naufraghi, sub e snorkelisti (anche senza motivo apparente) è proprio lui.


    E come rinunciare al morso di un magnifico squalo toro, dopo una corrida subacquea? il Carcharhinus leucas è un soggetto eccezionale, da coccolare o disturbare per un attacco memorabile: secondo in classifica solo al longimanus. Insomma, il bianco in confronto a questi due è un agnellino.




Immagino che qualcuno di voi voglia iniziare a farsi mordere, carezzando o infastidendo, specie più piccole e meno dannose. Questa scelta potrebbe apparire propedeutica, ma in realtà è solo poco coraggiosa: se l’obiettivo è un vero morso, un pesce sergente o una murenina bianca non conducono risultati rilevanti, né arricchiscono il bagaglio tecnico. L'atteggiamento intellettualmente onesto da tenere è quello di puntare direttamente al morso doloroso, sanguinolento, pericoloso per la vita stessa, un atto possibilmente compiuto mentre si sta dimostrando la propria superiorità sul pesce. Va da sé che l’allenamento con specie piccole e non letali è superfluo, come sanno tutti, ma proprio tutti i divemaster alfa. Non è solo manifestando grande carisma sul selvatico che ci poniamo sul piedistallo della specie eletta e dominatrice del globo terracqueo!

L'aspetto eroico e che restituisce la giusta dignità etica e carismatica all'Uomo insignito da Dio come dominatore del pianeta, e qui rappresentaato a pieno titolo nel divemaster alfa, è il feeding Per quanto possa sembrare immeritato, l’essere addentati mentre si dà da mangiare agli animali pericolosi, lo ribadiamo qui, ha una valenza eroica e rappresenta la summa delle doti del divemaster alfa. Mentre nella manipolazione e nell’infastidimento volontario (fisico o territoriale) del soggetto marino ci si può anche aspettare una reazione di non gradimento, nel feeding no. Nel feeding ci si aspetta gratitudine, fusa e lealtà. Per vostra grande fortuna, ma anche per la gioia di coloro che s’immergeranno dopo di voi nelle stesse acque (siano essi sub o poveri snorkelisti) le cose non andranno così. Secondo le statistiche i padroni morsi dal cane mentre gli porgono un biscotto non sono pochi, e quelli che non sono i padroni del cane sono ancora meno pochi, cioè molti di più, rispetto a di quelli di prima. Bene: chi non è mai stato morso da un cane, anche debolmente, mentre gli passava un biscotto? Il morso di uno squalo, per vostra sorte, è indimenticabile. I suoi denti sono fatti per penetrare la carne come dei bisturi ed il suo riflesso condizionato gli impone di scuotere la testa, anzi: il corpo intero mentre morde. Questo insieme di fattori comporta un’entusiasmante perdita di tessuti con sbuffi di verdissimo sangue. No, lo squalo non è velenoso: è il vostro sangue che sott’acqua diventa verde. Ma il danno non finisce qua: col feeding potete tramandare la possibilità di essere morsi anche agli altri, quelli che verranno dopo di voi. Nel dar da mangiare agli squali li abituerete alla presenza di umani. Come avevamo detto all’inizio, le specie marine sono ovviamente molto cacasotto. Le specie come gli squali lo sono un pochino meno, ma lo sono anch’esse. L’idea geniale nel feeding è quella  una specie pericolosa a vincere la timidezza. A dar da mangiare agli squali il morso da ospedale è garantito! A meno che non indossiate una shark-suite, facendo cadere lo scopo del vostro viaggio, dei vostri tentativi.
   L'esempio da imitare e il cubano a mani nude. Godetevi, con una punta di sana invidia, il successo ottenuto dal divemaster qui sotto.



E' giusto sapere che anche le cernie di Lavezzi e di Ribbon Reef ogni tanto mordono, ma non è un morso degno di un codice giallo.
Nello shark feeding c’è una valenza eroica, ma se il feeding riguarda specie innocue come i pesci sergenti, lo scopo dell’azione viene a mancare: dai pesci sergenti non otterrete mai lesioni serie, solo pizzicotti. Comunque non disperate: nel dar da mangiare a piccole specie c’è sempre la possibilità che un grande barracuda o un squalo facciano confusione tra il vostro dito, il formaggio spray ed i pescetti che si agitano intorno a voi. Questo rischio c’è sempre e può valere una fantastica amputazione. E’ tuttavia un metodo poco diretto e poco sicuro: normalmente chi lo utilizza è inconsapevole dei rischi.

A metà strada tra il morso da specie marina procurato volontariamente o involontariamente, c’è la pesca in apnea. Girare con pesci che vibrano o pesci sanguinolenti intorno può indurre le specie più territoriali di tutte, tipo i predatori che son quelli che dicono che ogni ferito o malfermo è roba loro, a ritenervi dei rivali: “Chi mezzeca è questo qua che caccia nella mia riserva personale, eh?”Anche lì potreste ricavare dei morsi indimenticabili da specie come lo squalo bianco, lo squalo tigre e altri grandi coatti del mare.

Fare surf vestiti da foca è un altro espediente molto creativo e degno d’approfondimento, ma sicuramente esula il nostro campo. Il nostro campo è la subacquea! Restiamo sott’acqua: nella prossima puntata affronteremo le nostre capacità di farci pungere o ustionare, anche a morte, da altre specie marine!


http://claudiodimanao-fishbowlhead.blogspot.ch/2016/02/come-farvi-pungere-e-far-parlare-i.html



29 mag 2015

Alfred Russel Wallace: chi era costui?


In molti casi per uno scienziato la ricerca è come un libro per lo scrittore; lo scrittore è il medium. Il libro è l'artefice, si scrive da sé, come in una rivelazione profetica. leggi tutto  >

16 set 2014

il whale watching va regolamentato


L'eccessiva presenza di imbarcazioni causa spesso collisioni con queste creature del mare

GLASGOW - Sarebbe un destino beffardo quello dei cetacei, tra le creature marine più amate dal grande pubblico, se proprio il whale-watching, una delle forme di turismo maggiormente rispettose dell'ambiente, contribuisse definitivamente alla loro estinzione. Eppure nell'agosto scorso, scienziati dell'International Marine Conservation Congress (IMCC) a Glasgow (GB), hanno dimostrato che quelle escursioni in barca per osservare le balene, oltre a provocare collisioni con i cetacei, influenzano pericolosamente le loro abitudini. Da 4 milioni '90/91, nel 2008 (ultimi dati completi) gli appassionati di whale-watching sono saliti a 13 milioni, per un giro d'affari stimato sui 2,1 miliardi di dollari americani...
di claudio di manao